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giovedì 2 Ottobre 2025
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Ricerca tumori, quasi 2,5 mld di finanziamenti in 8 anni, Airc: “Va migliorata la governance”

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Roma, 2 ottobre – Quasi 2,5 miliardi di euro: è quanto si stima abbia raggiunto in Italia la somma dei finanziamenti destinati alla ricerca sul cancro tra il 2016 e il 2023, ultimi otto anni per i quali sono disponibili dati. In questo arco di tempo, si è registrato un 70% circa di aumento di queste risorse.

Con oltre 1,17 miliardi, pari a quasi il 48% del totale, il settore non profit ha rappresentato la fonte principale di finanziamento. E la Fondazione Airc emerge come il principale ente erogatore del non profit, con oltre 973 milioni di euro investiti in progetti di ricerca di base, preclinica, clinica e traslazionale attraverso bandi competitivi e borse di studio.

È il quadro che emerge da un rapporto curato dal Cergas (Centro di ricerca sulla gestione dell’assistenza sanitaria di Sda Bocconi School of Management), intitolato Alle fonti della ricerca, presentato il 30 settembre a Roma in occasione dei 60 anni di impegno di Airc a sostegno della ricerca oncologica indipendente, ricorrenza che è stata celebrata anche da Poste Italiane con l’emissione di un francobollo (nella foto del titolo).

Guardando al panorama dei finanziatori, nel blocco delle fonti istituzionali figura in primo luogo il ministero della Salute che ha erogato il 26% dei fondi (602 milioni) principalmente tramite il flusso di ricerca corrente, seguito dalla Ue (20% fra Pnrr, Horizon 2020 e Horizon Europe, programmi europei di finanziamento che vedono l’Italia tra i primi cinque Paesi beneficiari) e da ministero dell’Università e Ricerca (5%), Regioni e Aifa (rispettivamente 1%).

È il carburante che accende la ricerca per dare una risposta a quella che oggi rappresenta “una sfida globale di salute pubblica” in tutto il mondo, con proiezioni che stimano un aumento del numero dei casi di cancro annui da 18,5 a oltre 30 milioni (+61%) da qui al 2050, come emerge dal Global Burden of Disease Study pubblicato su The Lancet.

Il rapporto Cergas svela punti di forza, ma anche criticità. Su tutte la necessità di “rafforzare la governance dei finanziamenti alla ricerca oncologica”, promuovendo un “piano più coeso e coordinato” tra i principali attori pubblici e privati e l’elaborazione di una “strategia esplicita e trasparente di allocazione dei fondi basata sui dati e sul monitoraggio dei progetti finanziati”, unitamente a un solido sistema di valutazione dell’impatto degli investimenti in ricerca.

L’analisi Cergas si concentra sullo stato del finanziamento della ricerca oncologica a livello nazionale e nello scenario internazionale. Gli investimenti in ricerca registrano una crescita complessiva, si legge nello studio, mentre l’analisi mostra di contro il persistere di squilibri importanti nella distribuzione delle risorse tra Paesi, ambiti di ricerca e tipologie di tumori oggetto delle attività di studio.

A livello mondiale, gli Stati Uniti rappresentano oltre la metà degli investimenti mappati (57,3%, prendendo in esame i cinque anni dal 2016 al 2020) e ha sede negli Usa anche il maggior contributore individuale della ricerca oncologica, cioè l’ente federale Nih (National Institutes of Health) che pesa per il 45,8%, seguito a distanza dalla Commissione europea (6,5%) e da Cancer Research Uk (4,8%). Si rileva dunque una polarizzazione e uno stacco significativo.

Altro elemento su cui riflettere, evidenziano gli autori, è il fatto che la ricerca sulla prevenzione – in particolare primaria – rimanga cronicamente sotto-rappresentata. Simili criticità emergono anche in relazione alla scarsa correlazione tra i finanziamenti e il carico di malattia: tumori con alto tasso di mortalità e impatto sociale, come quelli al polmone, pancreas o stomaco, risultano “sistematicamente sotto-finanziati rispetto ad altri con maggiore visibilità mediatica o attivismo associativo”.

Stringendo l’obiettivo sull’Italia, il quadro rivela un sistema caratterizzato da una significativa presenza del settore non profit e dai finanziamenti pubblici. I problemi rilevati? “Nel nostro contesto – è l’analisi degli autori del report – non è possibile risalire dai dati pubblici per la maggior parte dei finanziatori a chi esattamente è stato finanziato nel corso del tempo, che cosa è stato finanziato (natura della ricerca, quale tipologia di tumore), quali risultati sono stati ottenuti”. Inoltre, “non esiste una mappatura complessiva delle attività di ricerca degli Irccs o delle università, i dati Aifa (Agenzia italiana del farmaco) sugli studi clinici non sono pubblici e l’analisi dei dati sui finanziamenti è poco praticata o poco resa pubblica”.

Per migliorare questi aspetti, gli autori dello studio ritengono che possano esserci alcune proposte, come la nascita di un Osservatorio nazionale sulla ricerca oncologica, la necessità di fare valutazione d’impatto e di lavorare su una quota da riservare a prevenzione e tumori trascurati. E, ancora, serva trasparenza sugli investimenti industriali.

Per Andrea Sironi, presidente di Fondazione Airc (nella foto), la sfida per il futuro “è costruire un coordinamento sempre più stretto tra i finanziatori, per massimizzare l’impatto degli investimenti e avvicinarci all’obiettivo condiviso: rendere il cancro sempre più curabile. Airc è il principale finanziatore non profit della ricerca oncologica nel nostro Paese, eroga circa il 70% dei fondi totali destinati alla ricerca competitiva sul cancro in Italia. Questo risultato è frutto di un processo di valutazione rigoroso, affidato a esperti internazionali indipendenti, che garantisce la qualità e la validità scientifica dei progetti finanziati. In questi sei decenni abbiamo continuato a sostenere la ricerca oncologica con efficienza e trasparenza, mantenendo i costi di raccolta fondi al di sotto del 15% delle donazioni ricevute, una best practice riconosciuta a livello nazionale e internazionale. La pluralità di soggetti impegnati nel finanziamento della ricerca oncologica è una risorsa preziosa per il nostro Paese”.

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