Roma, 27 ottobre – Il mondo dell’omeopatia reagisce e si difende dalle accuse di Silvio Garattini (cfr. RIFday Mattinale di ieri), che nel suo ultimo libro, eloquente fin dal titolo (Acqua fresca? Tutto quello che bisogna sapere sull’omeopatia, Sironi editore), torna a stroncare questa pratica terapeutica, alla luce delle molte ricerche scientifiche che comprovano l’assenzadi effetti.
A scendere in campo per difenderla sono gli stessi medici omeopati, che ovviamente non ci stanno a veder delegittimata una medicina seguita dal 4% della popolazione italiana e, per di più, sulla base di “un libretto di sole 150 pagine scritto a ben sei mani, tutte provenienti dallo stesso Istituto privato di ricerca: il Mario Negri di Milano”, che “ignora le ultime ricerche scientifiche in materia” e si distingue soltanto, a giudizio di Siomi, per la sua “voluta approssimazione”,
Gli autori del libro, secondo Simonetta Bernardini, presidente della Società italiana di Omeopatia e Medicina integrata (Siomi), “dovrebbero sapere che in una diluizione 5CH di un medicinale omeopatico si agitano miliardi di molecole di principio attivo”. Così come “dovrebbero aver letto di un nuovo filone di ricerca scientifica della farmacologia convenzionale, la cosiddetta farmacologia delle microdosi” e dovrebbero snche “conoscere l’ormesi, fenomeno la cui dimostrazione è ventennale ed è riportata su tutti i più moderni libri di farmacologia, secondo il quale l’efficacia di un farmaco dipende qualitativamente e quantitativamente dalla sua concentrazione.” Ancora, prosegue la nota pubblicata ieri sul sito Siomi, i farmacologi del Mario Negri “dovrebbero essere a conoscenza che utilizzando le loro stesse tecniche di ricerca scientifica (DNA microarray, PCR, etc.) è stata dimostrata in maniera incontrovertibile una azione significativa e rilevante sui geni delle cellule prodotta da sostanze in microdosi.”
L’omeopatia, sottolinea Bernardini, lungi dall’essere acqua fresca, si basa su “effetti biologici di sostanze in dosi, che sono ordini di grandezza più bassi di quella che si è soliti utilizzare nella farmacologia convenzionale, che si fonda su un modello, peraltro, sviluppato oltre un secolo fa e mai più aggiornato”.
“L’aver voluto ignorare tali ricerche, che ultimamente sono state estese con conferme positive finanche ai medicinali omeopatici cosiddetti ultralow, cioè privi di molecole, è particolarmente grave e, a nostro giudizio, può qualificare da solo tale pubblicazione” conclude duramente la nota.