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giovedì 28 Marzo 2024
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Croce risponde a Fenagifar: “Enpaf pronto a riforma, ma servono proposte fondate”

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Roma, 6 febbraio – Le proposte avanzate da Fenagifar nei giorni scorsi e il successivo commento del segretario Fofi Maurizio Pace sono un’ulteriore, chiara dimostrazione di come la questione Enpaf  continui a tenere banco, a conferma della particolare sensibilità al problema della professione.

La stessa cassa di categoria, peraltro, è perfettamente consapevole della necessità di adeguare le regole previdenziali a scenari e necessità che, nei decenni, sono molto cambiati, e non ha esitato a muoversi, già nel 2015, in direzione di un intervento riformatore, con l’istituzione di due apposite commissioni di studio, una per la riforma dell’assistenza e l’altra per la riforma della previdenza.

La prima ha già concluso i suoi lavori, varando il nuovo Regolamento dell’assistenza, che – incassato l’apprezzamento unanime del Consiglio nazionale e ottenuto il placet dei ministeri vigilanti – è in vigore dal primo gennaio 2018 (se ne parla oggi in questo articolo).

La seconda, molto più complicata, ha dovuto fare i conti con le trasformazioni legislative in atto, attendendo che giungessero a compimento gli iter di provvedimenti importanti come (ad esempio) la Legge sulla concorrenza, che ha impatti diretti anche sul sistema previdenziale di categoria.

La strada per individuare un percorso riformatore in grado di ammodernare il sistema mantenendo in sicurezza i conti della cassa di categoria anche in futuro e salvaguardando i necessari principi di equità e solidarietà (sia intracategoriale, sia generazionale) è ovviamente tutt’altro che semplice, ma esiste una ferma determinazione a percorrerla, facendo anche tesoro dei contributi, quando utili e praticabili, che tutti o quasi i segmenti della professione (ultima Fenagifar) non hanno mancato di avanzare, in particolare negli ultimi due anni.

“L’importante è che la riforma della previdenza di categoria sia affrontata da tutti con un approccio responsabile e consapevole, e non a colpi di slogan, di indicazioni generiche e di desiderata tanto seducenti quanto impossibili” osserva al riguardo il presidente dell’Enpaf Emilio Croce (nella foto). “Spesso la previdenza è il terreno di iniziative e proposte che, in qualche caso, sono frutto di valutazioni senza sufficiente fondamento tecnico: le pensioni si basano su numeri e logiche molto stringenti e, per conseguenza, ogni intervento deve essere estremamente ponderato, se non si vuole destabilizzare il sistema, pubblico o privato che sia. Gli esempi al riguardo, soprattutto in ambito pubblico, non mancano davvero”.

Bisogna dunque essere seri, sapere di cosa si parla ed essere coerenti e conseguenti” continua Croce. “Non si può, ad esempio, richiedere l’abolizione del requisito dell’attività professionale – come ha fatto Fenagifar nei giorni scorsi – ignorando che questo requisito è stato introdotto nel 1995, dietro specifiche istanze della categoria, con lo scopo di garantire che il rapporto previdenziale con la cassa di categoria professionale implicasse una certa permanenza nell’esercizio della professione e che dunque l’Enpaf  fosse davvero l’ente di previdenza dei farmacisti, similmente a tutte le altre casse professionali, che riferiscono la copertura previdenziale alla presenza della continuità dell’esercizio della professione e del reddito professionale”.

“Né si può ignorare – precisa ancora Croce restando nell’esempio – che il requisito dell’attività professionale venne introdotto con equilibrio, prevedendo un periodo transitorio molto lungo, che si esaurirà nel 2024. In ogni caso, anche a regime il requisito viene richiesto, rispetto alla pensione di vecchiaia, in un rapporto di due a tre, ovvero 20 anni di attività riferiti a 30 di iscrizione e contribuzione. Molto spesso, peraltro, l’anzianità assicurativa degli iscritti in pensione di vecchiaia supera di gran lunga i 30 anni, e la prassi applicativa – continua il presidente Enpaf –  prevede che basti l’esercizio della professione per sei mesi e un giorno nello stesso anno per vedersi riconosciuto un anno intero di attività o che, in alternativa, possano essere sommati anche periodi più brevi presenti in anni solari riversi a condizione che il totale degli stessi sia pari a un anno intero di attività. C’è davvero chi ritiene illogico che un ente di professionisti eroghi la pensione a chi ha esercitato la professione e non a chi ha fatto altro?”

