Roma, 26 febbraio – Anche Annarosa Racca, presidente di Federfarma Lombardia (nella foto), è intervenuta per commentare l’inchiesta delle giornaliste Milena Gabanelli (nella foto del titolo) e Simonetta Ravizza sulle analisi in farmacie, oggetto del Dataroom pubblicato sul Corriere della Sera di lunedì 24 febbraio e inevitabilmente finito sotto il fuoco incrociato delle repliche delle sigle delle farmacie, concordi nel ritenere l’inchiesta una one way investigation.
Per la presidente dei titolari lombardi, il Dataroom in questione – del quale sono evidenziate le molte imprecisioni, approssimazioni e omissioni tutte orientate a generare la convinzione che le analisi in farmacia non siano affidabili e quindi non solo non servono ai fini diagnostici ma rischiano di essere dannose – sembra volutamente ignorare la realtà della “farmacia dei servizi”, un percorso avviato da quasi venti anni, riconosciuto dalle leggi e la cui utilità è da tempo ampiamente riconosciuta anche dagli esperti. “Farmacia dei servizi” che non vuol dire pretendere di sostituire con il presidio farmacia e la professione del farmacista altri ruoli e funzioni professionali, ma semplicemente – in una prospettiva di potenziamento e sviluppo della sanità di prossimità a beneficio dei pazienti – “sfruttare” la loro presenza capillare sul territorio per rendere più accessibili ai cittadini alcuni servizi e prestazioni, con benefici per l’intero sistema. Non “sottrarre” ad altri, dunque, ma “aggiungere” a beneficio di tutti.
Intervenendo su quello che è in pratica l’house organ dei titolari lombardi F Press, in merito all’articolo di lunedì scorso di Gabanelli e Ravizza, Racca osserva che i farmacisti – che per primi ricordano sempre ai loro clienti “che le analisi in farmacia servono per monitorare i parametri e che si deve sempre ricorrere a esami di laboratorio quando c’è qualche sospetto o per i controlli periodici” – ancora una volta, così come in altre in cui la stampa si è occupata della categoria, sono costretti a constatare “rilievi non veritieri. Le farmacie non vogliono sostituirsi ai laboratori di analisi né fare il lavoro dei biologi, ma – come dicono a chiare lettere anche gli studi che la stessa Gabanelli cita – offrire ai pazienti la possibilità di controllare in modo veloce e pratico i propri parametri. E sono controllate severamente e continuativamente dalle Asl. Lo possiamo fare perché le farmacie hanno la prossimità e l’accessibilità che non è di nessun’altra struttura sanitaria, quindi sono comode per i cittadini ed evitano perdite di tempo o lunghi spostamenti“.
“La farmacia non vuole togliere spazi a nessuno” conclude quindi Racca. “Risponde soltanto a un bisogno concreto della popolazione. Rimaniamo comunque aperti a ogni ulteriore confronto e approfondimento ai fini di un servizio ancora migliore”.