Roma, 26 luglio – La notizia viene dal Regno Unito e non mancherà di gettare benzina sul fuoco di una polemica mai sopita: ai medici di base inglesi viene raccomandato di non prescrivere più i farmaci omeopatici in regime di National health service. Lo ha comunicato lo stesso direttore del Nhs, Simon Stevens, precisando che si tratta di una decisione dettata da ragioni economiche, ma ampiamente suffragata dall’evidenza delle prove scientifiche.
La stretta sui costi del Servizio sanitario nazionale operata con il varo delle nuove linee guida eloquentemente intitolate Items which should not routinely be prescribed in primary care (Voci che non dovrebbero essere prescritte di routine nelle cure primarie: il PDF è consultabile qui) che puntano a far risparmiare al servizio sanitario 190 milioni di sterline all’anno (circa 250 milioni di euro), si abbatte dunque, quasi inevitabilmente, anche sui farmaci omeopatici. Che, in verità rappresentano una voce di spesa estremamente contenuta del bilancio sanitario pubblico: il Nhs spende infatti appena 100 mila euro all’anno (90 mila sterline) per garantire ai sudditi di Sua Maestà questi prodotti, che nell’ultimo quinquennio sono costati in tutto 578 mila sterline (circa 650 mila euro)
Ma per poco che sia, una spesa inutile (o comunque ritenuta tale) resta una spesa inutile, e tanto è bastato per cancellarla, accogliendo così le ripetute sollecitazioni avanzate in tal senso sia dalla British Medical Association sia del Comitato scientifico e tecnologico della Camera dei Comuni.
La decisione di raccomandare ai medici di non prescrivere cure omeopatiche in regime di Nhs è stata subito accolta positivamente dalla comunità scientifica, con commenti che sottolineano ancora una volta che i presupposti su cui si fonda l’omeopatia “non sono plausibili e tutte le prove hanno fallito nel dimostrare che funzioni oltre all’effetto placebo”, come ha dichiarato a The Guardian Edzard Ernst, professore emerito di Medicina complementare all’Università di Exeter, sottolineando anche i pericoli che possono derivare alla salute dei pazienti quando i rimedi omeopatici vengono utilizzati usata in alternativa a trattamenti di efficacia comprovata.
Sulla stessa linea Michael Marshall, della Good Thinking Society, associazione nata per promuovere il pensiero razionale e scientifico, che sul suo sito dedica un post di benvenuto alle nuove linee guida: “Da due anni chiedevamo al governo di intraprendere una revisione in questo senso delle linee guida Nhs” afferma Marshall. “Ora speriamo che questa decisione significhi finalmente vedere una fine ai fondi sanitari pubblici spesi per trattamenti che non hanno valore per i pazienti”.
L’omeopatia, in ogni caso, non è l’unica a cadere sotto le forbici delle nuove linee guida all’insegna del risparmio del Nhs: tra le altre voci che non saranno più offerte dal sistema di salute pubblico (in tutto sono 17) perché di efficacia non compiutamente dimostrata o perché non vantaggiose dal punto di rapporto costi-benefici, ci sono terapie a base di erbe, integratori di acidi grassi Omega 3, antiossidanti come la vitamina A, cerotti a base di lidocaina per adulti utilizzati come rimedi sintomatici nei dolori neuropatici (in particolare quelli associati a precedente infezione da herpes zoster) e altro ancora.
Una stretta è prevista anche per diverse profilassi vaccinali per i viaggiatori (tra le quali quelle contro la rabbia, la febbre gialla e l’epatite B): nonostante l’indubbia efficacia clinica, sono infatti considerate “per loro natura, a bassa priorità per il National health service”.