Roma, 13 novembre – Tra i molti dati del Rapporto Osmed sull’uso dei farmaci in Italia nel 2024, ha prodotto un impatto rilevante – almeno a giudicare dalla grande attenzione riservatagli dalla stampa di informazione – quello riferito all’aumento significativo degli psicofarmaci tra bambini e adolescenti. Il report riferisce infatti che sono circa 4,6 milioni quelli che, in queste fasce d’età, hanno ricevuto almeno una prescrizione farmaceutica, pari al 50,9% della popolazione pediatrica italiana, con una prevalenza leggermente superiore nei maschi rispetto alle femmine (51,9% contro 49,9%). Dal 2016, registra il Rapporto Osmed, sono più che raddoppiati sia la prevalenza d’uso sia i consumi di psicofarmaci in età pediatrica che – pur mantenendosi ancora su livelli bassi, sono passati da 20,6 confezioni per 1000 bambini (prevalenza pari allo 0,26%) nel 2016 a 59,3 confezioni per 1000 bambini (prevalenza dello 0,57%) nel 2024. Si tratta soprattutto di antipsicotici, antidepressivi e farmaci per l’Adhd e il ricorso raggiunge il massimo nella fascia 12‐17 anni, nella quale si registra un consumo di 129,1 confezioni per 1000 e una prevalenza dell’1,17%.
Un trend in crescita decisa, che è in ogni caso in linea con i risultati di altri studi epidemiologici internazionali pubblicati, che evidenziano una generale tendenza all’aumento dei tassi di prescrizione di questi medicinali in tutti i Paesi del mondo, soprattutto in seguito alla pandemia di Covid‐19. Tanto che in Italia, nonostante l’aumento osservato negli ultimi anni, in parte legato alle conseguenze dell’emergenza pandemica sulla salute mentale di bambini e adolescenti, l’uso dei farmaci psicotropi rimane sensibilmente più basso rispetto ad altri Paesi. Nel 2024 la prescrizione di questi medicinali nella popolazione pediatrica, ancorché quasi raddoppiata respetto allo 0,30% del 2020 (0,30%), con il suo 0,57% si mantiene ampiamente al di sotto di altri Paesi sia europei (la Francia ad esempio registra una prevalenza dell’ 1,61%) sia extra‐europei (valga il dato USA che oscilla tra 24,7% e 26,3%).
Non si mostrano dunque sorpresi, né particolarmente preoccupati i medici che di quei farmaci sono i riconosciuti specialisti: “L’aumento dell’uso di psicofarmaci non ci sorprende, perché è parallelo all’incremento della prevalenza dei disturbi mentali nei giovanissimi che stiamo rilevando in questi ultimi anni” spiegano in una nota i presidenti della Società Italiana di Psichiatria Guido Di Sciascio e
Antonio Vita (nell’ordine nella foto). “Si tratta di un trend in crescita segnalato da più parti, dalla psichiatria alla neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza, e riguarda diverse condizioni patologiche. A questo si aggiunge anche una maggiore capacità di riconoscimento e di collegamento dei giovani con i servizi, ancora non pienamente sufficiente ma sicuramente in miglioramento”.
Per gli specialisti, prosegue la nota della Sip, è importante “non solo la quantità, ma soprattutto l’appropriatezza: questo incrocio va osservato con grande attenzione, per evitare autoprescrizioni, comprese quelle provenienti da servizi non specialistici o non sufficientemente competenti, e per scongiurare la reiterazione delle prescrizioni senza un adeguato monitoraggio. Questo rappresenta un ulteriore stimolo, una sollecitazione a una saldatura ancora più forte tra i servizi per l’infanzia e l’adolescenza e quelli per l’età adulta, anche in relazione all’aumento di prevalenza e all’uso dei farmaci che si sta registrando”.
Di Sciascio e Vita riservano il messaggio finale a una raccomandazione, quella a “non interrompere trattamenti prescritti dai servizi specialistici senza aver prima consultato gli stessi, e, per i genitori, agli psicofarmaci lasciati incustoditi nell’armadietto dei medicinali”.


