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lunedì 1 Dicembre 2025
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Intermedio metilenomicina di grande efficacia contro superbugs, la ricerca va avanti

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Roma, 1 dicembre – Sul fronte del contrasto all’antibiotico-resistenza si segnala la notizia arrivata dalla rivista Nature, che ha pubblicato giusto un mese fa, il 31 ottobre, uno studio che potrebbe aprire la strada a nuove armi contro i cosiddetti superbugs resistenti agli antibiotici oggi disponibili. Lo studio, già all’epoca segnalato da RIFday, era stato pubblicato anche sul Journal of the American Chemical Society. 

Studiando il processo naturale con cui un batterio del suolo produce un farmaco noto da decenni, un team internazionale di scienziati ha infatti identificato un composto intermedio con un potenziale antimicrobico  straordinariamente superiore a quello degli antibiotici attuali.

Il protagonista è lo Streptomyces coelicolor (nella foto del titolo, una colonia) batterio già noto per la produzione della metilenomicina A, un antibiotico isolato per la prima volta nel 1965. Analizzando il percorso biochimico che porta alla sintesi del farmaco, i ricercatori hanno scoperto una molecola intermedia — chiamata pre-metilenomicina C lattone — capace di uccidere ceppi batterici resistenti con una potenza cento volte superiore rispetto al prodotto finale, mostrando un’efficacia davvero sorprendente.

Group members“È stato un colpo di scena evolutivo” spiega Gregory Challis (nella foto), professore di Biologia chimica all’Università di Warwick (Uk), coautore dello studio. “Tendiamo a pensare che l’evoluzione perfezioni il prodotto finale, ma in questo caso è l’intermedio a essere il vero campione.”

Il gruppo ha studiato per anni il percorso biosintetico della metilenomicina A, disattivando uno a uno i geni coinvolti nella sua produzione. Così sono emersi diversi composti intermedi, rimasti per anni in un cassetto del laboratorio. Un ricercatore ha avuto l’intuizione di testarli contro batteri patogeni. Il risultato? Il pre-metilenomicina C lattone ha sterminato ceppi resistenti di Staphylococcus aureus e Enterococcus faecium con dosi minime: un microgrammo contro i 256 richiesti dalla metilenomicina A.

“È un esempio perfetto di quanto la natura abbia ancora da insegnarci” commenta un altro ricercatore,  Gerry Wright (nella foto),  biochimico alla McMaster University (Canada). “Abbiamo bisogno di guardare con occhi nuovi anche ai percorsi metabolici che pensavamo di conoscere.”

Il sorprendete risultato è il frutto una ricerca di base avviata senza obiettivi immediatamente applicativi. “Eravamo mossi dalla curiosità” ammette Challis “e invece abbiamo trovato qualcosa che potrebbe salvare vite.”

Visto il suo esito sorprendente, per quanto inaspettato, lo studio sarà ovviamente portato avanti: il prossimo passo sarà testare il pre-metilenomicina C lattone su modelli animali e valutarne la tossicità, la stabilità e la possibilità di sintesi su larga scala. Le aspettative sono comprensibilmente alte, soprattutto perché la minaccia dell’Amr è così grave da autorizzare molte speranze ogni qual volta una nuova molecola mostra risultati promettenti. E quelli manifestati dalla sostanza testata a Warwirk sono decisamente risultati gravidi di promesse.

Il team di ricercatori spera che la scoperta possa portare allo sviluppo di nuovi farmaci, in grado di affrontare le infezioni più ostinate. Per ora, il pre-metilenomicina C lattone rappresenta un esempio brillante di come la ricerca di base possa generare soluzioni concrete per problemi globali.

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