Le altre risposte a Fenagifar, punto per punto

Contributo di solidarietà convertito a fini pensionistici

Croce, però, ha altre considerazioni da fare nel merito delle proposte avanzate dai giovani farmacisti. E, in quasi tutti i casi, il giudizio è severo: la prima a essere liquidata è la proposta si riservare il contributo di solidarietà ai soli farmacisti pensionati attivi e di convertire quello che viene attualmente versato dai farmacisti non pensionati  in un contributo comunque utile ai fini pensionistici: “È una proposta priva di coerenza logica e di base tecnica” taglia corto il presidente dell’Enpaf. “Innanzitutto sarebbe fonte di sperequazione: non si comprende infatti il motivo per cui il contributo di solidarietà versato dai pensionati attivi non dovrebbe essere utile ai fini dell’incremento della pensione al contrario di quello in capo agli iscritti non pensionati.”

Il contributo di solidarietà, in realtà – spiega ancora Croce – “è connesso all’esigenza di attenuare il rapporto assicurativo tra l’iscritto e l’Enpaf. La richiesta di convertirlo in un coefficiente economico di pensione, per quanto minimo, comporta la necessità di reperire una copertura finanziaria di lungo periodo per la relativa uscita pensionistica attualmente non prevista, copertura che non potrebbe certo essere trovata nell’esiguo montante economico complessivo versato dagli iscritti che optano per il contributo si solidarietà ma che, inevitabilmente, costringerebbe a un aumento delle altre quote di contribuzione, finendo per gravare sull’intera collettività degli iscritti. La verità” conclude sul punto il presidente del CdA dell’ente di categoria “è che un contributo previdenziale minimo utile ai fini pensionistici l’Enpaf già lo prevede, ed è la riduzione dell’85% . Il contributo di solidarietà ha un altro fine, il richiamo di chi lo versa all’interno del fondo potrebbe essere necessario solo nel caso di passaggio al metodo di calcolo contributivo, che di per sé garantirebbe la sostenibilità di una simile misura”.

Contributo di 1000 euro per i neo iscritti

Matita rossa anche per la proposta Fenagifar  di una forma speciale di contribuzione fissata a 1000 euro, da inserire a favore dei neo iscritti per i primi tre anni, quale che sia il tipo di contratto (borsa di studio, tirocinio, libero professionista, sostituzione occasionale).

“È una proposta generica e non tiene conto né dell’evoluzione della normativa né della prassi applicativa” chiarisce Croce “e, fatto che reputo preoccupante, visto che viene dai giovani farmacisti, non tiene conto che le forme lavorative richiamate nel documento Fenagifar sono illecite se riferite a un soggetto abilitato e iscritto all’Albo, perché dissimulano un rapporto di lavoro subordinato e per alcune di esse  – stage, tirocini formativi e contratti di prestazione occasionale – è previsto un esplicito divieto di instaurazione. Si tratta, in altre parole, di situazioni che configurano un vero e proprio sfruttamento del farmacista” sottolinea ancora il presidente Enpaf  “e che dovrebbero essere bloccate a monte, prima che si trasferiscano a valle, creando anche problematiche nel rapporto assicurativo con l’Enpaf”.

“Individuare una contribuzione ad hoc, come suggerisce Fenagifar” insiste Croce sul punto “non solo complicherebbe ulteriormente il sistema ma finirebbe per agevolare gli abusi. Meraviglia che a chiederlo sia proprio la federazione dei giovani farmacisti, che evidentemente non ha valutato a sufficienza come la prassi applicativa dell’Enpaf al riguardo abbia invece consentito di attenuare gli effetti sfavorevoli per la maggior parte di queste situazioni, limitando al minimo l’impatto economico e consentendo, a certe condizioni, l’accesso alle riduzione contributive”.

Contributo 0,90 riservato a chi lo versa

Bacchettata anche a proposito della richiesta di intervento sul contributo dello 0,90%, per il quale  Fenagifar chiede la destinazione a prestazioni previdenziali aggiuntive a favore dei titolari di farmacia: “Come è noto, la destinazione del contributo al finanziamento complessivo della gestione previdenziale è sancita dalla legge e confermata da una sentenza della Corte Costituzionale” torna a spiegare Croce. “Dunque, una modifica del quadro normativo dovrebbe necessariamente passare attraverso un intervento legislativo: una norma regolamentare in materia adottata dall’Enpaf sarebbe illegittima e subito cassata dai ministeri vigilanti”.

