Roma, 11 dicembre – Il ruolo di farmacie e farmacisti nelle strategie vaccinali dei sistemi sanitari, del tutto residuale se non addirittura inesistente solo fino a pochi anni fa, è diventato una una realtà preziosa e ormai consolidata, che si va sempre più sviluppando in molti Paesi, tra i quali il nostro, sulla spinta di processi inarrestabili, su tutti la necessità di costruire sistemi sanitari capaci di dare risposte efficaci, efficienti e sostenibili ai grandi bisogni di salute della collettività a partire dal territorio.
Un bisogno fondamentale e ineludibile – come la pandemia Covid ha drammaticamente dimostrato – è quello di potenziare quanto più possibile il contrasto alle malattie prevenibili, proteggendo con l’immunizzazione individui e collettività da infezioni gravi che – oltre a drammatici effetti sanitari – producono costi che i sistemi di welfare fanno ormai molta fatica a sostenere. In questo quadro, la vaccinazione è uno strumento di sanità pubblica fondamentale: potenziarla, dunque (con buona pace di chi sostiene posizioni diverse, quasi sempre poco fondate scientificamente), è una necessità assoluta. Affermare la cultura e le attività di immunizzazione è un imperativo, una sorta di “chiamata alle armi” alle quali nessuno “soldato della sanità” può sottrarsi, soprattutto se – ed è appunto il caso di farmacie e farmacisti – ha tutte le caratteristiche per assicurare un contributo importante.
Su queste posizioni è attestata ormai da anni la Fip, la Federazione farmaceutica internazionale, lavorando con impegno e determinazione per ritagliare uno spazio professionale per le farmacie e i farmacisti in ambito vaccinale e assicurando ogni possibile sforzo per favorire e affermare un loro ruolo attivo, riconosciuto e sostenuto nella promozione e somministrazione dei vaccini a livello globale, regionale e nazionale. Il tutto nella convinzione – impostasi negli anni anche all’interno delle istituzioni – che estendere l’accesso ai vaccini attraverso le farmacie di comunità è una strategia che paga, perché la distribuzione capillare di questo presidio di salute permette di raggiungere le popolazioni non sufficientemente servite e di aumentare l’adesione del pubblico ai calendari vaccinali.
Su questa strada, Fip continua il suo impegno, come dimostra la pubblicazione e diffusione di due recenti documenti Global pharmacy-based vaccination policy framework: a guide for pharmacists e Strategies for expanding pharmacy-based vaccination: a policy toolkit for pharmacists. I documenti vogliono essere un supporto, indirizzato soprattutto ai decisori delle politiche sanitarie dei Paesi, utile a potenziare il ruolo dei farmacisti nella somministrazione dei vaccini e migliorare l’accesso a programmi di immunizzazione continuativi, con la condivisione di conoscenze ed evidenze acquisite nel tempo su come ampliare il ruolo dei farmacisti in ambito vaccinale, che permettono anche di suggerire proposte pratiche per integrare il presidio farmacia e i professionisti che vi lavorano nelle strategie nazionali.
“Sulla base dei d
ati raccolti in 117 Paesi attraverso la sorveglianza vaccinale globale del Fip” ha dichiarato l’amministratrice delegata della Fip Catherine Duggan (nella foto) “il nuovo kit offre risorse per realtà prive di una normativa sulla vaccinazione da parte dei farmacisti, per quelle che stanno avviando progetti pilota e per i Paesi che puntano a espandere o migliorare i loro programmi”.
A oggi sono 56 i Paesi che dispongono di una legislazione che abilita alla vaccinazione in farmacia (in crescita rilevante rispetto al 2020, quando erano solo 34). Le disomogeneità normative e le differenze regionali sono però ancora rilevanti e l’ambizione del toolkit approntato dalla Fip è quella di offrire un contributo per ridurle, proponendo indicazioni operative sulla definizione o revisione dei quadri regolatori relativi alla vaccinazione e alla prescrizione da parte dei farmacisti, sullo sviluppo di una forza lavoro farmaceutica qualificata e adeguatamente formata sull’immunizzazione, sulla necessità di garanzie di equità, accessibilità e integrazione delle farmacie nelle strategie nazionali di immunizzazione, sull’incremento dell’adesione vaccinale e rafforzamento della fiducia del pubblico e sulla creazione di modelli di servizio e meccanismi di remunerazione sostenibili.
Il documento propone anche un’utile analisi delle principali criticità che ostacolano lo sviluppo delle vaccinazioni in farmacia (lacune normative, resistenze professionali, carenze infrastrutturali e formative, oltre alla diffidenza verso i vaccini) e suggerisce strategie per superarle grazie a un’advocacy basata su evidenze e al coinvolgimento attivo degli stakeholder.
Applicando le raccomandazioni contenute nei documenti, ogni Paese potrà stabilire o aggiornare i quadri normativi per consentire ai farmacisti di somministrare e prescrivere vaccinazioni, sviluppando una risorsa professionale qualificata in grado di fornire servizi di vaccinazione. In questo modo, potranno essere rafforzati l’accesso, l’equità e l’integrazione all’interno delle strategie di immunizzazione nazionali, aumentando la copertura vaccinale grazie anche alla crescita di fiducia nelle vaccinazioni che le farmacie e i farmacisti possono contribuire in modo importante a favorire nella comunità, forti della loro appartenenza al territorio e del loro rapporto fiduciario con le persone che lo abitano.
Tutto questo per posizionare la risorsa professionale rappresentata da farmacie e farmacisti nel novero dei protagonisti delle attività vaccinali, dove possono certamente offrire un contributo importante agli obiettivi sanitari nazionali e globali.
♦ Fip – Strategies for expanding pharmacy-based vaccination: a policy toolkit for pharmacists
♦ Fip – Global pharmacy-based vaccination policy framework: a guide for pharmacists


