Roma, 3 ottobre – Nell’incontro con la stampa indetto per illustrare i contenuti del disegno di legge che conferisce al Governo la delega di riordinare in un Testo Unico la complessa e stratificata normativa oggi vigente sulla farmaceutica, il sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato (nella foto), che con il suo intenso impegno sulla materia si è di fatto candidato al ruolo di magnus artifex del provvedimento, ha voluto dedicare molto spazio ai temi e ai problemi del comparto industriale, entrando anche nel dettaglio delle misure per ridurre l’impatto del payback, misura che ormai da anni rappresenta il nemico giurato di tutte le aziende che producono farmaci.
In questi tre anni, ha detto il sottosegretario al riguardo, “non siamo rimasti fermi, ma sono state introdotte misure concrete per alleggerire il peso del payback. Abbiamo già compiuto alcuni passi concreti: l’innalzamento del tetto della spesa farmaceutica per acquisti diretti dall’8,3% all’8,5%, con un risparmio stimato per l’industria di 135 milioni di payback; a questo si aggiunge lo spostamento di alcune categorie di farmaci dalla distribuzione diretta a quella convenzionata”, come nel caso delle gliflozine, con circa 350-400 milioni di euro spostati su un’altra posta di spesa ed “equivalenti a circa 200 milioni di euro in meno di payback sui bilanci aziendali”.
Ma Gemmato ha richiamato anche “l’allocazione di farmaci a innovatività condizionata nel Fondo degli innovativi per massimo 300 milioni, e la creazione di un Fondo di 100 milioni da quello degli innovativi per gli antibiotici ‘reserve’, che hanno generato un ulteriore risparmio di circa 200 milioni di euro alla voce del payback”. A questo si sommano “i risparmi generati dall’aumento del Fondo sanitario nazionale”.
Questi interventi, ha affermato il numero due del Ministero, “hanno contribuito ad alleggerire lo sforamento della spesa, che quest’anno ammonta a circa 4 miliardi di euro, con una compartecipazione dell’industria pari a 2 miliardi a favore delle Regioni. Si tratta di un tema che dobbiamo affrontare con equilibrio” ha detto Gemmato. “Da un lato garantire la sostenibilità dei bilanci regionali, dall’altro offrire alle imprese farmaceutiche la necessaria prevedibilità, evitando situazioni di incertezza che rendono difficile programmare investimenti e bilanci preventivi”.
E siccome “la politica ha il compito di costruire un punto di equilibrio tra queste esigenze” ma “la riforma non può essere calata dall’alto, deve nascere da un processo partecipato e condiviso”, Gemmato ha annunciato la prossima convocazione di un tavolo “con tutti gli stakeholder, istituzionali e imprenditoriali, e continueremo a coinvolgere attivamente Regioni e Comuni, come già avvenuto lo scorso 31 luglio. Il Testo unico sulla legislazione farmaceutica sarà quindi un atto di riferimento stabile, chiaro e organico, una vera e propria pietra miliare a disposizione della comunità sanitaria, delle istituzioni e delle imprese” ha scandito il sottosegretario, perfettamente consapevole che si tratta di “una responsabilità grande, perché porterà anche il mio nome: per questo, con ancora più rigore e scrupolo, lavoreremo affinché rappresenti un punto di svolta e non un provvedimento effimero”.
Allargando l’argomento sulle sfide aperte e il loro impatto sulla prossima legge di Bilancio, Gemmato ha elencato una serie di temi, come “l’invecchiamento della popolazione e il crescente costo dell’innovazione farmaceutica, che richiedono di aumentare gradualmente la quota destinata alla spesa farmaceutica, oggi ferma al 15,3%” e la necessità di “innalzare ulteriormente il tetto della spesa diretta, per renderlo più aderente alla realtà dei fabbisogni”.
Il sottosegretario ha quindi concluso auspicando l’avvio di “una riflessione sulla prevedibilità della spesa”, con l’introduzione di un valore di riferimento “che dia certezza alle aziende e permetta di programmare meglio investimenti e bilanci”.