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mercoledì 12 Febbraio 2025
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A colleghe e colleghi, due semplici parole per le festività in arrivo: grazie e auguri

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Roma, 21 dicembre – Questo spazio – come ho avuto modo di spiegare al momento della sua inaugurazione e come peraltro chiarisce il suo eloquente sottotitolo – è destinato a ospitare spunti e riflessioni sulla professione. So che dare un titolo che richiama le nuove tecnologie a uno spazio scritto, e spiegare – sia pure ironicamente – che Podcast altro non è che un acronimo (Pensieri Ondivaghi Da Condividere Anche Se Trasandati) ha destato più di una perplessità tra le colleghe e i colleghi.

C’è infatti chi mi ha subito bacchettato, sostenendo in primo luogo che per un contenitore che ospita scritti, il titolo Podcast è a dir poco incoerente. E c’è chi è andato oltre, affermando addirittura che la rubrica rischia di essere comunicativamente vecchia e polverosa, nel senso che, in aperta contraddizione con quel che promette il titolo, si affida alle solite modalità ormai superate (???) della parola scritta, in un’epoca in cui, quando va bene, si ha giusto il tempo di leggere le scritte sui muri, a patto che non superino le quattro parole. Con il rischio – mi è stato spiegato dai colleghi nativi digitali – di dare un’immagine di sé (ma anche del “nuovo corso” che ci siamo impegnati a imprimere all’Ordine) del tutto sovrapponibile a quella del passato.

Ora, a prescindere che una seria riflessione sul passato andrebbe fatta senza cadere nella tentazione ingenerosa e profondamente sbagliata di ritenerlo “a prescindere” la sentina di tutti gli errori ed orrori, ritengo sia giusto confessarvi che il titolo eterodosso Podcast è stato scelto non per darsi arie da “modernisti” che strizzano l’occhio al new tech e guardano al 2100, ma semplicemente per dire – speravo con ironica leggerezza, ma devo aver sbagliato da qualche parte  – che comunicare non è solo un fatto di mezzi e strumenti, ma prima e più ancora di contenuti. E una penna o una tastiera possono valere, se usati in modo acconcio e si ha qualcosa da dire, quanto un video, e magari di più.

Ciò chiarito, soprattutto alle colleghe e colleghi più integralisti in materia di “modernità”, vi debbo anche un’altra confessione: Podcast, quando sarà il caso, utilizzerà oltre alle noterelle scritte anche altri format e mezzi più, diciamo così, congeniali ai tempi, tra i quali proprio quello che dà il titolo a questo spazio. Format e mezzi, voglio anche dire, che mi piacciono peraltro molto e che davvero non disdegno: sospeso come sono tra la coda dell’analogico e le sorti magnifiche e progressive del digitale, mi guardo bene dall’alzare muri e steccati tra i due mondi, e cerco invece di costruire ponti. E qui chiudo, chiedendo scusa per lo spazio dedicato a una questioncella che forse nemmeno lo meritava e che mai lo avrebbe avuto, se non fosse stato che a sollecitare i chiarimenti siano stati proprio alcuni tra voi colleghe e colleghi.
Così, ora, ho pochissimo spazio per parlare di quello che, in origine, avrebbe dovuto essere il tema di queste righe, ovvero le festività imminenti. Sì, pensavo di usare il Podcast per farvi arrivare le due sole parole che avevo urgenza di dire a tutte e tutti: GRAZIE e AUGURI. L’ho già fatto, in verità, in una lettera che l’Ordine ha indirizzato a ciascuna e ciascuno di voli giusto due o tre giorni fa. Avrei voluto ripetere quei concetti, più sinteticamente, qui sul Podcast. Ma mi sono “mangiato” tutta la dotazione di righe a disposizione. E allora non mi resta altro che rimandarvi alla lettera di cui sopra, che – se non l’aveste ancora letta e vi andasse di farlo –  troverete cliccando sul link in calce alla pagina. Qui mi limiterò a riproporvi le sue ultime righe.

 

Ancora grazie, dunque, e ancora auguri infiniti. Per tutto il resto, le mille altre cose che ancora dobbiamo dirci, ci sarà tempo. Tempo che sono davvero felice di poter affrontare insieme a ognuna e ognuno di voi, per le migliori sorti della nostra professione e del nostro Ordine, la casa comune della quale ci avete affidato la gestione che è e sarà sempre aperta e pronta all’ascolto e all’accoglienza.

Perché insieme,credetemi, non è solo un avverbio, ma un modo di essere, la scelta di vita di chi ha il coraggio di aprire il cuore perché sa che tenersi tutto dentro serve a poco, la scelta di chi osa anche a costo di sbagliare, perché sa che insieme agli altri si può comunque ricominciare, la scelta di chi non ha paura di essere se stesso e per questo è capace di stringersi e abbracciare gli altri.
Volevo dirvelo, con tutta la semplicità del mondo e il calore dei sentimenti di colleganza, condivisione, ma anche stima, apprezzamento e amicizia che mi legano a ognuno di voi.
GRAZIE, AUGURI!

Giuseppe Guaglianone

Natale 2024, lettera alle colleghe e ai colleghi

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