Roma, 20 novembre – Si avvia a conclusione la trattativa, avviata lo scorso primo ottobre, per il rinnovo del contratto nazionale 2022-2024 per 137mila dirigenti medici e sanitari, di cui 120mila camici bianchi e 17mila sanitari non medici. Martedì 18 novembre è stato infatti raggiunto all’Aran, l’agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni, l’accordo con le organizzazioni sindacali delle varie categorie professionali, sancito dalla firma di una pre-intesa alla quale non hanno però aderito Fp Cgil Medici e Fassid, la federazione che ricomprende Sinafo e rappresenta dunque anche i farmacisti dirigenti, ospedalieri e territoriali, del Ssn.
Le risorse complessive disponibili, pari a 1,2 miliardi di euro, spiega una nota dell’Aran, “assicurano un incremento medio del 7,27%, traducendosi in aumenti medi di circa 491 euro al mese per 13 mensilità e in arretrati medi stimati in 6.500 euro” dell’Aran.
“La firma di ogg
i è arrivata a poco più di un mese dall’avvio della trattativa” ha dichiarato il presidente dell’Aran Antonio Naddeo (nella foto). “Si garantiscono incrementi economici significativi, compresi 6.500 euro medi di arretrati. Con il via libera di oggi si apre la strada all’avvio in tempi rapidi del negoziato per il triennio 2025-2027. Ringrazio le organizzazioni sindacali per il contributo e il confronto costruttivo”.
La federazione sindacale dei medici Cimo-Fesmed precisa che “l’accordo prevede aumenti mensili che vanno dai 322 euro lordi per gli incarichi di base ai 530 euro per i direttori di unità operativa complessa dell’area chirurgica, mentre gli arretrati oscillano tra gli 8.066 euro e i 13.480 euro, al lordo dell’indennità di vacanza contrattuale già erogata”.
Il no di Fassid: “Resta la sperequazione inaccettabile tra indennità medica e sanitaria, che penalizza i dirigenti sanitari non medici”
A spiegare il no di Fassid alla firma della pre-intesa è il segretario generale di Sinafo Roberta Di Turi (nella foto), in una nota alla stampa:
“Le risorse messe in campo sono da principio insufficienti per compensare la spinta inflazionistica del triennio, coesistono condizioni di lavoro che avrebbero dovuto essere oggetto di correttivo normativo e non sono state minimamente scalfite, con particolare riferimento alla complessità applicativa dell’art. 27 c. 3 e alla destinazione dei pochi incrementi sul tabellare, come richiesto ripetutamente, a salvaguardia del TFR, invece che sul trattamento accessorio”.
A ciò va aggiunt0, continua Di Turi, “il grave e immotivato rifiuto alle diverse proposte volte a ridurre l’inaccettabile sperequazione tra l’indennità di specificità medica e sanitaria, che penalizza i dirigenti sanitari che lavorano fianco a fianco con i medici per il raggiungimento delle finalità comuni della salute pubblica. La poliedricità del Ssn deve necessariamente avvalersi di un sistema multidisciplinare finalizzato a rendere sempre più efficace l’assistenza sanitaria per tutelare, tra l’altro, una popolazione sempre più anziana che ha bisogno di diverse e più articolate forme di assistenza (dalla diagnostica alla terapia farmacologica e psicologica).
“Queste diverse e complesse forme di assistenza si possono realizzare solo ed esclusivamente attraverso il contributo di biologi, chimici, farmacisti, fisici e psicologi che sono chiamati a collaborare con i clinici a livelli sempre più crescenti per ottenere i migliori esiti possibili” spiega ancora la segretaria generale di Sinafo. “Non è quindi accettabile una sperequazione che, nelle fasce centrali di anzianità di servizio tra i 5 e i 15 anni, supera i 13000 euro annui. Né tanto meno si può accettare che l’indennità di specificità riconosciuta ai dirigenti sanitari ‘non medici’ sia inferiore a quella infermieristica aumentando, di conseguenza, la forbice con la dirigenza medica!”.
Di Turi avanza quindi una domanda: visto che si era in attesa di un segnale da parte del Governo, impegnato ad individuare (attraverso un apposito emendamento promesso in sede ministeriale da inserire nella prossima finanziaria da varare) i fondi utili a colmare queste mancanze di risorse, che fretta c’era, da parte del tavolo negoziale, ad accelerare la chiusura della contrattazione? “Non è stata nemmeno colta l’occasione, utile
e necessaria, per cercare di rendere esigibile il Ccnl a livello aziendale anche attraverso una migliore definizione di alcuni articoli di difficile interpretazione e/o applicazione” osserva ancora la dirigente Sinafo. “Ciò consente a molte amministrazioni di rinviare l’applicazione del Ccnl (che, ricordiamo sempre, rappresenta ‘un obbligo per le parti’) a livello locale”.
In coerenza (e conseguenza) con tutte le criticità esposte, Di Turi conferma che “Fassid continuerà a chiedere con forza un contratto adeguatamente finanziato, giusto ed equilibrato che preveda un miglioramento complessivo delle condizioni di lavoro di tutti i dirigenti dell’Area sanità e la necessaria perequazione economica tra dirigenti di pari qualifica che consenta – – conclude il segretario generale di Sinafo – a realizzazione di una assistenza sempre più efficace per venire incontro alle esigenze dei cittadini, assicurando quella certezza di qualità assistenziale che un sistema di welfare, degno di questo nome, deve garantire“.


