Roma, 1 dicembre – In crescita l’incidenza totale delle infezioni respiratorie acute nella settimana dal 16 al 23 novembre, che ha segnato 8,96 casi per 1.000 assistiti, contro i 7,91 del bollettino precedente, con circa 503mila nuovi casi che portano a un totale di di circa 2 milioni e 690mila casi dall’inizio della sorveglianza.
Sono i numeri dell’ultimo rapporto della sorveglianza RespiVirNet, pubblicato venerdì scorso, 28 novembre. Dove si legge anche che l’incidenza più elevata si osserva nella fascia di età 0-4 anni, con circa 29 casi per 1.000 assistiti. L’intensità è bassa o al livello basale per tutte le Regioni tranne la Sardegna, dove è media. Il report, come è ormai d’uso, ricorda che il cambiamento nella definizione di caso da Ili ad Ari rende difficile confrontare l’incidenza settimanale con quella delle stagioni precedenti, così come con le soglie di intensità, calcolate sulla base dei dati relativi alle sindromi simil-influenzali delle ultime stagioni.
Durante la settimana sono stati segnalati, attraverso il portale RespiVirNet, 1.706 campioni clinici ricevuti dai diversi laboratori afferenti alla rete RespiVirNet. Dalle analisi effettuate, 214 (pari al 12,5%) sono risultati positivi al virus influenzale. Nell’ambito dei suddetti campioni analizzati, 73 (4,3%) sono risultati positivi per Sars CoV 2, 22 per Rsv e i rimanenti sono risultati positivi per altri virus respiratori: 232 (13,6%) rhinovirus, 74 (4,3%) adenovirus, 39 (2,3%) virus parainfluenzali, 28 coronavirus umani diversi da Sars CoV 2, 13 bocavirus e 1metapneumovirus.
Per quanto riguarda la caratterizzazione dei virus influenzali, nella comunità la percentuale di virus A(H3N2) continua a essere più elevata rispetto ai virus A(H1N1)pdm09. Mentre, nel flusso ospedaliero la percentuale di virus A(H1N1)pdm09 e A(H3N2) rimane simile sebbene la proporzione degli H3N2 sia in aumento.
A oggi non è stato segnalato nessun campione positivo per influenza di tipo A “non sottotipizzabile” come influenza stagionale, che potrebbe essere indicativo della circolazione di ceppi aviari.
Il report ricorda ancora che la definizione di caso a partire da quest’anno è cambiata: non vengono più sorvegliate le sindromi simil-influenzali (Ili), ma le infezioni respiratorie acute (Ari), definizione clinica che, oltre a essere omogenea a quella adottata in Europa dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) permette di monitorare più accuratamente i virus respiratori diversi dall’influenza. Da quest’anno la sorveglianza prende quindi in considerazione le Ari e non le Ili, una definizione più ampia: le Ili prevedono la coesistenza di un sintomo respiratorio (tosse, mal di gola) con uno sistemico (malessere, dolori muscolari), mentre le Ari si limitano alla coesistenza di uno tra tosse, mal di gola, difficoltà respiratoria, Coriza (raffreddore, naso che cola).


