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martedì 17 Giugno 2025
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Ricerca: molte parole, pochi fatti: a rischio le sperimentazioni sui farmaci

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Roma, 11 marzo – “Tanti annunci e tante parole, ma gli interventi del Governo a favore della ricerca, nei fatti, li stiamo ancora aspettando.”

Nonostante l’annuncio dello sblocco dei finanziamenti Aifa alla ricerca indipendente, è un rilievo estremamente critico quello con il quale Mauro Campanini, presidente nazionale della Federazione delle associazioni dei dirigenti ospedalieri internisti (Fadoi), ha aperto ieri il 4° Convegno nazionale sulla ricerca da promotori no-profit, al quale partecipano Al Convegno sulla Ricerca no-profit hanno partecipato istituzioni, ricercatori, direzioni generali e sanitarie degli ospedali, comitati etici, associazioni di pazienti e aziende.

L’evento, ospitato nell’Auditorium del ministero della Salute, si propone di fare il punto, nel corso di due giorni di lavoro, sullo stato della ricerca clinica, in particolare di quella indipendente, che dal 2009 al 2014 ha subito la riduzione di circa il 50% (fonte Aifa) del numero delle sperimentazioni cliniche sui farmaci.

“Senza investimenti – ha sottolineato Campanini – è la ricerca sulle moltissime aree grigie che permangono nella diagnosi e nella terapia delle malattie a farne le spese. In Italia altre due zavorre che ostacolano la sperimentazione sono i lunghi iter burocratici e le carenze organizzative del sistema, che rendono il nostro Paese poco competitivo nel panorama della ricerca globalizzata”.

I risultati del VII Programma quadro per la ricerca e lo sviluppo tecnologico 2007-2013 dell’Ue sono un preciso indicatore delle difficoltà. L’Italia ha infatti ontribuito a questo programma con un finanziamento di quasi 6 miliardi, e ne sono rientrati meno di 4 a ricercatori che operano nel nostro Paese.

Le previsioni, del resto, non lasciano intravedere miglioramenti: l’Italia contribuirà al programma Horizon 2020 con 10 miliardi di euro, e se la tendenza attuale venisse confermata finirà per perderne almeno 3-4.

L’Italia investe in ricerca l’1,26% del Pil contro una media europea dell’1,98% e dell’Ocse del 2,4%. Come se non bastasse, se dal 2006 a oggi il taglio dei fondi agli atenei ha portato a quasi 20mila assunzioni in meno, dal 2010 al 2014 sono stati persi 1700 posti di specializzazione per laureati in Medicina.

Non c’è un’organizzazione sanitaria che garantisca agli operatori il tempo necessario per fare ricerca, e questo nonostante le tante eccellenze scientifiche che dovrebbero essere valorizzate. “La ricerca è una componente essenziale dell’attività ospedaliera” afferma Campanini “ma il personale sanitario si occupa quasi esclusivamente di assistenza, perché la ricerca non è considerata un parametro per misurare la performance degli operatori”.

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