Roma, 14 novembre – 36,2 miliardi di euro: a tanto ammonta la spesa farmaceutica totale del 2023, più di due terzi della quale (il 68,7%,ovvero 25 miliardi circa) è stato rimborsato dal Servizio sanitario nazionale. La spesa territoriale pubblica, comprensiva di quella convenzionata e in distribuzione diretta e per conto, è stata di 12 miliardi e 998 milioni, con un aumento rispetto all’anno precedente del 3%. La spesa per compartecipazione a carico del cittadino è stata invece pari a un miliardo e 481 milioni, circa 25 euro pro-capite, dato in calo dell’1,3% dovuto alla riduzione del 2,5% del differenziale di prezzo rispetto al generico dovuto da chi acquista invece la specialità branded. In aumento (+ 1,7%) la spesa per i ticket sulla ricetta o la confezione. Significativa la quota di spesa delle strutture pubbliche, che hanno acquistato farmaci per 16,2 miliardi di euro, registrando una crescita dell’8,4% rispetto al 2022. Questi i numeri del Rapporto OsMed 2023 L‘uso dei farmaci in Italia dell’Aifa, presentato due giorni fa a Roma nella sede dell’Agenzia regolatoria nazionale.
“I generici erano il 9% nel 2011, sono saliti al 22,8% in termini di spesa, al 31,2% in termini di consumi. Il trend di crescita negli ultimi 5 anni è tuttavia limitato (3 punti percentuali) e il consumo di generici in Italia resta basso, soprattutto se confrontato a quello di altri Paesi europei” si legge nel rapporto. Secondo i dati Iqvia, l’Italia è infatti ancora terz’ultima in Europa, con i medicinali ex-originator che occupano ancora il 44,3% del mercato dei farmaci a brevetto scaduto. La media Ue relativa al consumo di generici è invece del 51%, con Paesi come la Gran Bretagna che sono al 60%.
“L’Italia è invece prima per la diffusione del mercato dei biosimilari con l’80,8% del mercato dei farmaci biologici a brevetto scaduto” registra ancora il Rapporto Osmed. “Nel ricorso ai farmaci a brevetto scaduto è evidente la profonda eterogeneità regionale, sia in termini di spesa che di consumo. In Calabria, Campania, Sicilia e Basilicata il ricorso agli equivalenti oscilla infatti tra il 19 e il 21%, mentre a Trento e in Lombardia i valori sono rispettivamente del 44 e 43%”.
“Per velocizzare l’accesso sul mercato dei nuovi generici, l’Aifa adotta già procedure semplificate di prezzo e rimborso; in due soli CdA sono stati approvati equivalenti per un risparmio pari a circa 200 milioni” ha affermato nel corso della presentazione del rapporto il residente dell’Aifa Robert Nisticò (nella foto). “Ma è indubbio che il consumo di generici è ancora limitato, se confrontato a quello di Paesi europei a noi comparabili. Per questo occorre fare più informazione ma anche formazione sull’importanza dell’utilizzo dei generici, che a parità di efficacia e sicurezza aiutano a tenere in ordine i conti dello Stato e quelli delle famiglie italiane che oggi spendono più di un miliardo per pagare la differenza di prezzo con il farmaco branded”.
Il direttore tecnico-scientifico di Aifa, Pierluigi Russo (nella foto) si è invece soffermato sui dati di spesa: “Spinta dai nuovi prodotti, la spesa si concentra soprattutto sulla categoria degli antineoplastici e immunomodulatori, sebbene vi siano altre categorie che hanno visto variazioni importanti, come i farmaci antidiabetici, del sistema nervoso centrale, dell’apparato muscolo scheletrico e quelli del sangue e degli organi emopoietici” ha spiegato. “Cresce anche l’incidenza dei farmaci orfani che raggiungono il 28,6% della spesa delle nuove entità terapeutiche. Dati che sempre più richiedono adeguati strumenti di programmazione a tutti i livelli dell’organizzazione del Ssn e di risorse coerenti con la sostenibilità della spesa farmaceutica utile a preservare gli attuali standard dell’assistenza farmaceutica in Italia”.
Altri fronti aperti sono quelli dell’aderenza terapeutica e dell’appropriatezza prescrittiva, dove – ha affermato ancora il presidente Nisticò – “c’è ancora da migliorare, soprattutto affrontando sotto una nuova angolazione il problema delle sempre più diffuse politerapie, che per un anziano sutre si traducono nell’assunzione da 10 a più farmaci. Per questo con gli esperti delle società scientifiche e delle organizzazioni mediche abbiamo aperto un tavolo sulla ‘prescrittomica’ (cfr. RIFday del 12 novembre u.s.), il campo emergente di ricerca che studia la complessa interazione tra fattori genetici ed epigenetici – come quelli legati ad età, attività fisica e fattori ambientali – e il loro impatto su efficacia e sicurezza dei farmaci prescritti. Magari per depennarne alla fine qualcuno dalla lista delle prescrizioni”.
Dal Rapporto emerge che “tre pazienti su dieci assumono almeno cinque medicinali diversi per sei o più mesi l’anno, con un andamento crescente con l’aumentare dell’età, fino a toccare il picco del 44% degli ottantanovenni in politerapia con almeno cinque farmaci”. Una condizione che rende più difficile l’aderenza alle terapie anche se, da un’analisi del tavolo Aifa sulla prescrizione di precisione, “risulta che dal 2014 al 2022 il 30% dei pazienti in politerapia si è visto deprescrivere almeno un farmaco”.
L’aderenza alla terapia varia a seconda della categoria terapeutica: i dati del Rapporto Osmed registrano le maggiori criticità per le terapie farmacologiche per asma e Bpco (20% di pazienti con alta aderenza), per gli anti-diabetici (34%) e gli ipolipemizzanti (44%); minori criticità si osservano per la terapia con farmaci per il trattamento dell’osteoporosi (68% di pazienti con alta aderenza) o dei disturbi genito-urinari (65% di pazienti con alta aderenza), per i farmaci anti-aggreganti (62%), antipertensivi (53%) e anticoagulanti (52%), sebbene ci siano margini di miglioramento anche per queste categorie di farmaci. Per tutte le categorie terapeutiche analizzate, conclude il rapporto, “poco più della metà dei pazienti erano ancora in trattamento dopo 12 mesi di terapia, con valori massimi per gli anticoagulanti (67%), mentre scarsi livelli di persistenza si osservano per la terapia farmacologica dell’asma e Bpco (7,5%)”.
Altri dettagli sul Rapporto Osmed 2023 sono proposti negli articoli che seguono:
♦ Erogate 2 mld di confezioni di farmaci, cardiovascolari primi per consumi
♦ Semaglutide, anche il Rapporto Osmed registra l’esplosione dei consumi (+65,6%)
♦ Osmed 2023, ancora criticità per gli antibiotici, risale il consumo, +6,4% sul 2022