Roma, 9 novembre – La Federazione nazionale parafarmacie italiane scende in campo insieme alla Conad per sostenere la battaglia sulla liberalizzazione dei medicinali di fascia C. I farmacisti di parafarmacia supporteranno l’ iniziativa Liberalizziamoci, con l’ obiettivo di sensibilizzare i cittadini e raccogliere firme per una petizione indirizzata al presidente del Consiglio e ai ministri della Salute e dello Sviluppo economico, affinché la vendita dei farmaci di fascia C sia allargata alle parafarmacie.
La decisione – spiega una nota rilanciata da AdnKronos – è stata presa dopo un incontro tra il presidente della Federazione nazionale parafarmacie italiane, Davide Gullotta, e l’ amministratore delegato di Conad, Francesco Pugliese. “I nostri farmacisti sono iscritti allo stesso Albo professionale, hanno conseguito la stessa laurea, hanno uguale ruolo e competenze rispetto a coloro che lavorano nelle farmacie” sottolinea Gullotta. “A ben oltre 6 anni dalla nostra nascita oggi siamo un valido presidio sanitario, un interfaccia serio che con elevata professionalità dispensa consigli al cittadino consumatore: il nostro migliore biglietto da visita infatti sono i nostri clienti. Ed è per questo che scendiamo in prima linea di fianco a un alleato importante come la Conad, che fa di questa politica il suo obiettivo primario”.
La campagna Liberalizziamoci della Conad, lanciata alla fine dello scorso mese di ottobre, prevede una raccolta di firme sia on line, su un apposito sito creato per l’occasione, sia nelle parafarmacie interne ai punti di vendita (la Conad ne ha attivate fin qui 97) sia nei punti di vendita della catena. Per affiancare e sostenere l’acquisizione delle firme, Conad ha anche avviato un’intensa attività di sensibilizzazione e comunicazione – attraverso i social media, i quotidiani di informazioni e le pubblicazioni aziendali – destinata a opinione pubblica e istituzioni.
Il messaggio che l’azienda prova a far passare è che dall’estensione della vendita dei farmaci di fascia C a parafarmacie e corner Gdo deriverebbe un aumento della convenienza, insieme a un aumento dell’offerta sul territorio. La linea di comunicazione secondaria della campagna (che per gli “alleati” della Fnpi è invece assolutamente prioritaria) è che liberalizzare i farmaci di fascia C significherebbe tutelare la dignità professionale dei farmacisti che esercitano nelle parafarmacie, ai quali va consentito di competere (come ha più volte sostenuto l’AD Conad Pugliese) “in un mercato aperto e con regole chiare e uguali per tutti.”
Ma Federfarma confuta le argomentazioni del gigante della Gdo, liquidandole come “roba già sentita e soprattutto smentita“, in particolare a proposito dei presunti risparmi. Al riguardo, il sindacato dei titolari cita l’Aifa e i dati dell’Osmed, secondo i quali nel 2008, 18 mesi dopo il decreto Bersani che istituì le parafarmacie, la spesa per Sop e Otc ha toccato i 2 miliardi di euro per un totale di 311 milioni di confezioni consumate; nel 2011, ovvero tre anni più tardi, la spesa era cresciuta a 2,1 miliardi, ma le confezioni consumate calate a 300 milioni. Una dimostrazione incontrovertibile, secondo Federfarma, di come non solo la liberalizzazione non ha prodotto risparmi ma ha anzi fatto spendere qualcosa in più alle famiglie.
Il vero obiettivo di Conad, secondo la sigla dei titolari, sarebbe in realtà un altro: usare poche centinaia di farmaci di fascia C con ricetta (le referenze totali sono 3.800: impensabile che Conad decida di renderle tutte disponibili nei propri corner) ) “per abbagliare la clientela”. Lo scenario che prefigura Federfarma è quello di qualche decina di prodotti venduti con prezzi-civetta, pretesto per strategie di comunicazione “aggressive” volte a dimostrare la presunta convenienza di Conad rispetto ad altri canali, nel caso di specie le farmacie. Che però – fa rilevare Federfarma – i farmaci li detengono e li rendono disponibili tutti, in 18 mila esercizi (non 97) aperti in ogni località del Paese, anche la più remota, dove la Gdo non arriverà mai, ogni giorno dell’anno e a ogni ora del giorno e della notte.
Per Federfarma, insomma, quella di Conad, lungi dall’essere una campagna “pro-cittadino”, altro non è che una strategia commerciale funzionale alla ricerca di maggiori fatturati e profitti, con i farmaci utilizzati come uno specchietto per le allodole per attrarre clientela e consentire lauti ritorni commerciali sugli acquisti delle svariate altre migliaia di referenze, a partire dagli alimentari, disponibili nei grandi spazi del colosso della grande distribuzione organizzata.
La “disfida” sulla fascia C, però, vede in campo non solo i corner Gdo ma (appunto) anche le parafarmacie, che non sono 97 ma diverse migliaia, e che (non foss’altro che per dimensioni, modus operandi e possibilità) è problematico far rientrare nello schema delle contro-argomentazioni di Federfarma riferite alla grande distribuzione. Anche perché il tema forte delle rivendicazioni dei farmacisti delle parafarmacie è a ben vedere un altro e riguarda la differenza di trattamento, considerazione e opportunità riservati – a proposito della vendita della fascia C – a farmacisti con profilo professionale, competenze, obblighi e doveri del tutto sovrapponibili.
In questo senso, l’alleanza che Fnpi ha ufficialmente stretto con Conad potrebbe anche non rivelarsi una buona mossa, stante le differenti natura e urgenza delle rispettive istanze pro-liberalizzazione. Il “sodalizio” tra Gdo e parafarmacie, infatti, offre non solo un pretesto ma anche argomenti a quanti, sui media di settore e non solo, hanno già sostenuto nei mesi scorsi che le parafarmacie altro non siano che una specie di “mosca cocchiera” degli interessi della Gdo. Un giudizio che – prescindendo dalla sua fondatezza – potrebbe ora trovare ancora più spazio e condivisione di quanti ne abbia avuto finora.