Roma, 20 ottobre – Una replica decisa e dure nei toni, quella che le organizzazioni sindacali di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs hanno opposto alla lettera con la quale Federfarma, informando i suoi associati, avrebbe ricostruito le cause dell’ultima interruzione delle trattative per il rinnovo Contratto collettivo nazionale di lavoro dei dipendenti delle farmacie private, attribuendone l’intera responsabilità agli stessi sindacati dei lavoratori. Che – manco a dirlo – rispediscono le accuse al mittente, a significare che se c’è qualcuno che mente sapendo di mentire è proprio la sigla dei titolari di farmacia.
“Non possiamo accettare ricostruzioni parziali e fuorvianti: la realtà è molto diversa da quella che racconta Federfarma” affermano infatti con forza le tre sigle confederali in un comunicato diffuso nei luoghi di lavoro, cominciando a sgombrare il terreno dalla tesi di Federfarma sulle farmacie colpite da crisi. “I dati ufficiali e numerosi studi economici dimostrano che il settore ha retto meglio di molti altri, con margini di redditività sostenibili” sottolineano i sindacati. “Le farmacie sono un presidio sanitario e sociale indispensabile per il Paese e il servizio che si offre nelle farmacie va ben oltre la dispensazione dei farmaci: la professionalità delle farmaciste e dei farmacisti è il primo punto di riferimento per milioni di cittadini in tema di salute, assistenza e prossimità sanitaria”.
“Il ruolo professionale delle lavoratrici e dei lavoratori delle farmacie merita rispetto e riconoscimento concreti, non parole vuote. Non è accettabile impostare la trattativa come sta facendo l’associazione dei titolariproseguono Filcams, Fisascat e Uiltucs, evidenziando che la richiesta sindacale di aumento salariale “non è frutto di improvvisazione ma il risultato di un calcolo basato sul recupero del potere d’acquisto dei salari. Offrire appena 180 euro non è mediazione: è una provocazione e un chiaro segnale di mancato rispetto verso le lavoratrici e i lavoratori delle farmacie”.
Le OO.SS. ricordano che negli ultimi mesi sono stati rinnovati ben 14 contratti nazionali in altri settori, con aumenti salariali nettamente superiori ai 180 euro proposti da Federfarma.
“Grave e senza precedenti è la minaccia di rivolgersi a non meglio specificate rappresentanze sindacali, probabilmente più disponibili ad assecondare gli interessi delle farmacie, che non a quelle delle farmaciste e dei farmacisti” denunciano quindi Filcams, Fisascat e Uiltucs. “Scegliere di rivolgersi a soggetti non rappresentativi significherebbe calpestare la democrazia sindacale, svilire lavoratrici e lavoratori e imporre condizioni peggiorative. È una scelta miope e priva di rispetto per la professione e per il servizio offerto alle cittadine e ai cittadini”.
Per le tre sigle, “voler imporre un contratto di serie B a chi lavora in farmacia è un atto di arroganza inaudita. Non è risparmiando sul rinnovo contrattuale che si risolve la crisi di vocazione che sta colpendo la professione. Ancora una volta Federfarma dimostra di voler mantenere basso il costo del lavoro, non di tutelare farmaciste e farmacisti, collaboratrici e collaboratori”.
Sul punto, va segnalata anche la durissima posizione (che verrà resa ufficiale oggi) dal Movimento nazionale liberi farmacisti e che anticipiamo in questo articolo.
Filcams, Fisascat e Uiltucs ribadiscono di aver sempre perseguito un confronto costruttivo, avanzando proposte concrete e sostenibili per un rinnovo contrattuale che garantisca: giusti adeguamenti salariali coerenti con l’andamento del costo della vita; conciliazione tra tempi di vita e tempi di lavoro; riconoscimento della professionalità anche in relazione alla “farmacia dei servizi”; percorsi formativi che valorizzino il lavoro.
“Abbiamo inviato una lettera alla presidenza di Federfarma” informano le tre sigle sindacali “che rappresenta solo il primo atto formale di un piano di mobilitazione. La mobilitazione, l’unità e la partecipazione sono gli strumenti con cui possiamo, tutti quanti insieme, respingere i tentativi di svilire la professione e conquistare un contratto che ne rispecchi il valore reale”.