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venerdì 19 Aprile 2024
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Scontro Regioni-Governo, Chiamparino: “Lascio la presidenza della Conferenza”

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Roma, 23 ottobre – La Legge di stabilità, segnatamente il finanziamento del Fondo sanitario nazionale, continua a rappresentare la  mina vagante dei rapporti tra Governo e Regioni, probabilmente giunti allo show down finale, dopo le dimissioni dal suo ruolo di presidente della Conferenza delle Regioni annunciate ieri da Sergio Chiamparino, anche se subito congelate almeno fino alla chiusura della partita sulla legge di bilancio.
I governatori, che ieri si sono incontrati a Roma per una seduta straordinaria sulla Legge di stabilità, senza peraltro disporre ancora del testo del provvedimento, non ha ancora reso noto dal Governo, hanno chiaramente dimostrato di non gradire molto né il giudizio espresso non più tardi di due giorni fa dalla titolare della Salute, Beatrice Lorenzin (“Un errore fatale affidare la sanità alle Regioni”, aveva detto la ministra), né la decisione – chiaramente e reiteratamente espressa dallo stesso premier Matteo Renzi – di destinare al Fsn 2016 “solo” 111 miliardi, in luogo dei 113 e spiccioli previsti dal precedente accordo tra Governo e Regioni, confermato appena qualche settimana fa dalla nota di aggiornamento al Def.
Ma andiamo con ordine: la risposta a Lorenzin è stata tranchant: “Riprendo e faccio mia la sfida lanciata dal presidente della Toscana Enrico Rossi ” ha detto Chiamparino. “Se il governo ha lo stesso giudizio della Lorenzin e pensa che è stato un errore affidare la sanità alle Regioni, allora se la riprenda pure e la gestisca. Tra  cinque  anni vedremo se avrà fatto meglio.
“Le dichiarazioni del ministro Lorenzin – ha aggiunto il presidente del Piemonte  – oltre al giudizio in sé sulla questione sanitaria, sono anche una cartina di tornasole dell’opinione che ha il governo sul sistema delle Regioni e sul loro ruolo”. Chiamparino è poi tornato a spiegare che nella legge di stabilità, per quello che riguarda la sanità,  “c’è un aumento di 1 miliardo rispetto ai 3 previsti dall’accordo pluriennale. Ma questo miliardo sembrerebbe vincolato per 800 milioni alla definizione dei nuovi Lea”. Poi, ha aggiunto, ci sono le questioni del rinnovo dei contratti nel settore sanità, che valgono circa 400 milioni, poi quelle dei farmaci innovativi e delle vaccinazioni. “Il governo chiarisca se queste risorse stanno nel Fondo sanitario o meno, perché comporta una differenza significativa per il bilancio delle Regioni. La risposta a questi quesiti – ha sottolineato  il presidente del Piemonte –  non è irrilevante per capire se questo miliardo in più inserito nella legge di Stabilità è capiente o no”.
In ordine alle sue dimissioni dalla presidenza della  Conferenza delle Regioni, Chiamparino ha affermato di averle rassegante per questioni collegate al giudizio della Corte dei Conti sul bilancio della Regione Piemonte, questioni  che reclamano tutto il suo lavoro e le sue energie.
Ho rassegnato le dimissioni da presidente della Conferenza non per la Legge di stabilità” ha detto Chiamparino “ma perché è evidente – che dopo il giudizio di parificazione della Corte dei Conti, che ha riscontrato un disavanzo di 5,8 miliardi nel 2014 per il Piemonte – una Regione che ha una situazione di bilancio di questo genere non può essere quella che rappresenta le altre Regioni.  Da artigliere di montagna, sono convinto che l’esempio sia importante.”
Le dimissioni, definite “comunque irrevocabili”,  potrebbero costringere le Regioni, nel prossimo gennaio, a dover eleggere un nuovo presidente. Bisogna però sottolineare che il gesto di Chiamparino è un preciso  segnale lanciato al Governo su un punto che, dopo il Piemonte, rischia di mettere in ginocchio parecchie amministrazioni regionali e ripropone l’urgenza di una norma “salva Regioni”.
La questione, infatti, non riguarda solo quella Regione, che è stata semplicemente la prima  a incappare nel procedimento di parificazione del bilancio. A chiarirlo è intervenuta Alessandra Sartore, coordinatore vicario della Commissione Bilancio in Conferenza delle Regioni, che ha la delega sulle materie finanziarie nella Giunta della regione Lazio presieduta da Nicola Zingaretti: “Non c’è nessun buco, si tratta di un problema contabile. Una sentenza della Corte Costituzionale ha indicato una nuova modalità di contabilizzazione per le anticipazioni in bilancio derivanti da mutui contratti col ministero dell’Economia” ha spiegato Sartore. “Una modalità diversa da quanto era stato fatto in passato. Ma è materia dello Stato, è il legislatore statale che deve fare la norma, in un decreto legge o in un emendamento”.
In questo intreccio di problemi che si sommano e sovrappongono ad altri, la situazione già difficile dei rapporti tra Stato e Regioni rischia di diventare esplosiva, anche se lo stesso Chiamparino, nella conferenza stampa di ieri, ha provato a stemperare il clima, sostenendo che il giudizio dei presidenti delle Regioni sulla Llegge di stabilità è quello di voler vedere più gli aspetti positivi che quelli negativi.
“Pensiamo che il bicchiere sia più mezzo pieno che mezzo vuoto” ha detto infatti  il presidente piemontese. “Il giudizio ha elementi positivi anche per le Regioni per l’extrasanità, in particolare sul pareggio di bilancio, con la possibilità di liberare risorse per gli investimenti. In tal senso è stata accolta una nostra richiesta”.
Il taglio dei trasferimenti alle Regioni contenuto nella legge di stabilità ammonta a circa un miliardo. “Il taglio – spiega Chiamparino – è sceso a 900 milioni e c’è la possibilità di neutralizzarlo completamente se dovessero andare in porto alcune operazioni di riacquisto dei bond delle Regioni”.
“Sui tagli extra sanità – ha aggiunto – ponemmo la questione dei 2,2 miliardi di euro di tagli delle passate manovre; su questo sembra esserci una neutralizzazione da 1,3 miliardi di euro; dunque più della metà del taglio è neutralizzato. Attraverso poi un meccanismo legato al riacquisto dei bond da parte delle Regioni, anche una parte di questi tagli potrebbe essere coperta. Quindi il taglio dovrebbe essere sceso a 900 milioni”.
Più critico sulla Legge di Stabilità il presidente della Liguria (e vicepresidente della Conferenza) Giovanni Toti. “Questa Legge di stabilità non porterà quell’espansione che il Governo promette al Paese. Non c’è una reale riduzione delle tasse, ma semmai c’è uno spostamento di poste di bilancio” ha detto Toti, secondo il quale  “non c’è una reale spending review al netto di quella imposta agli enti locali ed è tutta fatta in deficit.  Ci sono, dal punto di vista normativo, degli elementi positivi” ha riconosciuto il presidente ligure “come le modalità di scrittura della gestione dei bilanci e la parte relativa ai cofinanziamenti europei”.
“Quando vedremo il testo – ha concluso  però Toti  – quello che appare un miliardo in più in sanità sarà una riduzione di poste e la capacità di investimenti delle Regioni e la discrezionalità nelle politiche ne viene così compromessa”.

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