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mercoledì 19 Marzo 2025
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Mnlf: “Rinnovo Ccnl farmacie, svolta decisa o la fuga dalla professione non avrà fine”

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Roma, 7 maggio – L’Italia, secondo quanto riporta Openpolis elaborando dati dell’Ocse, è l’unico Paese dell’Unione europea dove gli stipendi di tutti i lavoratori hanno subito una contrazione nel trentennio 1990-2020. Per quanto arbitrarie possano essere le comparazioni tra diversi Paesi, non si può in ogni caso fare a meno di osservare che – a fronte del “passo del gambero” dei compensi dei lavoratori italiani – in altri Paesi le cose sono andate molto diversamente: in Estonia, Lettonia e Lituania, ad esempio,  gli stipendi sono triplicati, mentre in Ungheria e Slovacchia sono raddoppiati. Molto probabilmente le positive dinamiche salariali sono anche la conseguenza dell’ingresso di questi Paesi nell’Unione europea, ma un analogo rialzo degli stipendi dei lavoratori si è registrato anche in Irlanda (+85,5%), Svezia (+63%), Germania (+33,7%), Francia (+31,1%), Grecia (+30,5), Portogallo (+13,7%) e Spagna (6,2%). A rimanere con il cerino acceso in mano fino a bruciarsi le dita sono stati soltanto i lavoratori italiani, che negli ultimi trent’anni hanno visto le loro buste paga diminuire del 2,9%.
Inevitabilmente, anche i farmacisti italiani hanno risentito della situazione appena ricordata, tanto che – ricorda un comunicato stampa diramato ieri dal Movimento nazionale liberi farmacisti – “il loro stipendio è tra i più bassi dell’Unione europea, dove un collega inglese può arrivare a guadagnare sino a 50.000 sterline all’anno, quello francese 40.000 euro l’anno, quello svedese 55.000 euro l’anno. I rinnovi del Ccnl per i farmacisti invece di recuperare quanto perso con l’inflazione, sono stati anche più bassi. Perfino il recente rinnovo del contratto del commercio, a cui afferiscono gli stipendi del personale laureto che lavora nelle parafarmacie della Gdo, è migliore”.
Il giudizio estremamente negativo sul contratto di lavoro rinnovato il 7 settembre 2021 (dopo un’infinita vacanza contrattuale) non risparmia la principale novità introdotta durante la contrattazione, ovvero  l’introduzione del livello Q2, che avrebbe dovuto rappresentare un significativo passo in avanti nella regolazione dei rapporti di lavoro dei farmacisti dipendenti delle farmacie private. Lapidario al riguardo il giudizio di Mnlf: “Un sostanziale fallimento, e non per colpa dei sindacati, ma per la scarsa o totale assenza della volontà, da parte dei titolari di farmacia, di applicare i cambiamenti. A tutto questo si aggiunge la difficoltà crescente, per tutto il personale che lavora in farmacia, a conciliare la vita professionale con quella sociale e familiare”.
Comprensibile, dunque – secondo il giudizio dei liberi farmacisti – che questa  “miscela esplosiva porti a una insoddisfazione generalizzata che si manifesta nel modo peggiore per l’intera categoria: l’abbandono della professione. Tutto ciò porta a una diminuzione delle iscrizioni alle facoltà di Farmacia, a cui non molto tempo fa politiche poco lungimiranti volevano porre il numero chiuso”.
Per contrastare questa crescente disaffezione e la progressiva perdita di forza attrattiva della professione farmaceutica, scrive Mnlf, bisogna prima di tutto prendere atto della situazione e quindi procedere il prima possibile  “a un sostanziale cambiamento di rotta”. Se così non sarà,  “questa professione è destinata all’oblio, anche perché la farmacia dei servizi invece di migliorare la condizione del personale laureato, l’ha peggiorata”.
Sul piano pratico, per il Movimento dei liberi farmacisti oltre a “un aumento vero degli stipendi e degli straordinari” servono anche interventi che rendano automatici gli scatti e che prevedano “orari di lavoro conciliati con la ‘vita fuori’ che non è meno importante”.

“L’insofferenza è diffusa”  conclude il comunicato dei liberi farmacisti. “Prima si agisce e prima le soluzioni potranno essere condivise, ridistribuendo quanto ottenuto di economicamente positivo dalle farmacie in questi ultimi anni”.

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