Roma, 16 gennaio – Mai banale, Stefano Pessina (nella foto), 83 anni, presidente esecutivo di Walgreens Boots Alliance (Wba), uno dei giganti mondiale della distribuzione farmaceutica (e non solo) con milioni di persone servite ogni giorno in America, Europa e America Latina.
In un’intervista pubblicata ieri dal quotidiano La Stampa, l’imprenditore di origini abruzzesi – protagonista di lungo corso del business farmaceutico mondiale, insieme alla moglie Ornella Barra (che di Wba è la Chief operating international officer) – sostiene con convinzione che la stagione della globalizzazione è ormai finita e la nuova parola d’ordine è regionalizzazione. In altre parole, dopo la pandemia di Covid e l’esplosione di conflitti e tensioni a livello planetario, per le aziende si apre la necessità di ripensare piani di sviluppo e strategie in un’ottica di investimenti regionali, guardando in particolare ai mercati dove sono presenti e possono consolidare le proprie posizioni.
“Il mercato è cambiato” spiega Pessina al quotidiano torinese. “Fino al Covid il mondo era orientato alla globalizzazione, Medio Oriente, Russia, Asia, Cina: sembrava che si potessero fare affari ovunque, che il commercio potesse espandersi senza fine. E noi abbiamo comprato e investito, crescendo in tutto il mondo”.
Fino a quando, a modificare radicalmente lo scenario planetario, non sono intervenuti i conflitti e le tensioni aperti ancora oggi: la guerra russo-ucraina (con Putin nel ruolo di irriducibile nemico dell’asse occidentale), quella israelo-palestinese, che rischia di far esplodere l’intero Medio-Oriente come una polveriera, la crisi del Mar Rosso e via elencando. Con inevitabili conseguenze per l’andamento dell’economia mondiale: “La globalizzazione così come l’abbiamo conosciuta è finita” sentenza Pessina. “Si è tornati a una visione regionale, per aree conosciute, affidabili, la tendenza è questa. Il mondo è nuovamente cambiato e noi ci adattiamo a questo”.
Cosa ciò significhi per un colosso come Wba, che sembrava aver imboccato la strada di un progressivo disimpegno dalle farmacie per puntare sull’healthcare, Pessina lo chiarisce subito: “Pensiamo di rilanciare il gruppo tornando a fare business in maniera più coerente con le nostre radici e tradizioni, consolidando l’esistente”. Il che significa puntare sull’enorme potenziale di farmacie di cui dispone Wba, “che possiamo utilizzare al meglio”, spiega il presidente esecutivo “operando sull’innovazione, che poi è la componente base del nostro lavoro”.
Si tratta dunque di un addio all’healthcare, settore nel quale sono entrati nuovi grandi gruppi come Exor (l’holding finanziaria olandese controllata dalla famiglia Agnelli) pianificando grandi investimenti? Non esattamente, risponde Pessina: “Continueremo a puntarci, ma opereremo in maniera più coerente con le nostre radici e tradizioni, in un’ottica regionale“.
E visto che le radici più profonde di Pessina e Barra, poi diventati a pieno titolo cittadini del mondo, sono comunque in Italia, la domanda sorge immediata: si sta forse pensando anche a un piano di investimenti nel nostro Paese? L’imprenditore lo esclude: “No, potremmo comprare qualche farmacia qua e là, ma niente di più. Consolidiamo quanto abbiamo raccolto, è la strategia del momento”.
Molto opportunamente, l’articolo de La Stampa richiama i basics del colosso multinazionale guidato da Pessina, che in quattro diversi continenti occupa 330 mila persone (31 mila farmacisti) in 12500 punti vendita. Wba investe principalmente su distribuzione farmaceutica, sanità ed healthcare in molti Paesi del mondo, Cina inclusa. Nel 2o23 ha realizzato 139,1 miliardi di dollari di vendite, ma ha registrato una forte flessione sui mercati finanziari, con una perdita di un terzo di valore del titolo, effetto del ridimensionamento provocato, secondo gli analisti, dal mutamento delle condizioni di mercato.
Pessina è il singolo maggiore azionista del gruppo, dove spiccano tra gli azionisti di minoranza alcune fra le più grandi società di investimento statunitensi e globali, come Black Rock /che detiene circa il 6% del pacchetto azionario) e Vanguard Group (8% circa). Proprio grazie alla sua posizione in Wba, Pessina è considerato da Forbes il terzo uomo più ricco d’Italia (preceduto solo da Giovanni Ferrero e Giorgio Armani) e il 221° al mondo. Un successo condiviso con la già ricordata consorte Ornella Barra, imprenditrice non meno brillante che la rivista Fortune inserisce tra le trenta donne più influenti al mondo nella business society al di fuori degli Stati Uniti.


