Roma, 31 marzo – Un risparmio pari ad almeno 110 miliardi di dollari. È lo straordinario risultato che potrebbero centrare entro il 2020 i sistemi sanitari occidentali grazie ai farmaci biosimilari.
La stima viene da Ims – Institute for Healthcare Informatics e si fonda sulla felice combinazione tra una crescente fiducia verso questa classe di farmaci e l’esistenza di una pipeline (il “serbatoio” di prodotti allo studio e più o meno vicini alla rampa di lancio) sempre più promettente e robusta.
Secondo Ims, il mercato di biofarmaci che perderanno il loro brevetto fra il 2015 e il 2020 in Francia, Germania, Italia, Spagna, Gran Bretagna e Stati Uniti totalizzerà quota 47 miliardi di dollari. E con quasi 50 nuovi biosimilari che si accingono a sbarcare sul mercato, secondo le valutazioni degli esperti, la concorrenza “virtuosa” diventa praticamente inevitabile.
La previsione di un risparmio-monstre superiore ai 100 miliardi, tuttavia, non è davvero certa: molto dipenderà, soprattutto in Europa, dalle politiche farmaceutiche che verranno adottate nei vari Paesi, non tutti ugualmente pronti a beneficiare del potenziale offerto dai biosimilari.
“La storia di questi prodotti negli scorsi 10 anni è stata caratterizzata da un’accettazione lenta, con medici, pazienti e soggetti pagatori che mostravano un qualche grado di timore” segnala al riguardo Ims. “Questo potrebbe influire sul fatto che gli stakeholder non coglieranno le opportunità nei prossimi anni”.