Roma, 3 ottobre – Presentazione in grande stile per il disegno di legge che affida al Governo il mandato di riformare ab imis, semplificandolo e razionalizzandolo, il complesso, farraginoso e spesso contraddittorio corpus in materia di farmaceutica stratificatosi nell’arco di quasi un secolo, dal 1934 a oggi. Il ministro della Salute Orazio Schillaci ne ha infatti illustrato i contenuti nel corso di una conferenza stampa tenuta a Roma il 2 ottobre insieme a colui che può ben essere considerato il magnus artifex del provvedimento, il sottosegretario Marcello Gemmato, e al capo di gabinetto Marco Mattei (nella foto del titolo in un momento dell’incontro con i giornalisti).
Tra gli obiettivi perseguiti dall’iniziativa legislativa, quello di maggior interesse per i nostri lettori è certamente la necessità di potenziare il servizio farmaceutico assicurato dalle farmacie di comunità, presidi sanitari di prossimità sempre più integrati nella rete dell’assistenza territoriale grazie anche all’erogazione di nuove prestazioni e, come tali, snodi imprescindibili per garantire l’accessibilità ai servizi e la loro appropriatezza, grazie a una presenza capillare sul territorio che la nuova legge sarà chiamata a razionalizzare – sulla base della piana organica – contemperando le esigenze assistenziali delle comunità locali.
Le direzioni verso le quali muovere per potenziare e valorizzare la rete delle farmacie, puntando sulla loro completa integrazione funzionale nella sanità territoriale, sono sostanzialmente tre: quella dei nuovi servizi (con particolare riguardo alla telemedicina), quella dell’ampliamento dell’accessibilità e della sostenibilità dei servizi sul piano economico, sia che siano resi in regime Ssn sia che siano pagati direttamente dai cittadini e, infine, quella di una pianificazione territoriale più razionale, attenta in particolare alle necessità delle aree rurali e montane, dove è alto il rischio di desertificazione dei servizi e sono sempre più numerosi i piccoli centri dove la farmacia è l’ultimo e unico presidio sanitario. Centri dove, ha voluto sottolineare Gemmato, è dovere delle istituzioni assicurarsi che i maggiori costi (a partire da quelli dei trasporti) non penalizzino la distribuzione dei farmaci e quindi l’accesso dei cittadini a questi beni di salute.
Altro tema portante dello schema di delega sono quello della digitalizzazione e integrazione dei dati. anch’esso di diretto interesse per farmacia e farmacisti, solo che si pensi alla necessità (richiamata espressamente dallo stesso ddl) di implementare i sistemi informativi nazionali e regionali per permettere l’inter-operabilità di ricette, dati di consumo e prezzi nel perimetro del Sistema tessera sanitaria. Un habitat, peraltro, necessario per sviluppare tutte le potenzialità del Fascicolo sanitario elettronico, che secondo- come ha ricordato Gemmato – dovrà trasformarsi in un vero strumento clinico, alimentato da tutti i dati disponibili anche attraverso l’impiego dell’intelligenza artificiale, permettendo così di avere piena conoscenza dello stato e dei percorsi di salute di ogni cittadino e di migliorare la qualità delle cure e la loro programmazione.
La road map governativa prevede di completare il percorso verso il Testo unico entro il 31 dicembre 2026, data entro la quale il Governo dovrà aver predisposto e varato tutti i necessari decreti attuativi, che coinvolgeranno ben cinque ministeri: Salute, MEF, Imprese e made in Italy, Ambiente e Giustizia. Non sarà una passeggiata, ma il Governo confida di rispettare la data e centrare l’obiettivo, anche grazie all’aiuto di una commissione commissione di esperti in campo giuridico, sanitario e farmaceutico appositamente istituita per dare un contributo, soprattutto in termini di rigore tecnico e di traduzione coerente degli obiettivi fissati in decreti legislativi formulati con la dovuta, necessaria precisione.
Ma c’è anche un’altra parola d’ordine molto cara a Schillaci e Gemmato, che è “condivisione”: il Testo Unico sulla farmaceutica, anche in considerazione dell’importanza del settore al quale è rivolto, non può essere un atto d’imperio, calato dall’alto, ma deve auspicabilmente coinvolgere tutto il “popolo del farmaco”: ricercatori e produttori, regolatori e distributori, prescrittori e dispensatori, fino a chi poi i farmaci li utilizza, tutti chiamati a fornire il loro contributo, ove lo ritengano. Per questo, il ministero della Salute “resterà in ascolto”, aprendo sul proprio sito istituzionale un’apposita sezione (disponibile anche in lingua inglese) dedicata a ospitare tutti i contributi che arriveranno dagli stakeholder, sia nazionali sia internazionali.