Roma, 13 dicembre – Nella seduta del 10 dicembre scorso della Commissione Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale di Palazzo Madama sono stati presentati 194 emendamenti al ddl n. 1241 contenente Misure di garanzia per l’erogazione delle prestazioni sanitarie e altre disposizioni in materia sanitaria, provvedimento presentato dal ministro della Salute Orazio Schillaci, di concerto con i colleghi titolari dei ministeri Economia e Finanze, Affari regionali e autonomie e Pubblica amministrazione.
Tra le proposte correttive, quella rubricata con il n. 6.0.15 (il testo è pubblicato in calce all’articolo), a firma dei senatori di Fratelli d’Italia Salvo Pogliese, Raoul Russo, Carmela Bucalo, Salvatore Sallemi, tutti siciliani, insieme al senatore sardo Giovanni Satta e alla lombarda Paola Mancini, anch’essi di FdI, ha suscitato sconcerto 8e immediate reazioni)nella professione farmaceutica.
L’emendamento chiede infatti di aggiungere al ddl Prestazioni sanitarie, dopo l’art. 6, un articolo aggiuntivo, il n. 6 bis, che prevede per i laureati in Farmacia e Farmacia industriale abilitati alla professione di farmacista, l’abolizione del requisito del diploma di specializzazione in Farmacia ospedaliera ai fini della partecipazione ai concorsi pubblici per dirigente sanitario farmacista del Ssn. Detto in parole più semplici: per partecipare a quei concorsi e provare a entrare nei ranghi della dirigenza sanitaria il titolo di laurea basta e avanza.
“La Federazione degli Ordini dei farmacisti italiani sta già lavorando per richiedere il ritiro dell’emendamento al disegno di legge sulle liste d’attesa che prevede la possibilità per i laureati in Farmacia e Farmacia industriale abilitati all’esercizio della professione di farmacista, di partecipare ai concorsi pubblici per dirigente sanitario farmacista del Servizio sanitario nazionale anche senza specifica specializzazione” è stata l’immediata reazione del
presidente della federazione professionale Andrea Mandelli (nella foto). “Non solo in questo modo si indebolisce la professione, ma soprattutto vengono meno le garanzie di sicurezza per i cittadini rispetto alla formazione di questi professionisti della salute. È principio generale del D.Lgs. 502/1992 che l’accesso al ruolo della dirigenza del Servizio sanitario nazionale sia subordinato al possesso del titolo di specializzazione. La Fofi non ha mai chiesto una deroga per i farmacisti del Ssn e si dissocia da iniziative parlamentari volte a questo fine”.
Dello stesso tenore la reazione della Sifo, che – spiega il presidente Arturo Cavaliere (nella foto), sta seguendo con attenzione l’emendamento: “Ci pare che, se l’emendamento venisse accolto, imprimerebbe un indirizzo preoccupante all’intero sistema della sicurezza delle cure, perché porterebbe alla semi-distruzione della professione specialistica di farmacista ospedaliero, mettendo in serio pericolo il mondo Accademico Universitario e dellaformazione specialistica, facendo da cavallo di Troia ed indebolendo un sistema complessivo di diagnosi, cura, vigilanza e ricerca”.
“La Sifo sta dialogando da tempo con il ministro Orazio Schillaci e il sottosegretario Marcello Gemmato, oltre che con Fofi” aggiunge Cavaliere “per la difesa, il consolidamento ed il rilancio della professione del farmacista ospedaliero e dei servizi sanitari. Di conseguenza ci siamo subito attivati per una interlocuzione diretta affinchè l’emendamento indicato non venga approvato. Confidiamo nel Governo e nel Parlamento affinché la nostra professione venga rinforzata, invece che indebolita, per il suo ruolo trasversale e sempre più centrale nel rinnovamento del Ssn”.
