Roma, 6 novembre – L’unico esito prodotto dall’incontro tra Federfarma e le sigle sindacali confederali Filcams Cgili, Fisascat Cisl e UilTucs, tenutosi la sera del 3 novembre per chiarire gli standard minimi di servizio da assicurare alla popolazione nella giornata di sciopero nazionale proclamata per oggi, 6 novembre, è stato quello di confermare che le distanze tra le parti non si sono ridotto di un millimetro. Federfarma e sindacati, secondo quanto riferisce un comunicato unitario delle sigle dei dipendenti hanno infatti ribadito “le proprie reciproche posizioni e interpretazioni dei minimi da assicurare in occasione della giornata di sciopero”.
Come è noto, sul punto le indicazioni fornite dalle parti non potevano essere più diverse: nelle sue comunicazioni alle farmacie associate, Federfarma – sulla base di un’asserita interpretazione congiunta delle leggi 146/1990 e dalle direttive della Commissione di garanzia scioperi -aveva indicato che tutte le farmacie aperte sul territorio nazionale, “sia quelle che svolgono il servizio ordinario sia quelle che svolgono il turno”, debbono concorrere ad assicurare gli standard minimi di servizio e le prestazioni indispensabili, con almeno 1/3 del personale normalmente utilizzato tenuto a garantire la prestazione lavorativa “indipendentemente se la farmacia è in turno obbligatorio o meno” e con l’obbligo di “garantite almeno il 50% delle prestazioni farmaceutiche indispensabili normalmente erogate”.
Interpretazione subito contestata dai sindacati dei dipendenti, per i quali le indicazioni da seguire sono quelle della delibera della Commissione di garanzia sull’attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali (delibera 03/169 del 17 dicembre 2003), alle quali si erano peraltro conformati, al momento di essere attuati, gli scioperi già tenutisi nel corso dell’estate, a luglio nel Lazio e a settembre in Sardegna.
Una posizione dalla quale i sindacati non si spostano: “Quello che abbiamo comunicato alla Commissione faremo: garantiremo le farmacie di turno” scrivono Filcams, Fisascat e Uiltucs nella loro nota, confermando e ribadendo le indicazioni già formalmente comunicate a Federfarma e alla Commissione di Garanzia: “In occasione della giornata di sciopero la continuità del servizio minimo da offrire alla cittadinanza, per garantire continuità di dispensazione dei farmaci, è assicurata dalle farmacie di turno di guardia farmaceutica, come definite dalle ordinanze comunali“. In queste farmacie. chiariscono, “deve essere presente l’organico preposto a garantire esclusivamente la dispensazione dei farmaci, con e senza ricetta, e dei prodotti che abbiano le stesse caratteristiche di necessità e urgenza (dispositivi medici, latti in polvere)”.
E, per chiarire meglio il concetto, aggiungono che va rigettato ogni tentativo, ritenuto condotta antisindacale, “di forzare le presenze per garantire l’apertura delle farmacie non di turno”.
Anche Farmacieunite, in vista dello sciopero di giovedì, ha ritenuto opportuno diramare una nota “per
chiarire alcuni aspetti relativi al servizio alla popolazione”, anche alla luce del fatto che “negli ultimi giorni sono circolate informazioni imprecise riguardo allo sciopero, con il rischio di generare confusione tra i cittadini”.
Nel sua breve comunicato stampa, il presidente del sindacato Maurizio Giacomazzi (nella foto) si preoccupa in primo luogo di “precisare che le farmacie saranno aperte. Anche in caso di adesione dei farmacisti alla protesta, le farmacie continueranno a garantire il proprio ruolo di presidio sanitario territoriale con la dispensazione dei farmaci“.
Farmacieunite invita quindi la cittadinanza alla collaborazione, ricordando che “potranno verificarsi alcuni disagi o rallentamenti nei servizi, ma il servizio al pubblico sarà comunque assicurato”. Le farmacie, infatti, conclude Giacomazzi, “continueranno a rappresentare un punto di riferimento fondamentale per i cittadini, anche in occasione di questa giornata di sciopero“.
Decisamente più dettagliata la circolare inviata alle farmacie associate ieri, 5 novembre, nella quale Farmacieunite riepiloga “quelle che possono essere le indicazioni da seguire”, facendo riferimento a quelle comunicate da Federfarma, che – ricorda il sindacato fondato da Franco Gariboldi Muschietti – “è l’unico soggetto deputato alla contrattazione del Ccnl”.
Farmacieunite ricorda quindi il controverso obbligo di tutte le farmacie (non solo quelle di turno) di assicurare che durante lo sciopero almeno 1/3 del personale dipendente farmacista normalmente utilizzato nel servizio garantisca la prestazione lavorativa. Viene ò anche precisato che “qualora la farmacia non sia in grado di garantire il servizio minimo, il personale non potrà in alcun caso essere precettato”, anche se rimane in capo alla farmacia l’obbligo di “assicurare comunque l’erogazione dei servizi minimi essenziali avvalendosi esclusivamente dei farmacisti presenti”.
Facendo riferimento a quanto comunicato da Federfarma, Farmacieunite non può che ripetere che in tutte le farmacie, e non solo dalle farmacie di turno, “devono essere garantite almeno il 50% delle prestazioni farmaceutiche indispensabili normalmente erogate, i servizi minimi e le prestazioni indispensabili” e che il servizio farmaceutico “dovrà essere reso a battenti aperti, rispettando il normale orario di apertura”. Se poi assicurare il servizio non fosse possibile e la chiusura dell’esercizio si rendesse inevitabile, diventa obbligatorio darne informazione alla Asl e al sindaco via Pec, tracciando ogni passaggio.
La circolare di Farmacieunite non dimentica di ricordare, tre gli altri, un aspetto di assoluta importanza: il primo è che “il personale in sciopero non può essere sostituito da personale non dipendente della farmacia (ad esempio: contratti di lavoro intermittente, contratti di somministrazione, co.co.co. e contratti a partita IVA) nè da personale dipendente non in servizio nella giornata di proclamazione dello sciopero (ad esempio: personale in ferie o in riposo)” .


