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giovedì 20 Novembre 2025
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Antibiotici, Iss: “In Italia tassi di resistenza ancora alti, ma piccoli segni di miglioramento”

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Roma, 21 novembre – La conferma dell’alto tasso di antibioticoresistenza che si registra in Italia rispetto a molti altri Paesi della Ue, confermato dal recente Rapporto OsMed 2024 sull’uso dei farmaci pubblicato da Aifa  deve sicuramente spingere ad azioni di contrasto più convinte ed efficaci, ma non dove far passare sotto silenzio i piccoli segni di miglioramento rispetto al passato.

A evidenziarli e presentarli, in occasione della Settimana mondiale della consapevolezza sugli antibiotici, hanno provveduto le sorveglianze coordinate dall’Istituto superiore di sanità, in una sessione dedicata del terzo meeting annuale del progetto di partenariato esteso organizzato dalla Fondazione Inf-Act (Hub del Partenariato Esteso) e dall’Istituto superiore di sanità (Spoke 4), nato per rendere l’Italia un Paese capace di affrontare con maggiore prontezza ed efficacia le malattie infettive emergenti.

È stato rilevato, ad esempio, che nel 2024 le percentuali di resistenza alle principali classi di antibiotici per gli otto patogeni sotto sorveglianza (ovvero Staphylococcus aureus, Streptococcus pneumoniae, Enterococcus faecalis, Enterococcus faecium, Escherichia coli, Klebsiella pneumoniae, Pseudomonas aeruginosa e Acinetobacter species) continuano a mantenersi elevate, tuttavia per alcune combinazioni patogeno-antibiotico si continua a osservare un andamento sostanzialmente stabile rispetto agli anni precedenti, con l’eccezione dell’Enterococcus faecium resistente alla vancomicina per cui l’andamento invece è in continuo preoccupante aumento. Per quanto riguarda il consumo di soluzione idroalcolica negli ospedali è diminuito il calo visto negli ultimi anni, ma la media rimane molto al di sotto della soglia considerata ottimale.

“Oggi, nel nostro Paese, l’antibiotico-resistenza causa circa 12mila decessi ogni anno, pari a un terzo di tutti i decessi registrati tra i pazienti ricoverati in ospedale. Questi numeri non sono meri dati statistici: rappresentano persone, famiglie, comunità colpite da malattie che, in buona parte, avremmo potuto evitare o curare efficacemente” ha affermato il presidente dell’Iss, Rocco Bellantone (nella foto).

“Non è un caso che quest’anno lo slogan scelto dall’Oms per la settimana della consapevolezza sul problema dell’antibiotico-resistenza sia proprio È ora di agire: proteggiamo il nostro presente, difendiamo il nostro futuro”  ha sottolineato il direttore generale dell’Iss, Andrea Piccioli. “Abbiamo dinanzi a noi una sfida grande, complessa, difficile. Dobbiamo trasformarla in un’opportunità per costruire sistemi nazionali più robusti, interconnessi e resilienti contro le terapie sanitarie transfrontaliere”.

“Il tema della resistenza agli antibiotici va affrontato nella sua complessità” ha aggiunto Anna Teresa Palamara (nella foto), che dirigeil Dipartimento di Malattie infettive dell’Iss. “Serve uno sforzo collettivo per preservare l’efficacia degli antibiotici che sono l’arma più preziosa che abbiamo per combattere le malattie, e i numeri ci dicono che, anche se rimangono delle situazioni critiche da affrontare – ha concluso – si cominciano a vedere i primi frutti degli sforzi fatti in questo senso”.

Nell’ambito del progetto Inf-act, all’interno del Research Node 4, l’Iss, con l’obiettivo di rafforzare la sorveglianza genomica della resistenza agli antibiotici su scala nazionale, ha rafforzato l’attività di sequenziamento dell’intero genoma e sviluppato pipeline bioinformatiche per l’analisi genomica delle principali specie batteriche resistenti agli antibiotici, inclusi nella lista prioritaria dell’Oms, responsabili di infezioni in tutti gli ambiti di assistenza sanitaria e in comunità.

Il progetto Inf-act ha inoltre favorito le collaborazioni tra gruppi di lavoro del settore umano, veterinario e ambientale per studi di genomica intersettoriale finalizzati alla comprensione delle dinamiche dell’antibiotico resistenza all’interfaccia uomo-animale-ambiente.

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