Ma non basta.  “Sarebbe molto complesso ipotizzare la destinazione del contributo a favore di chi versa lo 0,90” afferma il presidente della cassa di categoria. “Il sistema dell’ente è infatti a prestazione definita e dunque sarebbe necessario ipotizzare la destinazione del contributo a favore di chi versa lo 0,90%una seconda quota di pensione calcolata con il metodo contributivo, atteso che il contributo non dovrebbe essere assegnato in modo indistinto ma in relazione a quanto versato da ciascun titolare, con ripartizione pro-quota in caso di gestione societaria”.

Mettere le mani sullo 0,90%, però espone anche a un grave rischio, quello che in sede legislativa il contributo (versato anche dalle farmacie comunali) possa essere riassorbito a favore della finanza statale, con la conseguenza di lasciare l’Enpaf privo di una risorsa che, sottolinea Croce, “è tuttora indispensabile per la sua stabilità. Ci troveremmo con la necessità di ripianare la perdita attraverso l’aumento della quota contributiva soggettiva”.

Pensionati attivi, pagamento del solo contributo di solidarietà

Anche la proposta di far pagare ai pensionati attivi il solo contributo di solidarietà incassa una sonora bocciatura: “In primo luogo, debbo evidenziare che la legge non consente di esentare i pesnionati che rimangono iscritti dal versare contribuzione previdenziale ma al più di ridurla fino al massimo del 50% per cento” chiarisce Croce. “Bisogna poi aggiungere che i contributi previdenziali versati dopo il pensionamento non sono a fondo perduto, ma incrementano periodicamente la pensione sotto forma di supplementi. E non bisogna dimenticare che la platea dei pensionati attivi è cospicua e si tratta prevalentemente di titolari e soci che versano la contribuzione in misura intera: prevedere una riduzione del contributo previdenziale implicherebbe la necessità di ripianare nel lungo periodo la perdita di gettito attraverso l’aumento delle quote contributive soggettive in capo agli altri iscritti”.

Informazione dei nuovi iscritti sugli obblighi previdenziali

A proposito della “oggettiva difficoltà per il neolaureato nell’acquisire informazioni sul complesso regolamento dell’Ente” denunciata da Fenagifar nella sua petizione, Croce evidenzia come già oggi i nuovi iscritti vengono informati dall’Enpaf attraverso l’invio di una comunicazione ad hoc circa le caratteristiche del sistema previdenziale di categoria e vengono messi al corrente dei termni di decadenza per presentare la domanda di riduzione. “Ulteriori informazioni sono facilmente reperibili sul sito internet dell’ente” aggiunge il presidente, ricordando anche la newsletter mensile inviata a tutti gli iscritti per informare su tutte le novità della gestione e le scadenze dei termini.

“È anche il caso di segnalare che per chi si iscrive la prima volta, il regolamento prevede un termine particolarmente lungo per presentare la domanda di riduzione, ovvero il 30 settembre dell’anno successivo a quello di iscrizione all’Ordine” spiega Croce. “Anche per questo  i casi di superamento del termine sono ormai molto circoscritti e riguardano situazioni di evidente negligenza da parte dell’interessato”. Difficile, dunque, comprendere il senso della richiesta di “una minore rigidità nell’applicazione di regole che non stravolgano la gestione dell’ente” avanzata da Fenagifar, a meno che – visto che quelle regole rigide non sono  – essa non sia orientata a tutelare i negligenti. E anche questo, arrivando dai giovani, non sarebbe un bel segnale.

“Nei prossimi giorni avrò occasione di incontrare il presidente di Fenagifar Davide Petrosillo, e potrò chiarire ancora meglio il senso di queste precisazioni, che possono tornare utili ai giovani farmacisti e a tutti i colleghi per comprendere meglio la complessità delle variabili che bisogna considerare per riformare il nostro ente di previdenzaconclude Croce.La volontà di farlo esiste, è forte ed è diffusa e il percorso, come ha opportunamente evidenziato il segretario della Fofi Maurizio Pace, è già cominciato in modo concreto. Si tratta di proseguirlo, con la necessaria serietà e determinazione, ed è quanto farà l’Enpaf, abituato da sempre ai fatti e poco interessato alle parole”.

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