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venerdì 26 Aprile 2024
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Chiamparino: “I tagli sulla sanità ci sono: con Renzi nessun duello, ma Ssn è a rischio”

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Roma, 4 novembre – I tagli alla sanità? Ci sono, e affermarlo non significa sfidare il governo a un duello rusticano, ma semplicemente ristabilire la verità delle cose. Il presidente della Conferenza delle Regioni, Sergio Chiamparino, mantiene il punto e non abbassa la guardia, serrando le fila dei governatori regionali in attesa dell’incontro con il premier Matteo Renzi, fissato per oggi.

A Palazzo Chigi, informa una nota Ansa, le Regioni ribadiranno l’insostenibilità dei tagli che solo nella sanità, negli ultimi 5 anni, hanno eroso alle Regioni 14,7 miliardi.

Il duro confronto tra i governatori e Renzi sui tagli scalda ancora il confronto, mentre in Parlamento si inizia a lavorare alle modifiche alla Legge di stabilità, destinata con ogni probabilità a un iter parlamentare molto sofferto: il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ne è perfettamente consapevole e, da Berlino, ha cominciato ieri a mettere le mani avanti, spiegando di aspettarsi “tanta resistenza”.
Il nodo politico principale rimane quello dei tagli alle Regioni e alla Sanità. Per i quali anche i medici del servizio pubblico hanno dissotterrato l’ascia di guerra, proclamando uno sciopero per il 16 dicembre.

“Noi non siamo alla ricerca di disfide di Barletta o di bracci di ferro con il governo” ha voluto chiarire ieri Chiamparino, quasi a chiosare le preoccupazioni espresse dalle Regioni nel documento presentato alle Commissioni Bilancio congiunte di Senato e Camera, dove si spiega che il taglio continuativo del Fondo sanitario nazionale e gli ulteriori risparmi richiesti, “sono centralizzati per finanziarie permanentemente la riduzione delle imposte sulla prima casa”. E ancora: “Il livello di finanziamento del Servizio sanitario nazionale per il 2016, previsto nel Patto per la salute, era pari a 115,4 miliardi, ora è di 111″.

Come dire: chi parla di aumento del Fsn mente sapendo di mentire, almeno rispetto a quelli che sono i fabbisogni accertati e condivisi in sede di confronto Regioni-Governo.

“I tagli dal 2017 al 2019 mettono a rischio la sopravvivenza del sistema Regioni” ha poi ribadito Chiamparino parlando in Consiglio regionale, dove ha confermato il proposito di dimettersi da presidente della Conferenza delle Regioni. E rispondendo al premier Renzi – che dopo le critiche delle Regioni sulla Legge di stabilità ieri aveva detto “Adesso ci divertiamo” – ha spiegato di non andare all’incontro col Governo “con spirito di divertimento ma di lavoro. Lo considero un appuntamento impegnativo”.

Luca Zaia, presidente del Veneto, si schiera a fianco del presidente della Conferenza e teme manovre non cristalline per il futuro, “con il trasferimento della sanità a Roma: il ministro Lorenzin non ne ha fatto mistero. Non faccio il sindacalista della Regione, dico solo che i veneti hanno diritto di essere curati. E curati bene. Se qualcuno vuole portare a livello di Terzo Mondo la sanità, si sbaglia”.

Il governatore della Toscana, Enrico Rossi, esprime una posizione più dialogante, tesa a trovare un punto di accordo: “Con il Governo non serve rottura, non perché questo governo è amico ma perché le rotture non servono” spiega Rossi. “Abbiamo interesse ad avere il migliore accordo possibile per sanità e servizi che le Regioni erogano. Rispetto a questa finanziaria, occorre operare per migliorare le cose che già ci sono e chiarirle in parte”.

Il premier Renzi, intanto, deve ingoiare il boccone amaro delle critiche avanzate ieri dal presidente della Corte dei Conti, Raffaele Squitieri, audito in Parlamento sulla Legge finanziaria 2016. La manovra “in deficit lascia nodi irrisolti”, ha detto con chiarezza Squitieri, rimarcando il mancato intervento sull’iva e sottolineando come le scelte di politica economica del Governo utilizzano al massimo “gli spazi di flessibilità disponibili, riducendo esplicitamente i margini di protezione dei conti pubblici, e lascia sullo sfondo nodi irrisolti (clausole, contratti pubblici, pensioni) e questioni importanti (quali il definitivo riassetto del sistema di finanziamento delle autonomie territoriali)”. Particolarmente bruciante, per il capo del governo, proprio il rilievo espresso a proposito della sanità. Essendo pari a 800 milioni la quota necessaria per l’adeguamento delle prestazioni ai nuovi Lea, l’incremento delle risorse del Fondo sanitario nazionale rispetto al 2015 è “solo di 500 milioni”, calcola la magistratura contabile.

Intanto la Uil calcola che se tutte le 9 Regioni (Piemonte, Liguria, Lazio, Abruzzo, Campania, Molise, Calabria, Puglia e Sicilia) alle prese con l’extra deficit sanitario aumentassero al massimo consentito le aliquote dell’Irpef regionale, si rischiano possibili aumenti medi del 47,4% (221 euro medi pro capite) per oltre 13 milioni di contribuenti.

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