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giovedì 11 Dicembre 2025
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Grande spazio sui giornali alle nuove norme su ricette, Fimmg: “Vanno usate con criterio”

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Roma, 11 dicembre – Tra le misure di interesse sanitario della Legge Semplificazioni (L. n. 182/2025) pubblicata lo scorso 3 dicembre in Gazzetta Ufficiale e in vigore dal prossimo 18 dicembre, la stampa di informazione ha dedicato ampio spazio, negli ultimi dieci giorni, a quella (contenuta nell’art. 62) che introduce la possibilità, per i medici, di indicare nella ricetta Ssn la posologia e la quantità di farmaci da erogare fino a 12 mesi, evitando così di dover fare visite e ricette ripetute solo per il rinnovo di terapie che non cambiano. Un cambiamento chiesto da tempo e a gran voce dai pazienti – in particolare quelli affetti da patologie croniche – e dai medici, ma anche dai farmacisti.

L’attenzione riservata  alla misura dal sistema mediale è del tutto comprensibile, visto che impatta in via diretta sui circa 24 milioni di italiani che soffrono di almeno una malattia cronica e che per questo – è il caso dei pazienti diabetici e di quelli che soffrono di ipertensione e/o altre malattie del cuore – devono assumere regolarmente farmaci. D’ora in avanti, questa ampia platea di pazienti potrà accedere alle terapie in modo molto più semplice: il medico potrà infatti prescrivere nella “ricetta dematerializzata ripetibile, sulla base del protocollo terapeutico individuale, la posologia e il numero di confezioni dispensabili nell’arco temporale massimo di dodici mesi”, senza essere più costretto al vincolo di effettuare visite e ricette ripetute solo per il rinnovo della solita terapia. Resta ovviamente del tutto impregiudicata la facoltà del medico, qualora lo richiedano ragioni di appropriatezza prescrittiva, di sospendere in ogni momento la ripetibilità della prescrizione ovvero di modificare la terapia. Diventa più snella anche  l’attività del farmacista, che a sua volta potrà consegnare al paziente, ogni mese, la quantità di farmaci necessaria per 30 giorni di terapia, segnalando eventuali criticità nell’aderenza terapeutica al medico.

Un passo avanti davvero significativo, rispetto alle modalità prescrittive previste dalle norme attuali, che ordinariamente prevedono un massimo di due scatole (anche se per i cronici era già prevista la possibilità, scarsamente utilizzate, di prescrizioni fino a massimo 6 mesi), badando in ogni caso a non intaccare i livelli di sicurezza e garanzia: per verificare che l’assunzione dei medicinali avvenga in modo corretto, la nuova Legge Semplificazioni prevede infatti che “al momento della dispensazione, presso le farmacie convenzionate, il farmacista informa l’assistito circa le corrette modalità di assunzione dei medicinali prescritti e consegna un numero di confezioni sufficiente a coprire trenta giorni di terapia”. E in ogni caso il farmacista, nel monitoraggio dell’aderenza alla terapia farmacologica, “qualora rilevi difficoltà da parte dell’assistito nella corretta assunzione dei medicinali prescritti, segnala le criticità al medico prescrittore per le valutazioni di sua competenza”.

Ma nel percorso medici-prescrizione-paziente cronico-farmacia-farmaci sono previste dalla legge n. 182/2025 anche altre semplificazioni ugualmente attesa, in primis quella sulle prescrizioni di farmaci al momento della dimissione ospedaliera. Le nuove norme rendono infatti possibile ottenere i farmaci prescritti con la documentazione rilasciata dall’ospedale al momento della dimissione ospedaliera o con i referti del pronto soccorso “o di altra documentazione analoga rilasciata dai servizi di continuità assistenziale il giorno di presentazione ovvero nei due giorni immediatamente precedenti”,  solo che “risulti prescritta o, comunque, suggerita specifica terapia farmacologica”. In questi casi non sarà dunque più necessario che il paziente appena uscito dall’ospedale (o altra struttura Ssn come Pronto soccorso e guardia medica) debba sobbarcarsi l’onere di recarsi dal medico di famiglia o da uno specialista di sua fiducia per ottenere una nuova ricetta. A definire le modalità di attuazione di questa ulteriore misura di semplificazione sarà un decreto che il ministero della Salute, di concerto con quello dell’Economia, dovrà definire e  adottare entro 90 giorni dall’entrata in vigore della Legge 182/2025.

Come RIFday ha già riferito nei giorni scorsi, i medici di medicina generale, per bocca del segretario nazionale della Fimmg Silvestro Scotti, hanno salutato positivamente le nuove norme, anche se non immediatamente operative. In attesa del decreto attuativo che dovrà arrivare entro i prossimi tre mesi, il giudizio è in ogni caso favorevole, pur in presenza di qualche interrogativo. Pierluigi Bartoletti (nella foto), vice segretario della Fimmg, pur riconoscendo  che le misure di semplificazione sulle ricette introdotte dalla nuova legge sono “una risorsa in più”, non manca di  evidenziare come esse vadano utilizzate con il necessario criterio: “La ricetta non può diventare una sorta di buono da spendere per un anno” afferma il numero 2 del sindacato dei mmg.  “Penso che questa semplificazione possa a esempio essere adatta per i malati cronici con malattia stabilizzata, magari anche per un anziano che viene seguito costantemente da un familiare e da un caregiver a cui questa misura può facilitare la vita, ma chi ci da la garanzia che verificherà che il paziente assuma davvero le terapie?”. Bartoletti afferma anche che probabilmente non ricorrerebbe alla nuova tipologia di ricetta valida 12 mesi nel caso di “un paziente magari più giovane con problemi di ipertensione e che si fa vedere poco in studio. Chi mi assicura – si chiede il vice segretario della Fimmg – che davvero segua la terapia prescritta per un anno intero?”

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