Roma, 3 giugno – La buona notizia è che cala il numero complessivo di fumatori in Italia. Quella cattiva che aumenta il numero di sigarette fumate. In altri termini, sono sempre di meno le persone che fumano, ma quelle che lo fanno fumano davvero molto e sono spesso poli-consumatori, ovvero utilizzano uno dei diversi prodotti disponibili sul mercato, e una quota consistente li usa tutti. L’ulteriore aspetto negativo è che a essere poli-consumatori sono più di un terzo degli studenti tra 14 e 17enni che assumono nicotina.
I dati emergono dal Rapporto nazionale sul Tabagismo diffuso nell’ambito del XXV Convegno Tabagismo e Servizio sanitario nazionale, tenutosi all’Istituto superiore di sanità, in occasione della Giornata mondiale senza tabacco, che si celebra ogni anno il 31 maggio.
Qui di seguito i dati principali emersi dal report dell’Iss, realizzato in collaborazione con Doxa: fuma il 20,5% della popolazione italiana sopra i 15 anni (10,5 milioni di persone, il 25,1% degli uomini e il 16,3% delle donne) ma aumenta la media del numero delle sigarette fumate, 12,2 sigarette al giorno e un quarto dei fumatori supera le 20.
Si fuma di più al sud (29,7% uomini, 18,9% donne) rispetto al centro (23,0% uomini, 12,5% donne) e l’età media dei fumatori è 46,7 anni.
Tra i fumatori l’81,1% consuma sigarette confezionate, l’11,2% sigarette fatte a mano, il 14% sigarette a tabacco riscaldato e il 5% e-cig.
A indagare il consumo negli adolescenti è invece una ricerca Iss-Explora, che ha rilevato che il 36,6% degli studenti nella fascia 14-17 anni e il 9,6% tra 11 e 13 consuma almeno un prodotto tra sigaretta tradizionale, e-cig o tabacco riscaldato (almeno una volta nel mese precedente la survey). Contrariamente agli adulti, tra i giovani il consumo è più diffuso tra le ragazze.
In Italia si stima che siano attribuibili al fumo di tabacco oltre 93mila morti ogni anno (al Covid-19 sono attribuiti 120mila morti nel 2020). Il tabacco provoca più decessi di alcol, aids, droghe, incidenti stradali, omicidi e suicidi messi insieme. Il fumo di tabacco, in particolare, è una causa nota o probabile di almeno 25 malattie, tra le quali broncopneumopatie croniche ostruttive e altre patologie polmonari croniche, cancro del polmone e altre forme di cancro, cardiopatie, vasculopatie. Circa il 50% dei fumatori muore in media 14 anni prima dei non fumatori e i fumatori sono affetti per più anni da condizioni precarie di salute nel corso della vita.
Il fumo materno durante la gravidanza aumenta il rischio di basso peso alla nascita, prematurità, mortalità perinatale, morte improvvisa in culla, affezioni broncopolmonari, deficit mentali e comportamentali; mentre l’esposizione al fumo passivo durante la gravidanza è legata a un aumento del rischio di aborto e di malformazioni congenite. Anche il fumo paterno, prima e durante la gravidanza, ha un impatto negativo sulla salute del nascituro, causando un aumento del rischio di leucemia linfoblastica acuta ed è associato a tassi più elevati di altri tipi di tumori.
Alcuni studi evidenziano anche che il fumo passivo può avere un impatto intergenerazionale: per esempio, nipoti di donne che hanno fumato durante la gravidanza hanno maggiori probabilità di sviluppare l’asma. I bambini esposti al fumo passivo sono più a rischio di bronchiolite, polmonite e altre infezioni respiratorie e hanno anche maggiori probabilità di essere ricoverati in ospedale per l’asma, di sviluppare malattie dell’orecchio medio e di morire prima dei 5 anni; inoltre, sviluppano maggiormente problemi comportamentali e scolastici e bambini con caregiver che fumano hanno quasi il 70% in più di probabilità di iniziare a fumare entro i 15 anni.
Nell’ambito del convegno del 31 maggio sono state presentate le nuove Linee Guida per il trattamento della dipendenza da tabacco e da nicotina, che aggiornano le precedenti del 2008, le prime che tengono conto degli scenari generati dai nuovi prodotti entrati in commercio negli ultimi anni. Attraverso le risposte a nove quesiti, il documento valuta l’efficacia di tutti i trattamenti disponibili, dal counselling alla farmacoterapia agli interventi digitali, ad esempio attraverso app, formulando le relative raccomandazioni per gli operatori.
Oms: “Abbiamo bisogno di cibo non di tabacco”
Per la Giornata mondiale senza tabacco 2024, l’Oms ha scelto il tema Abbiamo bisogno di cibo non di tabacco, per accendere un riflettore e sensibilizzare anche in ordine alle ricadute ambientali legate alla produzione di tabacco: le industrie dei prodotti da fumo, infatti, interferiscono con i tentativi di sostituire la coltivazione del tabacco con colture sostenibili e in questo modo contribuiscono alla crisi alimentare globale.
Attualmente, il tabacco viene coltivato in oltre 125 Paesi come coltura da reddito, su un’area stimata di 4 milioni di ettari. La coltivazione e la produzione del tabacco provocano danni ecologici globali a lungo termine, contribuiscono ai cambiamenti climatici e svolgono un ruolo cruciale nel determinare il futuro dell’agricoltura e della sicurezza alimentare.
Esistono anche danni ambientali correlati al tabacco: ogni 300 sigarette (15 pacchetti) per il processo di essicazione delle foglie di tabacco. La deforestazione per le piantagioni di tabacco ha gravi conseguenze ambientali (perdita della biodiversità, erosione del suolo, inquinamento delle acque, aumento di CO2 nell’atmosfera, ecc.). La coltivazione del tabacco richiede sostanze chimiche – inclusi pesticidi e fertilizzanti – che possono inquinare le acque.
I mozziconi di sigaretta contengono sostanze pericolose, come arsenico, piombo nicotina e formaldeide e sono tra i rifiuti più comuni in particolare sulle spiagge e il fumo di sigaretta contribuisce all’inquinamento atmosferico: le emissioni dei prodotti del tabacco si stima equivalgono a tre milioni di voli transatlantici. Il fumo di tabacco contiene CO2,metano e NO2 e inquina gli ambienti interni ed esterni. Il fumo di tabacco lascia residui che si depositano sulle superfici e sono dannosi soprattutto per bambini e animali domestici.
I cartoni e i pacchetti di sigarette venduti nel mondo producono 2 milioni di tonnellate di rifiuti (carta, inchiostro, cellophane, colla e alluminio) e i device delle sigarette elettroniche e dei prodotti del tabacco riscaldato contengono materiali dannosi all’ambiente e non biodegradabili; le cartucce e i contenitori di liquido per ricarica non sono riciclabili.