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domenica 19 Ottobre 2025
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Export italiano 2025: sarebbe in rosso senza il 40% di aumento del comparto farmaceutico

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Roma, 1 settembre – Mentre ancora infuria la battaglia sui dazi imposti (anche sui farmaci) dal presidente USA Donald Trump, e la Cina assiste sorniona alla guerra tariffaria tra le due sponde dell’Atlantico che si tradurrà inevitabilmente in un consolidamento della sua ormai raggiunta leadership mondiale nella produzione di farmaci, in particolare nei principi attivi farmaceutici  (soprattutto antibiotici), tanto da diventare un fornitore essenziale proprio per Ue e Stati Uniti, Il Sole 24 Ore, in un articolo del caporedattore Luca Orlando, offre un interessante e puntuale aggiornamento sul peso determinante della farmaceutica per l’export italiano.

Orlando lo chiarisce già nell’incipit del suo pezzo: senza la spinta proveniente dai farmaci,  l’export italiano nel 2025 sarebbe in rosso. È quanto emerge dai risultati del primo semestre 2025 delle nostre vendite all’estero, cresciute del 2,1% (un risultato positivo, soprattutto in considerazione del contesto) ma solo per la grande, decisiva influenza della “crescita dirompente del comparto farmaceutico, responsabile di un progresso che sfiora il 40%”.

Entrando nel dettaglio, l’articolo del giornale economico spiega che i 6,6 miliardi aggiuntivi ottenuti dall’intero made in Italy ottiene nei primi sei mesi dell’anno (sei miliardi per la sola manifattura) si trasformerebbero in un passivo in assenza dei quasi dieci miliardi in più incassati dall’area che include articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici, entrate aggiuntive che portano a ridosso dei 36 miliardi il valore totale dell’export di settore tra gennaio e giugno, quasi raddoppiando i risultati dello stesso periodo del 2024.

Il guadagno è fortemente influenzato proprio dall’andamento delle vendite negli Stati Uniti, e ovviamente i dazi c’entrano, eccome: nel corso dell’anno è apparsa infatti del tutto evidente la volontà dei produttori di stoccare merce in anticipo oltre Atlantico, per cautelarsi per quanto possibile dalle imprevedibili evoluzioni sulle tariffe. I farmaci esportati verso gli Usa hanno così quasi raddoppiato i valori, passando dai 4,78 miliardi dei primi sei mesi 2024 agli 8,5 dello stesso periodo 2025.

L’accelerazione è stata particolarmente evidente nell’ultimo periodo, con un export progressivamente lievitato dai 2,1 miliardi del primo trimestre 2024 ai 2,7 del secondo, per arrivare a 2,84 miliardi del periodo ottobre-dicembre. Soglia però superata di slancio in avvio di 2025 con 4,1 miliardi tra gennaio e marzo, valore bissato nel secondo trimestre, che vede un quasi raddoppio rispetto allo stesso periodo 2024.

In buona sostanza, proseguendo nel trend positivo degli ultimi anni, l’Italia ha ormai consolidato il proprio ruolo di hub produttivo globale, grazie sia ai progressi dei produttori nazionali sia ai continui investimenti produttivi delle molte multinazionali insediatesi nel nostro Paese. In dieci anni, i valori dell’export farmaceutico sono così lievitati a dismisura: dai 19,9 miliardi del 2015 ai quasi 54 del 2024. Mentre i 35,7 miliardi di export realizzati nel primo semestre sono già superiori ai valori dell’intero 2019, ma anche del 2020 e del 2021 Una crescita sostenuta e ben oltre la media, che ha portato il comparto del farmaco (che nel 2015 valeva il 5% del nostro export manifatturiero) ad attestarsi a ridosso del 12%.

Soltanto il comparto alimentare, cresciuto di oltre cinque punti, quasi un miliardo e mezzo in più in termini assoluti, può vantare  un progresso altrettanto significativo. Quasi tutti gli altri settori registrano performance negative, precedute dal segno meno, anche se mediamente di portata limitata. Fa eccezione il comparto autoveicoli, l’unico per il quale il verbo scendere va sostituito con “precipitare”. La diminuzione delle vendite è infatti a doppia cifra, con una perdita di vendite pari a 1,4 miliardi rispetto allo stesso periodo 2024.

Il Sole 24 Ore offre anche una veloce panoramica dell’andamento dell’export degli altri Paesi Ue: il dato migliore in termini di crescita assoluta è quello della Spagna, con una crescita di due miliardi (quasi 12 punti percentuali), anche in questo caso per effetto di un boom della farmaceutica, dove le vendite sono più che triplicate. Recupera la Germania: dopo due anni in contrazione, nel primo semestre 2025 l’export tedesco rivede la crescita, con un guadagno di quasi un miliardo trainato dai mezzi di trasporto diversi dalle auto. Rilevante il contributo alla crescita che continua a essere fornito dal Medio Oriente, con Emirati Arabi, Kuwait ed Arabia Saudita ad aggiungere nei primi cinque mesi dell’anno oltre un miliardo di vendite rispetto allo stesso periodo del 2024.

Si contrae, ma resta ancora in positivo, l’avanzo commerciale, compresso nella prima metà del 2025 a 23 miliardi per effetto delle maggiori importazioni effettuate dalla Cina.  Ma ancora una volta, anche per questo indicatore l’asset vincente del made in Italy sono gli USA: in attesa di valutare l’impatto dei dazi al 15% sulla domanda statunitense, nel primo semestre il saldo attivo verso Washington supera infatti i 20 miliardi di euro, record semestrale di sempre, ora messo a rischio dalle nuove politiche tariffarie.

“Sulla seconda parte dell’anno grava l’incognita delle nuove politiche tariffarie, così come di un prevedibile rallentamento delle spedizioni verso Washington là dove ci sia stato un sovra-stoccaggio preventivo” conclude infatti Orlando, evitando cautamente ogni ipotesi predittiva, che potrebbe peraltro essere subito vanificata da un ennesimo cambio di posizione e decisione del Commander in Chief statunitense.

Quel che Orlando non manca di sottolineare, però, è che intanto, se l’export tricolore riesce a comportarsi meglio delle principali manifatture europee, è proprio grazie ai farmaci: il +2,1% realizzato tra gennaio e giugno dall’Italia si confronta infatti con un calo di quasi un punto per Germania e Francia e con la crescita zero della Spagna.

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