Roma, 2 dicembre – Passi avanti per l’introduzione della figura dell’assistente infermiere nei contesti sanitari e socio-sanitari, pubblici e privati. La Conferenza delle Regioni ha lo scorso 27 novembre la proposta di Piano strategico che definisce linee guida e crono-programmi collegati all’attuazione del decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 28 febbraio 2025 che ha istituito il nuovo profilo, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 21 giugno 2025.
L’istituzione della figura dell’assistente infermiere nasce con l’obiettivo principale e prioritario di porre rimedio all’enorme e annoso problema della carenza di infermieri nel nostro sistema sanitario, criticità tanto grave quanto ancora irrisolta. La nuova figura professionale dovrebbe infatti farsi carico di alcune delle mansioni che ora sono affidate esclusivamente agli infermieri, liberando questi ultimi dalle incombenze di base più semplici (come ad esempio la misurazione dei parametri vitali e la somministrazione di ossigeno) per concentrarsi su attività più complesse e di programmazione.
Una scelta che però ha innescato un dibattito acceso all’interno del settore e, più in generale, nell’intera sanità. I sindacati e le associazioni di categoria che tutelano gli interessi degli infermieri non sono infatti concordi nel giudizio dell’introduzione di questa nuova figura: per Nursing Up, sigla sindacale che rappresenta circa il 7% degli infermieri, si tratta di “un’operazione che rischia di compromettere ulteriormente la qualità dell’assistenza sanitaria e il riconoscimento professionale degli infermieri”.
La Fnopi, la Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche, ritiene invece che si tratti di una riforma necessaria per risolvere la carenza di personale ed esclude rischi di confusione di ruoli, dal momento che l’assistente infermiere dovrà svolgere “mansioni semplici, dove non c’è autonomia decisionale e che non richiedono competenze mediche specializzate, senza sostituire la figura dell’infermiere”.
Le posizioni restano molto divergenti, ed è comunque piuttosto largo il campo di chi – tra alcuni sindacati e associazioni di categoria – si è schierato contro l’arrivo della nuova figura professionale, ritenendola una soluzione solo di breve termine al problema della carenza di infermieri. La preoccupazione più forte è diffusa è che, così com’è stata pensata, la figura dell’assistente infermiere potrebbe in realtà peggiorare la qualità del servizio sanitario, perché permetterebbe alla sanità pubblica di sostituire il lavoro degli infermieri con quello di personale meno specializzato, di cui tra l’altro non sono ancora chiare – almeno al momento – le responsabilità e le tutele giuridiche.


