Roma, 30 ottobre – Si potrà discutere se, a proposito di coerenza, avesse ragione Oscar Wilde, che la bollava come la virtù degli imbecilli, oppure Francis Bacon, che la riteneva invece il fondamento di tutte le virtù, come ricorda anche l'(in)citazione di oggi del nostro giornale.
È però fuori da ogni discussione che – almeno a proposito di farmacie – l’Autorità garante della concorrenza e del mercato (presieduta da Giovanni Pitruzzella, nella foto) è assolutamente coerente e batte da sempre sullo stesso tasto, indipendentemente da chi la presiede pro-tempore: nel sistema delle farmacie italiane vanno introdotti ulteriori elementi di liberalizzazione, eliminando alcuni vincoli che ancora resistono, in particolare le restrizioni all’apertura di nuove farmacie e quelle relative alla riserva di vendita di alcune classi di farmaci.
Pitruzzella, audito ieri in Senato dalla 10a Commissione, impegnata nell’esame del ddl Concorrenza, è tornato a ribadire con nettezza le posizioni dell’Antitrust in materia di farmacie. E lo ha fatto con l’esplicito invito ai senatori a fare di più di quanto prevede l’attuale formulazione del provvedimento, all’interno del quale, a suo giudizio, andrebbero inserite norme per superare il contingentamento del numero delle farmacie e per allargare la vendita dei farmaci di fascia C con ricetta anche negli altri esercizi (parafarmacie e corner GDO) abilitati alla vendita di farmaci.
Una riproposizione pedissequa, in buona sostanza, di quanto sempre sostenuto, da ultimo nella relazione a Governo e Parlamento del luglio 2014, le cui raccomandazioni sono state peraltro la base su cui il Governo ha poi formulato il testo del provvedimento ora in discussione in Senato.
Nel suo intervento (del quale rendiamo disponibile il Pdf con il testo integrale in questa pagina) Pitruzzella non manca di esprimere il suo apprezzamento a Governo e Parlamento “per aver dato attuazione per la prima volta alla previsione di legge del 2009, relativa all’adozione annuale di un disegno di legge per la concorrenza, che, in linea con gli auspici dell’Autorità, interviene in molti settori rilevanti per l’economia”, ma subito dopo non manca di evidenziare le misure che abdrebbero ancora aggiunte. Al riguardo, il presidente dell’Autorità chiama in causa anche le misure sulle farmacie, ricordando che “quando si parla di liberalizzazione delle farmacie, ci si riferisce in sostanza a tre aspetti: la liberalizzazione del numero di farmacie; la liberalizzazione della proprietà delle farmacie; la liberalizzazione della vendita dei farmaci.”
Quello della distribuzione dei farmaci, ha riconosciuto Pitruzzella, è un settore nel quale l’Italia, negli ultimi anni, ha fatto passi in avanti, come comprova ad esempio l’abbassamento del quorum farmacie-abitanti disposto dal Governo Monti. Ma “tali disposizioni non si traducono necessariamente e direttamente in un incremento della concorrenza di prezzo e/o di qualità” ha detto il presidente Agcm, aggiungendo che, per raggiungere questo risultato, “l’Autorità ritiene necessario che siano rimosse tutte le restrizioni all’apertura di nuove farmacie e che siano superati gli attuali limiti concernenti la possibilità per un unico soggetto di assumere la titolarità di più licenze.”
Se la previsione delle norme che aprono la proprietà delle farmacie alle società di capitali e aboliscono il tetto massimo di quattro farmacie di cui un soggetto può essere titolare è giudicata positivamente, nell’ambito dell’eliminazione dei vincoli allo svolgimento dell’attività restano invece “ancora inascoltate” osserva Pitruzzella “le proposte dell’Autorità con riguardo all’esigenza di superare l’attuale sistema di contingentamento del numero di farmacie presenti sul territorio nazionale attraverso la trasformazione dell’attuale numero massimo in numero minimo, così da eliminare un vincolo allo svolgimento dell’attività economica, continuando a garantire la copertura del territorio.”
La stessa facoltà di trasferimento, introdotta alla Camera, concessa alle farmacie soprannumerarie dei comuni più piccoli “sembra essere ancora basata” osserva il presidente Agcm “su un meccanismo di contingentamento numerico, del quale l’Autorità auspica il definitivo superamento.“
Se la maggiore liberalizzazione degli orari e turni di apertura delle farmacie – stabiliti dalle autorità competenti – come “livello di servizio minimo”, rispetto al quale i titolari delle farmacie possono prevedere orari e periodo di apertura aggiuntivi rispetto a quelli obbligatori, è promossa da Pitruzzella a pieni voti, ben diverse sono le valutazioni sulle (mancate) misure in materia di liberalizzazioni dei farmaci.
Il presidente dell’Antitrust ha voluto infatti ribadire, al riguardo, “l’auspicio che il processo di liberalizzazione della distribuzione dei farmaci possa proseguire non solo attraverso un ampliamento del numero degli esercizi e un loro rafforzamento (anche attraverso forme innovative di business), ma anche consentendo la vendita al di fuori della farmacia, e sempre alla presenza di un farmacista, dei medicinali di fascia C che sono soggetti a prescrizione medica, ma il cui costo è a carico del paziente. ”
“Come ho già avuto modo di evidenziare nel corso della audizione alla Camera” ha sottolineato Pitruzzella “la ‘liberalizzazione’ della vendita dei farmaci di fascia C costituisce una misura che consentirebbe un incremento delle dinamiche concorrenziali nella fase distributiva di tali prodotti, con indubbi benefici per i consumatori anche in termini di ampliamento della ‘copertura distributiva’, non più rappresentata dalle sole farmacie, ma arricchita dai punti vendita della grande distribuzione o dalle parafarmacie presenti nel territorio. “Infatti, laddove venga in ogni caso prevista la presenza di un farmacista nel punto vendita la tutela della salute non verrebbe in alcun modo intaccata” ha concluso il presidente Antitrust, per concludere, in un passaggio che suona a tutti gli effetti come una precisa sollecitazione ai senatori a rivedere li testo del dd, che “la liberalizzazione dei farmaci di fascia C è quindi un tema sul quale sarebbe opportuno uno specifico intervento in sede di esame del disegno di legge.”