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mercoledì 1 Maggio 2024
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Istat, 4,5 mln di italiani rinunciano a visite nel 2023 per ragioni economiche e liste d’attesa

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Roma, 19 aprile – Sono circa 4,5 milioni i cittadini italiani che nel 2023 hanno dovuto rinunciare a visite mediche o accertamenti diagnostici per problemi economici, di lista di attesa o difficoltà di accesso- Si tratta del 7,6% della popolazione del Paese, in aumento rispetto al 7% del 2022 e al 6,3% del 2019, probabilmente per recupero delle prestazioni sanitarie differite per il Covid-19 e difficoltà a riorganizzare efficacemente l’assistenza sanitaria.

Il dato emerge dall’undicesima edizione del Rapporto sul Benessere equo e sostenibile (Bes) di Istat, l’Istituto centrale di statistica.

Leggendo il numero più in dettaglio, si ricava che è raddoppiato il numero di chi ha rinunciato alle visite per problemi di lista di attesa (da 2,8% nel 2019 a 4,5% nel 2023); stabile la rinuncia per motivi economici (da 4,3% nel 2019 a 4,2% nel 2023), ma comunque in aumento rispetto al 2022: +1,3 punti percentuali in un solo anno.

Ovviamente, il Bes propone numerose altre evidenze di grande interesse, su tutte il dato sulla speranza di vita, che ha ripreso a salire dopo il calo registrato dal 2020 al 2022: al 31 dicembre 2023 si attestava a 83,1 anni, in aumento rispetto al 2022 (82,3), con il recuperando quasi del tutto il livello 2019 (83,2 anni). Più precisamente, gli uomini con 81,1 anni di vita media attesa tornano allo stesso livello del 2019, per le donne (85,2 anni) mancano ancora 0,2 anni (85,4 nel 2019).

La speranza di vita in buona salute però si riduce: nel 2023 è pari a 59,2 anni, appena pochi mesi in più dei 58.6 anni del 2019 e comunque quasi un anno in meno rispetto ai 60,1 anni del 2022.

Significativi i dati sulla mortalità per tumori nella popolazione adulta  (20-64 anni), pari nel 2021 a 7,8 per 10.000 residenti, in calo rispetto al 2020 (8 per 10.000 residenti). IL rapporto registra disuguaglianze socio-economiche anche per la mortalità per tumori della popolazione adulta, “con uno svantaggio che aumenta al diminuire del livello di istruzione; sono più marcate nei maschi, dove gli individui meno istruiti hanno una mortalità 2,1 volte maggiore dei più istruiti, nelle femmine tale rapporto scende a 1,4”.

Carenza di personale, cittadini sfiduciati, emigrazione ospedaliera sono i segnali che indicano la crisi del sistema sanitario italiano. Secondo il Rapporto, dopo l’esperienza della pandemia, il Ssn deve fronteggiare una situazione in cui molti medici di medicina generale sono prossimi a lasciare il mercato del lavoro (il 77% è over 54) con un organico già in forte diminuzione (da 7,5 per 10mila abitanti nel 2012 a 6,7 nel 2022).

In rilevante aumento la quota dei ”massimalisti”, ossia i medici di medicina generale con più di 1.500 assistiti (dal 27,3% al 47,7%). Il sistema ha anche, e da tempo, una carenza di personale infermieristico, con una dotazione pari a 6,8 per mille abitanti nel 2022.

Nel 2023 il Bes rileva anche un peggioramento dell’indicatore sulla fiducia nel personale sanitario negli ultimi 3 anni: il 20,1% dei cittadini ha assegnato un voto da 0 a 5 ai medici e il 21,3% all’altro personale sanitario; le percentuali sono massime nel Mezzogiorno (rispettivamente 24,2% e 26,6%).

Altro dato sconfortante la ripresa della “migrazione sanitaria” extra-regione,  tornata ai livelli pre-Covid e pari all’8,3% dei ricoveri ospedalieri in regime ordinario per acuti nel 2022. Basilicata, Calabria, Campania e Puglia sono le Regioni con maggiori flussi in uscita non compensati da flussi in entrata; in Sicilia e Sardegna, sebbene l’indice di emigrazione ospedaliera sia contenuto, è molto superiore all’indice di immigrazione ospedaliera.

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