Roma, 8 maggio – Le terapie con farmaci ad azione diretta anti-Hcv eliminano completamente il virus dell’epatite C in oltre il 96% dei pazienti trattati. Ad affermarlo, riferisce un lancio Ansa, è Stefano Vella (nella foto), direttore del Centro nazionale per la Salute globale dell’Istituto superiore di sanità.
“L’Italia ha raggiunto il primo target dell’Organizzazione mondiale della sanità dell’eliminazione dell’Hcv: quello della riduzione al 65% delle morti collegate all’epatite C” commenta Vella, aggiungendo che con oltre 180mila trattamenti il nostro Paese può vantare una delle più vaste esperienze in questo ambito.
“Stiamo andando verso il raggiungimento degli altri obiettivi Oms di eliminazione Hcv” aggiunge Vella “a patto di mantenere alto il numero dei pazienti trattati”.
Dei risultati della terapia contro l’epatite C si è discusso ieri presso la sede dell’Iss a Roma nel convegno organizzato dalla Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit) e dalla Aisf, l’Associazione italiana per lo studio del fegato, durante il quale è stato presentato lo studio Piter, la piattaforma nata nel 2014 per studiare l’effetto del trattamento dell’infezione dal virus dell’epatite C con farmaci antivirali ad azione diretta (Daa) e informare le istituzioni sulle politiche sanitarie più appropriate.
I pazienti arruolati sono un campione di oltre 11 mila individui in cura, seguiti per cinque anni. Nel corso dell’incontro sono stati resi noti i risultati sulla cura dell’infezione da Hcv: dati sull’efficacia dei farmaci in pazienti non selezionati come nei trial clinici, anche con altre patologie, e che assumono farmaci concomitanti. Presentati inoltre i dati che riportano come l’eliminazione del virus si confermi altamente efficace nel ridurre anche altre comorbidità nei pazienti trattati con antivirali ad azione diretta Daa.
“Raggiungere gli obiettivi attesi dall’uso di farmaci antivirali” dichiara Loreta Kondili, responsabile scientifico della piattaforma Piter “è legato non solo alla loro elevatissima efficacia e all’ottimo profilo di sicurezza, ma anche allo sviluppo di ricerca appropriata per valutare il loro impatto alla vita reale in un contesto specifico epidemiologico come quello italiano, che ha mantenuto il primato di alta prevalenza in Europa per l’infezione da Hcv”.
L’incontro è stato anche l’occasione per lanciare un allarme: quest’anno termina infatti il fondo Aifa per i farmaci innovativi, che ha permesso di fare passi da gigante per il trattamento dell’epatite C. La circostanza rischia di bloccare a metà strada il percorso virtuoso che vede oggi l’Italia tra i 12 Paesi al mondo incamminati verso il traguardo dell’eliminazione del virus entro il 2030.
“Se non si lavora per l’emersione dei casi non diagnosticati” ha spiegato Massimo Galli,presidente della Simit “è a rischio l’ultimo miglio del percorso da fare”.