Roma, 16 settembre – Quella specie di “guerra dei mondi” che si sta combattendo a livello globale contro il fenomeno dell’antimicrobico resistenza (Amr) ha sempre avuto uno dei suoi fronti più critici negli allevamenti di animali destinati all’alimentazione umana. Dove purtroppo, in ogni Paese del mondo, per intuibili ragioni, l’uso massiccio e molto spesso scriteriato degli antibiotici è stato uno dei fattori che più hanno favorito il fenomeno dell’Amr.
Il nostro Paese non ha fatto ovviamente eccezione, anche se l’arrivo delle normative europee e il divieto dell’uso routinario e preventivo degli antibiotici per limitarne l’uso alle sole applicazioni puramente terapeutiche sotto prescrizione veterinaria, acquisiti nel nostro quadro normativo, hanno subito prodotto un deciso miglioramento della situazione. A darne conferma sono i dati appena pubblicati dal Ministero della Salute nel Rapporto sulle vendite e sull’uso di antimicrobici negli animali (anno 2023), che confermano come il sistema veterinario italiano sia oggi in linea con i più virtuosi d’Europa nel combattere la resistenza batterica agli antibiotici.
Secondo quanto riferisce l’Anmvi, l’Associazione nazionale medici veterinari italiani, infatti, dai dati emerge che negli allevamenti italiani i consumi di antibiotici si sono dimezzati (-52%), e si sono quasi azzerati (-91%) gli antibiotici ‘critici’, quelli da limitare al massimo per mantenere la loro efficacia.
Un calo che oltre tutto continua, evidenzia in una nota l’associazione dei veterinari, che fa risalire l’inizio delle percentuali di riduzione dei consumi proprio al 2016, l’anno del Piano. I dati “confermano la determinazione della veterinaria italiana nel fare un uso sempre più razionale degli antibiotici, per contrastare l’antimicrobico-resistenza, tutelando nel contempo la sanità animale. Se poi si guarda ai dati delle vendite” si legge ancora nella nota Anmvi “il crollo è stato del 64% dal 2010, l’anno di inizio del monitoraggio degli antibiotici venduti negli Stati membri. Con questi numeri l’Italia ha già raggiunto il 85% del target previsto dalla strategia europea Farm to Fork, che punta a trasformare i sistemi alimentari verso una maggiore sostenibilità ambientale, sociale ed economica”.
L’Anmvi evidenzia che “l’Italia ha un sistema avanguardistico di misurazione dei consumi degli antibiotici, di tracciabilità informatizzata delle ricette veterinarie elettroniche e delle somministrazioni agli animali allevati. È un sistema pubblico, frutto di una avanzata digitalizzazione della veterinaria italiana, alimentato dai veterinari liberi professionisti e verificato dai controlli ufficiali. Su queste basi, in Italia è possibile classificare gli allevamenti e garantire il rispetto della Ddd, la Defined daily dose che rappresenta il benchmark dei consumi dei farmaci. Un sistema di garanzie, quello della veterinaria italiana, premiato dai pagamenti della Pac (Politica agricola comunitaria)”.
“Siamo molto soddisfatti e orgogliosi” commenta Marco Melosi, presidente Anmvi (nella foto). “Questi dati sono il frutto di quello che il Miniistero della Salute definisce ‘un intenso lavoro’ e che vede protagonista assoluta la veterinaria italiana, pubblica e privata. È questo impegno che ha portato l’Italia a superare brillantemente i controlli della Commissione europea e a premiare la gestione sanitaria degli allevamenti italiani con i pagamenti della Pac“.
A gennaio di quest’anno Melosi ha partecipato ad alcune fasi dell’audit ispettivo condotto dalla Ue in Italia, ricorda l’Anmvi. “La Commissione europea è rimasta senza parole” afferma il presidente. “Non ha fatto nessuna osservazione al nostro sistema nazionale, promuovendo in pieno la veterinaria italiana nella sua lotta all’antimicrobico-resistenza. I dati pubblicati ora dal ministero della Salute spiegano bene il perché”.
♦ Rapporto sulle vendite e sull’uso di antimicrobici negli animali (anno 2023)


