Roma, 14 ottobre – Tre italiani su quattro (74%) della fascia d’età compresa tra i 18 e i 69 anni danno un giudizio positivo della propria salute generale, dichiarando di sentirsi bene o molto bene. Davvero piccola (meno del 3%), per contro, la percentuale di nostri connazionali che riferisce di sentirsi male o molto male. Il 23% circa rimanente dichiara invece di sentirsi discretamente.
Sono i risultati che emergono dalla sorveglianza Passi, secondo il report aggiornato sul sito dell’Istituto superiore di sanità e riferito ai dati raccolti nella popolazione adulta nel biennio 2023-2024.
Gli intervistati dichiarano di aver vissuto, in media, quasi 5 giorni in cattive condizioni di salute nel mese precedente l’intervista e in particolare più di 2 giorni per problemi di salute fisica (per malattie o conseguenze di incidenti) e quasi 3 giorni per problemi legati alla sfera psicologica (problemi emotivi, ansia, depressione o stress); poco più di un giorno al mese è a causa di questi problemi sono hanno avuto reali limitazioni nel normale svolgimento delle proprie attività.
La salute percepita e gli unhealthy days (il numero medio di giorni vissuti in cattiva salute fisica e/o psicologica o vissuti con limitazioni nella attività abituali), peggiorano fra le persone con patologie croniche, fra le quali soltanto il 46% ha una percezione positiva del proprio stato di salute generale, e fra le quali salgono a 8 i giorni vissuti nel mese precedente l’intervista in cattive condizioni di salute fisica e/o psicologica.
Non va decisamente meglio fra le persone con sintomi depressivi, tra le quali solo il 38% giudica positivamente il proprio stato di salute generale, o fra le persone socialmente più svantaggiate per bassa istruzione (7 unhealthy days fra chi ha al più la licenza elementare contro 4 fra i laureati) o per difficoltà economiche (9 giorni in cattiva salute tra chi ha molte difficoltà economiche contro 4 fra chi non ne ha).
Il sistema di sorveglianza Passi (acronimo di Progressi delle aziende sanitarie per la salute in Italia) si caratterizza come una sorveglianza in sanità pubblica sul modello della Behavioural risk factor surveillance adottato in molti Paesi e dal 2008 raccoglie in continuo informazioni sugli stili di vita e fattori di rischio comportamentali, della popolazione adulta di 18-69 anni residente in Italia, connessi all’insorgenza della malattie croniche non trasmissibili e sul grado di conoscenza e adesione ai programmi di intervento che il Paese sta realizzando per la loro prevenzione.
L’evidenza dell’attendibilità dei dati che emergono dal sistema Passi, che restituiscono fotografie fedeli della “salute percepita” dagli italiani, emerge dalle sue modalità operative: la raccolta delle informazioni avviene tramite interviste telefoniche, effettuate nel corso di tutto l’anno da operatori delle Asl opportunamente formati, a campioni rappresentativi per genere ed età della popolazione tra i 18 e i69 anni del proprio bacino di utenza (estratti dalla anagrafe sanitaria degli assistiti della Asl), attraverso l’uso di un questionario standardizzato. Dal 2008 ad oggi sono state effettuate, ogni anno, 35.000-37.000 interviste. I dati raccolti vengono riversati via web in un database nazionale, cui hanno accesso i coordinatori aziendali e regionali. Il numero complessivo di Asl partecipanti supera ogni anno il 90% delle aziende totali sul territorio italiano, fornendo indicazioni su oltre il 90% della popolazione nazionale residente in Italia.
Il tasso di risposta ogni anno supera l’85% del campione e il tasso di rifiuto non supera il 10%. I dati si riferiscono alla popolazione generale di 18-69 anni residente in Italia e iscritta alle anagrafi sanitarie e non istituzionalizzata (ospedalizzata o residente in strutture educative o riabilitative).