Legge stabilità, conferma dall’incontro Governo-Regioni: il Fsn 2016 sarà di 111 mld

Legge stabilità, conferma dall’incontro Governo-Regioni: il Fsn 2016 sarà di 111 mld

Roma, 14 ottobre – Dalla ridda di numeri forniti nelle scorse settimane sull’entità del Fondo sanitario nazionale per il 2016  era risultato già abbastanza chiaro. Ma ora, dopo l’ultimo incontro tra Governo e Regioni (tema obbligato, la legge di stabilità del prossimo anno), è diventato chiarissimo: con tanti saluti alle rassicurazioni dei vari nei fatti una decurtazione secca di due miliardi nazionale. L’asticella sarà infatti fissata  a 111 miliardi, contro i 113 miliardi previsti dall’accordo Governo-Regioni di agosto e poi confermati non nel Giurassico ma appena qualche giorno fa dalla nota di aggiornamento al Def.
Ma – a dimostrazione che più che la forza e la verità dei fatti, per la politica di oggi conta il modo in cui i fatti vengono rappresentati, c’è chi (come la presidente del Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani) non esita ad affermare che, per i finanziamenti alla sanità,  nel 2016 “si riceverà un aumento e si chiuderà a 111 miliardi di euro.”
Il che, si badi, tecnicamente non è una bugia, se il raffronto viene fatto con il Fsn 2015, falcidiato peraltro dai “famigerati” 2,35 miliardi della riduzione operata dal dl Enti locali ratificando un più che sofferto accordo tra Regioni e Governo. Ma quella della Serracchiani diventa un’affermazione scollata dalla realtà se – come fanno tutti i suoi colleghi “governatori”  – il raffronto viene fatto più correttamente non già e non tanto con i già citati 113 miliardi indicati nella nota di aggiornamento del Def, ma con le effettive esigenze delle Regioni, che già sarebbero “coperte” a fatica da 113 miliardi originariamente indicati, figurarsi da 111.
Quasi olimpica la replica di Serracchiani: “Intanto, siamo sicuri che il Fsn 2016 sarà di 111 miliardi, poi bisognerà fare un ragionamento in più con il governo.”
Ragionamento che – è sembrato di capire – sarà tutto concentrato su 2,2 miliardi di tagli dovuti a manovre pregresse dei precedenti Governi che ancora”ballano”.
Proprio la possibilità (o speranza) che il governo riesca a recuperare risorse per ridurre questo taglio induce almeno per ora qualche presidente di  Regione a non forzare i toni. “C’è un approccio positivo del governo nel ridurre questa forbice di  2,2 miliardi di euro – ha spiegato ad esempio il presidente della Basilicata Marcello Pittella, riferendosi alla ulteriore sforbiciata legata alle manovre  pregresse. “L’incontro con il sottosegretario Claudio De Vincenti è stato sereno, costruttivo e positivo. Ne esco non totalmente avvilito, ma cautamente ottimista. C’è una sentenza della Corte costituzionale che restituisce un miliardo alle Regioni e c’e’ una ulteriore manovra sui residui che il MEF sta provando a definire. Il taglio pregresso da 2,2 miliardi, insomma, potrebbe scendere a 1,2 miliardi, e anche di più. C’è poi una partita relativa ai bond che potremo recuperare e affrontare per metà novembre. Ci sono insomma più tappe, vediamo come si chiude”.
Tiene invece il punto della richiesta di maggiori risorse il presidente della Conferenza, Sergio Chiamparino: “Nell’incontro con il Governo, abbiamo ribadito che sono indispensabili ulteriori risorse: servono almeno due dei tre miliardi previsti di aumento del fondo”  ha dichiarato Chiamparino subito dopo l’incontro con i rappresentanti del governo tenutosi nella mattinata di ieri. “Senza questi, infatti, è difficile far fronte anche alle richieste di accesso ai farmaci innovativi, all’implementazione dei livelli essenziali di assistenza e al rinnovo dei contratti“.
Più o meno sulla stessa falsariga si colloca il vicepresidente della Conferenza Giovanni Toti.  “Spero che qualcosa possa ancora essere guadagnato per il fondo sanitario ma parliamo di briciole. La stretta alla spesa delle Regioni c’è, alcuni strumenti tecnici potrebbero solo mitigarne l’impatto” ha affermato il governatore della Liguria, che poi ha allargato il discorso, con un cenno alla riforma costituzionale approvata ieri in terza lettura a Palazzo Madama.  “Continua una politica dei tagli che ci porterà a doverci sedere a un tavolo per discutere su quali poteri restano alle Regioni dopo la brutta riforma al Senato. Se le risorse non ci sono l’autonomia finisce. Al netto questa manovra riduce la possibilità di spesa delle Regioni ormai ai limiti del chiarimento politico necessario. Bisognerà sedersi con questo governo e capire cosa pensano di fare delle autonomie locali.”
Gli esiti dell’incontro Governo-Regioni di ieri hanno suscitato qualche eco (non positiva) anche all’esterno.  “Il Fondo sanitario nazionale è ancora usato come bancomat” ha detto ad esempio Stefano Cecconi, responsabile delle Politiche della Salute della Cgil nazionale. “Con la legge di stabilità, il Fondo sanitario 2016 scende da 113 a 111 miliardi; sarebbe questo il risultato della cosiddetta trattativa tra Governo e Regioni?”.
Secondo Cecconi, la verità è che “con Renzi continua la politica dei tagli a un settore strategico, che invece di essere protetto e sostenuto viene utilizzato come un bancomat”.
Il diritto alla salute e alle cure non è evidentemente una priorità del Governo, nonostante gli annunci. Dopo il decreto taglia-prestazioni – conclude il dirigente sindacale – si assesta un nuovo colpo alla sanità pubblica. Serve una mobilitazione adeguata”.

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