Roma, 20 febbraio – Una sanzione salata (20mila euro), quella comminata dall’Autorità garante della privacy a un medico – in verità piuttosto “disinvolto” – che lasciava le ricette per i suoi pazienti in un contenitore posto sul muro esterno dello studio medico, senza neppure proteggerle con buste chiuse, esponendole così al rischio che chiunque potesse liberamente aprire il contenitore e conoscere il contenuto delle prescrizioni.
L’istruttoria dell’Autorità ha preso il via da un accertamento dei Nas, che hanno raccolto anche le testimonianze di alcuni assistiti del medico, alcuni dei quali individuati tra quelli che avevano ritirato le ricette dal contenitore.
Alla richiesta di informazioni del Garante, il medico si era giustificato affermando che la modalità di consegna delle ricette era stata attuata durante il periodo del Covid ed era stata poi mantenuta per alcuni mesi, con il consenso degli assistiti, allo scopo di agevolare il ritiro delle prescrizioni e limitare gli accessi dei pazienti allo studio medico.
Nel suo provvedimento di sanzione, l’Autorità ha ribadito che le informazioni relative alla salute possono essere sì comunicate a terzi, ma solo sulla base di un idoneo presupposto di legge o su delega scritta dell’interessato, e in ogni caso non possono mai essere diffuse. Il Garante ha inoltre ribadito quanto già affermato in passato e cioè che le ricette sanitarie possono essere lasciate presso le farmacie e gli studi medici, fatta salva la condizione che siano messe in busta chiusa: lasciarle incustodite alla portata di tutti viola infatti la privacy dei pazienti, perché permette la diffusione di dati idonei a rivelare il loro stato di salute.
Nello stabilire l’importo della sanzione (i già ricordati 20.000 euro), l’Autorità ha tenuto conto, tra l’altro, del gran numero dei pazienti coinvolti, della durata dalla violazione, accertata in circa due mesi, e del comportamento poco collaborativo del medico nel corso dell’istruttoria.