Roma, 9 settembre – L’ultima delle ormai infinite aggressioni a danno di professionisti della salute, quella avvenuta a Foggia da parte dei parenti di una paziente 23enne morta nell’ospedale della città dauna, con una feroce caccia a medici e infermieri del nosocomio, che si sono dovuti barricare dentro una stanza per proteggersi dalla furia di una cinquantina di familiari e amici della ragazza deceduta, è stata evidentemente il punto di non ritorno che ha indotto un medico campano, Salvatore La Gatta (nella foto), a lanciare una petizione sulla piattaforma change.org a tutela dei camici bianchi, con una proposta volutamente provocatoria, quella di una sorta di Daspo sanitario per tutti coloro che aggrediscono medici, infermieri e operatori socio-sanitari, dimostrando così di non meritare “alcuna tutela a carico del Sistema sanitario nazionale”.
“È inaccettabile che lo Stato non faccia nulla contro soggetti che non esitano ad usare la violenza contro professionisti che, con immane spirito di sacrificio, continuano a lavorare in condizioni pessime e senza alcuna forma di tutela” scrive nella sua petizione La Gatta nelle note che accompagnano la richiesta di comminare il “Daspo” a chi si renda responsabile di atti violenti contro i sanitari che compiono semplicemente il loro lavoro: sulla falsariga di quanto avviene per i tifosi violenti ai quali viene precluso lo stadio, questi soggetti devono essere allontanati dalle strutture sanitarie e quindi dalla possibilità di essere presi in carico dal Servizio sanitario nazionale.
“Siamo passati dagli applausi sui balconi dei tempi del Covid, agli attuali schiaffi negli androni” scrive ancora La Gatta. “Un Paese che si definisce civile protegge i propri professionisti della sanità e non tutela chi conosce e usa la violenza come unica forma di comportamento” .
L’iniziativa del medico campano fa il paio con l’annuncio di qualche giorno fa del senatore Ignazio Zullo (nella foto), capogruppo di Fratelli d’Italia in Commissione Lavoro e Sanità a Palazzo Madama, relativo alla presentazione di un ddl, “senza oneri per lo Stato”, che prevede “la sospensione della gratuità di accesso alle cure programmate e di elezione per tre anni nei confronti di chi si rende protagonista di aggressioni al personale sanitario o di reati contro il patrimonio sanitario”.
Una sorta di Daspo declinata nell’ambito sanitario, con tutte le differenze del caso, ha spiegato lo stesso Zullo, con l’obiettivo dichiarato di “fare deterrenza”.
La proposta, in verità, non è nuova: ad avanzarla nel 2018 erano già stati sia la ministra della Salute Giulia Grillo sia Matteo Salvini, sull’esempio probabilmente di provvedimenti analoghi introdotti già da anni nel Regno Unito a tutela dei professionisti sanitari del Nhs, esposti anch’essi alla piaga delle violenze.
Oltre Manica le misure adottate hanno dimostrato immediatezza ed efficacia: oltre a un inasprimento delle sanzioni previste per questa tipologia di aggressioni, in quel paese sono state praticamente raddoppiate le pene carcerarie prevista per i responsabili, da 6 a 12 mesi.
Nei confronti dei pazienti e/o visitatori che si rendono autori di atteggiamenti violenti o abusivi verso medici e infermieri, tuttavia, gli stessi trust inglesi possono arrivare ad adottare misure la cui denominazione è curiosamente ispirata, anche in quel Paese, al mondo del calcio. Le sanzioni sono infatti articolate in tre tipologie, di gravità crescente: il formal warning (un richiamo formale e per iscritto), la yellow card, il cartellino giallo, della validità di 12 mesi e
il red card, il cartellino rosso, che esclude un paziente dall’accesso alle cure di un trust, fatta eccezione per quelle in regime di emergenza-urgenza, in pronto soccorso.