Roma, 21 ottobre – In materia di tumori, la geografia sembra pesare quasi quanto la biologia e l’atterraggio della cicogna in un Paese in luogo di un altro può essere decisivo per le sorti future del fantolino che trasporta. Questo perché la diffusione e soprattutto l’efficacia delle misure di prevenzione e dei trattamenti delle malattie oncologiche registra squilibri fortissimi tra i diversi Paesi europei: una donna che nasce a Bucarest, solo per fare qualche esempio, è esposta a un rilevante maggior rischio di tumore della cervice rispetto a una che nasce a Helsinki (in Romania la mortalità per questo tipo è 8,5 volte superiore a quella della Finlandia) mentre un uomo che nasce a Budapest corre un rischio di morire per neoplasia polmonare tre volte e mezzo superiore a un uomo svedese. Più in generale, la sopravvivenza a 5 anniper malattie tumorali passa dal 59,7% dell’Europa settentrionale al 45,0% di quella orientale.
A rilevare e indagare questi squilibri è lo studio presentato al congresso dell’European Society For Medical oncology (Esmo 2025) che si conclude oggi a Berlino da Alleanza contro il Cancro (Acc), la Rete oncologica nazionale del Ministero della Salute, che ha fotografato con precisione questo scenario di contraddizioni, dove a grandi progressi scientifici si affiancano esiti troppo diversi a seconda del Paese e del territorio.
“Il cancro è stato ed è ancora una malattia delle disuguaglianze” osserva Diego Serraino (nella foto), consulente esterno di Acc per il progetto finanziato dalla Commissione europea European network of Comprehensive Cancer centers (EUNetCC) , già direttore della Epidemiologia oncologica e del Registro Tumori del Friuloi Venezia Giulia all’Irccs Cro di Aviano, associato alla Rete, primo autore del lavoro. “Non tutti, lo rivelano i numeri, hanno beneficiato allo stesso modo di prevenzione, diagnosi precoci e terapie efficaci”.
L’analisi, condotta utilizzando i registri europei Ecir ed Ecis sui 27 paesi Ue più Islanda e Norvegia, ha rilevato nel 2022 circa un milione e 300mila decessi per tumore, pari a circa un quarto di tutte le morti. Il divario medio tra il Paese più o meno colpito è pari a 1,6 volte, ma per alcune sedi tumorali gli estremi si allargano molto.
“La Polonia presenta il tasso standardizzato di mortalità più elevato (331 per 100.000), con un eccesso stimato di 24mila morti rispetto alla media Ue” riferisce Serraino. “Malta il più basso (209 per 100.000) con 271 decessi in meno dell’atteso. Sulla sopravvivenza la frattura è netta: media Ue al 54,2%, con un gradiente di 1,3 tra aree migliori e peggiori”.
Il documento presentato da Acc a E – la rete è responsabile di uno dei nove work poackages – evidenzia come “dietro i numeri ci siano fattori socioeconomici, copertura e qualità degli screening, percorsi diagnostico-terapeutici non omogenei e tempi di accesso ai trattamenti innovativi; dove gli screening sono organizzati e i percorsi funzionano, le neoplasie si intercettano prima e si curano meglio. Non è solo una questione di farmaci: contano organizzazione, prossimità e continuità delle cure”.
Le necessità, dicono ancora i numeri, emergono con chiarezza: “Rafforzare gli screening organizzati, ridurre i tempi di diagnosi, allargare l’accesso a terapie e trial, misurare sistematicamente gli esiti e finanziare in base ai risultati”.
Alleanza contro il Cancro riveste un ruolo di leadership nel progetto europeo EUNetCCC (2024-2028), che mira a portare fino al 90% dei pazienti a cure di alta qualità vicino a casa, armonizzando standard e reti. La Rete coordina infatti la definizione degli aspetti strategici necessari per creare questa rete integrata di Comprehensive Cancer centers a livello europeo, è responsabile di un work package e contribuisce alla governance e alla sostenibilità economica dell’iniziativa. Il progetto punta a mettere insieme risorse per la ricerca traslazionale, clinica e la formazione di ricercatori e clinici, sviluppando l’oncologia in Paesi con risorse limitate e promuovendo la collaborazione e la condivisione delle migliori pratiche tra i centri europei. “La scienza corre, ma senza sistemi capaci di distribuirne i benefici, restano troppi esclusi” aggiunge Serraino. “Serve una governance degli esiti, con indicatori comparabili e responsabilità chiare”.
Per Alleanza Contro il Cancro la conclusione è strettamente operativa: usare questa “baseline” per concentrare interventi dove i gap sono maggiori, a partire da cervice, polmone e dai Paesi con performance più critiche. L’obiettivo è rendere irrilevante il codice postale nella prognosi oncologica: stessa prevenzione, stessa qualità di diagnosi e terapia, stessi diritti di sopravvivenza. “Le disuguaglianze non sono un dato naturale – conclude Serraino – ma variabili di sistema. E i sistemi si cambiano”.