Toni decisamente più duri nella presa di posizione dell’Intersindacale dei dirigenti medici, veterinari e sanitari (Aaroi-Emac, Fassid – che ricomprende Sinafo -, Fvm, Fp Cgil medici e dirigenti Ssn, Uil Fpl), che ritengono l’emendamento una “palese violazione dei Dpr 483/97 e 484/97, oltre che della Legge 502/92 e più in generale dell’intero quadro normativo che regola i requisiti per l’accesso alla dirigenza sanitaria nel pubblico impiego”.
“L’iniziativa, intrapresa da un gruppo di senatori di maggioranza, rischia di portare ad escludere dal ruolo della Dirigenza e quindi dal Ccnl dell’Area sanità un’intera categoria di farmacisti dirigenti del Ssn, riportandola indietro di 40 anni a danno della professionalità e dell’immagine a oggi duramente conquistate ma, ancora di più, a danno del Ssn e della sostenibilità dello stesso” afferma l’intersindacale, ricordando che l’obbligo della specializzazione previsto dai vigenti ordinamenti per tutti i profili e per tutte le categorie specialistiche della dirigenza sanitaria operanti nel Ssn “è stato introdotto proprio a garanzia della massima professionalità necessaria nella difficile azione di clinical governance, che richiede interventi strategici di massima professionalità e competenza che si acquisiscono esclusivamente attraverso un percorso professionalizzante che solo la specializzazione può assicurare”.
L’emendamento proposto, oltre che sconvolgere in modo inaccettabile le modalità di reclutamento di personale, conclude l’Intersindacale, “viola la dignità professionale dei farmacisti regolarmente specializzati e – soprattutto – mette a rischio la qualità e la sicurezza dei servizi farmaceutici, aprendo inoltre pericolosamente la strada al rischio di analoghe deregulation anche per altre categorie di dirigenti sanitari. L’Intersindacale, pertanto, chiede con forza che l’emendamento venga immediatamente ritirato, riservandosi – in caso contrario – di adire le vie legali, oltre che di intraprendere ogni altra iniziativa di opposizione”.
Al coro si è anche aggiunta la voce della Conferenza nazionale dei direttori delle Scuole di specializzazione in Farmacia ospedaliera, presieduta dalla prof. Anna Minarini (nella foto). In un comunicato diffuso nel pomeriggio di ieri, i direttori delle SSFO esprimono “la propria profonda contrarietà e preoccupazione per le gravi ricadute” che una tale misura, se accolta, “comporterebbe nella qualità dell’assistenza sanitaria e delle cure. I farmacisti specialisti hanno infatti svolto presso gli Atenei, in coordinamento con le strutture farmaceutiche ospedaliere e territoriali, un percorso di formazione quadriennale teorico e pratico che è imprescindibile per l’acquisizione della specifica preparazione professionale pienamente rispondente alle esigenze del Ssn”.
Il pollice verso dei diretti interessati nei confronti dell’emendamento, insomma, è forte, univoco e chiarissimo: il requisito della specializzazione è una garanzia richiesta per assicurare alla sanità pubblica i necessari livelli di qualità, dai quali il Ssn non può prescindere. A meno che il vero e non dichiarato intendimento di qualcuno non sia quello di puntare a indebolire il sistema di sanità pubblica per prefigurare altri assetti, come non pochi esperti e osservatori da tempo paventano.
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L’emendamento al ddl Prestazioni sanitarie (n.1241/24) in esame al Senato contestato dai direttori delle Scuole di specializzazione in Farmacia ospedaliera
6.0.15
(Pogliese, Russo, Bucalo, Sallemi, Satta, Mancini)
Dopo l’articolo, aggiungere il seguente:
«Art. 6-bis.
(Disposizioni relative all’esercizio della professione di farmacista)
1. Per i laureati in Farmacia e Farmacia Industriale abilitati all’esercizio della professione di
farmacista, è abolito il requisito della specializzazione ai fini della partecipazione ai concorsi pubblici per dirigente sanitario farmacista del Servizio sanitario nazionale.
2. La lettera b), del comma 1, dell’articolo 32 del regolamento recante la disciplina
concorsuale per il personale dirigenziale del Servizio sanitario nazionale, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 10 dicembre 1997, n. 483, è abrogata».