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mercoledì 29 Ottobre 2025
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Sciopero del 6 novembre confermato, replica Federfarma ai sindacati: “Rigidi e irrealistici”

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Roma, 30 ottobre – Come già anticipato da RIFday lo scorso 27 ottobre, i circa 60mila dipendenti delle farmacie private in tutta Italia incroceranno le braccia per l’intero turno di lavoro di giovedì 6 novembre, a sostegno del rinnovo del Contratto collettivo nazionale di lavoro, scaduto il 31 agosto 2024.

A confermarlo in una nota congiunta diramata il 28 ottobre sono le stesse sigle confederali  di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs, informando che lo sciopero segue l’esito negativo della procedura di raffreddamento e conciliazione svolta il 20 ottobre scorso, dopo la rottura del tavolo negoziale con l’associazione datoriale di settore Federfarma, che continua a mostrarsi “indisponibile a riconoscere alle lavoratrici ed ai lavoratori dipendenti dai propri associati incrementi retributivi e soluzioni normative in linea con l’aumento del costo della vita, rispondenti alle caratteristiche professionali degli stessi e confacenti al contesto lavorativo nel quale operano”.

I tre sindacati ricordano che “le farmacie private sono un presidio sanitario e sociale essenziale per il Paese”, e che “il servizio offerto va ben oltre la dispensazione dei farmaci”. “La professionalità delle farmaciste e dei farmacisti rappresenta il primo punto di riferimento per milioni di cittadini in tema di salute, assistenza e prossimità sanitaria” le sigla di rappresentanza dei dipendenti delle farmacie. “Il ruolo professionale delle lavoratrici e dei lavoratori delle farmacie merita rispetto e riconoscimento concreti, non parole vuote”.

Le tre federazioni ribadiscono di “aver sempre perseguito un confronto costruttivo, avanzando proposte concrete e sostenibili per un rinnovo contrattuale che garantisca: giusti adeguamenti salariali; migliore conciliazione tra tempi di vita e tempi di lavoro; riconoscimento della professionalità, anche in relazione alla farmacia dei servizi; percorsi formativi volti a valorizzare le competenze del personale”.

“Federfarma torni al tavolo di trattativa con le organizzazioni sindacali confederali favorendo una rapida conclusione del negoziato” concludono Filcams, Fisascat e Uiltucs “e dimostri di voler tutelare farmaciste e farmacisti, collaboratrici e collaboratori delle farmacie private riconoscendo un rinnovo contrattuale che rispecchi il valore reale della professione”.

Lo sciopero nazionale del 6 novembre è stato dichiarato nel rispetto delle leggi e delle normative in essere. Il 20 ottobre, il coordinamento nazionale unitario delle strutture, delle delegate e dei delegati Filcams, Fisascat e Uiltucs ha dato mandato alle segreterie nazionali di avviare la mobilitazione; la fase di confronto è proseguita il 27 ottobre con l’assemblea nazionale unitaria delle lavoratrici e dei lavoratori, partecipata da circa 4.000 farmaciste e farmacisti, che ha definito le ulteriori tappe della vertenza, con manifestazioni e presidi organizzati in tutta Italia.

Federfarma: “Richieste irrealistiche, posizioni rigide e sciopero rallentano      le trattative e il miglioramento delle condizioni dei dipendenti di farmacia”

Federfarma, però, non ci sta a vedersi rovesciare addosso le responsabilità della brusca interruzione delle trattative e della successiva proclamazione della giornata di sciopero, e replica con una nota alle dichiarazioni dei sindacati, preoccupandosi alla fine di rassicurare i cittadini che nella giornata del 6 novembre “troveranno comunque le farmacie aperte”.

Lo sciopero è il punto di caduta finale (finora) della rottura all’inizio di ottobre dei negoziati tra le parti per il rinnovo del Ccnl scaduto a fine agosto 2024 e dell’esito negativo della procedura di raffreddamento e conciliazione svoltasi il successivo 20 ottobre. Nessun dubbio sui principali nodi della questione: il primo è un adeguamento retributivo in linea con l’inflazione, fissato dalle valutazioni dei sindacati in 360 euro lordi mensili. Ma non sono meno rilevanti le richieste di misure per la  conciliazione vita-lavoro, il riconoscimento della professionalità, anche in relazione alla farmacia dei servizi e la previsione di percorsi formativi per valorizzare le competenze del personale, a significare che il nuovo Ccnl dovrà prevedere condizioni congrue e coerenti con l’evoluzione del ruolo e dei carichi di lavoro delle farmacie di oggi.

Per Federfarma, però, sono proprio i sindacati a rendere impossibili i negoziati: “Uno sciopero e una costante rigidità stanno solo rallentando le trattative e il miglioramento delle condizioni dei dipendenti di farmacia” osserva al riguardo in una nota la sigla dei titolari di farmacia privata. “Pur rientrando nell’esercizio dei diritti costituzionali dei lavoratori questa ulteriore iniziativa pone nuovi ostacoli al rinnovo del contratto, rallentando le trattative che erano state riavviate e rimandando l’applicazione di nuove condizioni volte a migliorare gli aspetti economici e il livello della qualità della vita dei dipendenti di farmacia”.

La nota di Federfarma interviene anche sulle richieste economiche dei sindacati dei dipendenti, definendo “irrealistica la richiesta di aumento da parte dei sindacati” e ricordando che la sigla delle farmacie, a una  iniziale proposta di incremento salariale pari a 120 euro mensili, aveva poi messo sul tavolo un aumento di 180 euro, proprio “per andare incontro alle richieste dei sindacati”, ma mantenendosi in un perimetro di coerenza “con le possibilità del settore”,
Il sindacato dei titolari di farmacia ricorda anche che al tavolo negoziale sono state avanzate anche altre proposte ed è stata manifestata tutta la disponibilità a “riconoscere anche una serie di ulteriori benefit, sia in termini di servizi di welfare, sia prevedendo percorsi formativi mirati in orario di lavoro e garanzie aggiuntive in materia di maternità e infortunio”.

Argomenti che i sindacati non hanno evidentemente voluto considerare, rimanendo “rigidamente ancorati alla richiesta di un aumento di 360 euro mensili. Una richiesta irrealistica perché insostenibile per migliaia di farmacie che garantiscono il servizio nei piccoli centri e in aree depresse”. Sul punto, la nota di Federfarma sottolinea che è “essenziale che le condizioni economiche e normative stabilite dal Ccnl siano sostenibili per tutte le farmacie, che sono diverse tra loro, grandi e piccole, rurali e urbane, in modo da garantire la capillarità e l’efficienza della rete territoriale”.

La considerazione finale, riservata alla giornata di sciopero, ricorda che “le farmacie sono un servizio pubblico essenziale, che deve essere in ogni caso garantito. Pertanto, il 6 novembre i cittadini troveranno comunque le farmacie aperte”. 

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