Roma, 12 novembre – Un nanofarmaco messo a punto in Italia ha dimostrato di poter bloccare le metastasi in un modello animale del tumore. Lo studio, pubblicato sul Journal of Experimental & Clinical Cancer Research e finanziato dalla Fondazione Airc per la ricerca sul cancro, è stato condotto da un gruppo di ricercatori del Dipartimentodi Oncologia e Medicina molecolare dell’Istituto superiore di sanità, guidato da Ann Zeuner (nella foto), in collaborazione con le università di Siena e Bologna e con l’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri Irccs di Milano.
“Il nostro team ha creato una nuova formulazione di un farmaco, la fenretinide, che in passato aveva mostrato una scarsa efficacia per problemi di scarso assorbimento” spiega Zeuner, che ha coordinato il lavoro insieme alla collega dell’Iss Marta Baiocchi (nella foto a destra). “Il nuovo farmaco, chiamato bionanofenretinide, consiste in nanoparticelle che vengono efficacemente assorbite, riuscendo ad ottenere un effetto antitumorale particolarmente evidente nelle metastasi di tumore alla mammella del topo, in assenza di effetti collaterali. Questi risultati così promettenti ci fanno sperare che il farmaco possa in futuro essere adoperato nella terapia del cancro al seno, in particolare per prevenire la formazione di metastasi e rallentare quelle già formate”.
In Italia circa 37mila donne convivono con un cancro al seno metastatico. Individuare nuove terapie efficaci è uno degli obiettivi della campagna Nastro rosa di Airc, ricorda l’Iss sul suo sito. La Fondazione, grazie alle donazioni e al lavoro dei volontari, nel 2024 ha sostenuto con oltre 14 milioni di euro la ricerca sul tumore al seno attraverso il finanziamento di borse di studio e progetti.
“Parallelamente alla ricerca di nuove terapie” sottolinea Zeuner “è molto importante per le donne che hanno avuto un tumore al seno sottoporsi ai controlli periodici e attuare dei cambiamenti nello stile di vita. Alimentazione sana, attività fisica regolare e riduzione dello stress migliorano la qualità della vita e riducono il rischio che la malattia si possa ripresentare in futuro”.