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martedì 17 Giugno 2025
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Piano vaccini, sì con riserva delle Regioni ma frena il MEF: vuole capire quanto costa

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Roma, 6 novembre – Fumata grigia per il Piano nazionale Vaccini 2016-18 del ministero della Salute, approvato ieri mattina dai presidenti delle Regioni ma non dalla Conferenza Stato-Regioni. Se i governatori, infatti, hanno espresso un parere favorevole, sia pure condizionato alla verifica delle priorità e dei fondi contenuti nel Piano stesso e con la proposta di costituire un tavolo con lo Stato per valutare sia le priorità sia la sostenibilità finanziaria, la Stato-Regioni ha passato la mano, a causa del rinvio chiesto (a sorpresa) dal ministero dell’Economia per approfondire ”alcuni aspetti tecnici”, legati all’impatto finanziario del provvedimento.
La richiesta di rinvio sul provvedimento sui vaccini è motivata da ragioni tecniche” ha spiegato il sottosegretrio del MEF Pier Paolo Baretta. “Il testo è complesso e il tempo per analizzarlo è stato scarso. Ne parleremo col ministero della Salute per condividere la relazione tecnica e pensiamo di concludere positivamente entro la prossima conferenza straordinaria”.

Dello stesso tenore la valutazione del coordinatore degli assessori regionali al Bilancio, Massimo Garavaglia: ”L’intesa verrà prevedibilmente trovata nel corso della prossima Stato-Regioni” ha spiegato ” ma in ogni caso bisogna dare al governo il tempo necessario per fare gli approfondimenti circa l’impatto finanziario sul piano dei vaccini”.
La frenata del dicastero economico, insomma, sarebbe motivata dalla necessità di capire meglio quali siano i nuovi costi del Piano (stimati, per tutti i vaccini inseriti nel calendario vaccinale, secondo il prezzo corrente, a regime e con il raggiungimento dei tassi di copertura, intorno a 620 milioni di euro), e a quanto ammontino le risorse effettivamente disponibili, laddove esse debbano trovare capienza (come sembrerebbe) nei famosi 111 miliardi “all in” del Fondo sanitario 2016.

In ordine agli altri contenuti del Piano, spicca la previsione dell’obbligatorietà delle vaccinazioni per potersi iscrivere a scuola, dovrà ovviamente essere regolata da appositi interventi di aggiornamento delle norme attuali.

”Tale percorso – si legge al riguardo nel testo del nuovo Piano vaccini – sarà approfondito e dal nuovo piano potrà essere generata una
normazione aggiornata, garantendo, peraltro, la protezione degli individui e delle comunità, con misure correlate, come, ad esempio, l’obbligo di certificazione dell’avvenuta effettuazione delle vaccinazioni previste dal calendario per l’ingresso scolastico”.

Sul punto il capogruppo Pd in Commissione Affari sociali della Camera, Donata Lenzi, ritiene più praticabile l’ipotesi di limitare l’obbligo di vaccinazione solo per asili nido e scuole materne.
Per introdurre queste misure, si legge ancora nel piano vaccini, sarà necessario anche un controllo continuo ”delle possibili violazioni del supporto alla pratica vaccinale e dell’offerta attiva delle vaccinazioni da parte dei medici e del personale sanitario dipendente e convenzionato con il servizio sanitario nazionale. Saranno concertati percorsi di audit e revisioni tra pari, con la collaborazione degli ordini professionali e delle associazioni professionali e sindacali che possano portare anche all’adozione di sanzioni disciplinari o contrattuali se se ne ravvisa l’opportunità”.

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