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martedì 30 Aprile 2024
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Mete onlus e Federfarma in campo contro sexting e revenge porn, incontro alla Camera

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Roma, 8 aprile – Il progetto per sensibilizzare sui rischi connessi alla pratica del sexting e contrastare il revenge porn come forma di violenza di genere, ideato da Mete Onlus e patrocinato da Federfarma, è stato presentato mercoledì scorso alla Camera dei Deputati, dove, lo scorso 28 novembre, aveva già avuto luogo nella Sala Tatarella  la conferenza istituzionale organizzata dalla stessa Mete (acronimo che sta per Multiculturalism, Earth, Territory, Education) per illustrare l’ampio quadro di iniziative avviato in materia di educazione e sviluppo di consapevolezza su temi così delicati (RIFday ne aveva ampiamente riferito in questo articolo).

L’appuntamento della scorsa settimana ha ribadito e precisato senso, contenuti e obiettivi dell’iniziativa, che consistono essenzialmente nel fornire consapevolezza e aiuto nel contrasto alla violenza di genere, attuare percorsi formativi e di sensibilizzazione e approfondire aspetti sociali e normativi di fenomeni come il sexting e il revenge porn, il tutto per contrastare la violenza che è spesso correlata a questi fenomeni.

Federfarma ha subito “sposato” il progetto, intitolato  Interveniamo nella cura della società, concedendo il suo patrocinio, in perfetta aderenza alla sua identità non solo di presidio sanitario, ma anche di presidio sociale capillarmente diffuso nel territorio che gode di un prezioso capitale di fiducia dei cittadini abituati a cercare (e trovare) in questi esercizi e nei professionisti che vi operano le risposte ai loro bisogni e problemi di salute (e non solo). Anche per questo, le farmacie sono vigili sentinelle dei disagi, non solo sanitari, e hanno occhi e orecchie esercitati per cogliere anche i segnali di fenomeni come la violenza di genere o, nello specifico, di revenge porn.

Ed è proprio questa caratteristica di ascolto e colloquio costante con i cittadini che Alfredo Procaccini, vicepresidente di Federfarma, ha voluto ricordare nel convegno tenutosi alla Camera la settimana scorsa, trovando un’immediata conferma delle sue parole nell’intervento di Angela Margiotta (nella foto a destra), presidente dell’Associazione Farmaciste insieme, che nel progetto proposto da Mete ha un ruolo fondamentale: “Da 11 anni la nostra associazione porta avanti il progetto Mimosa in 19mila farmacie per aiutare le donne” ha detto Margiotta. “È stato faticoso arrivare, insieme a Federfarma, in tutte le farmacie in maniera capillare ma ci abbiamo creduto. Le donne si fidano del farmacista e si confidano”.

Nel suo inervento, Giorgia Butera, presidente di Mete (nella foto) è entrata subito nel vivo del problema, ricordando come il sexting, ovvero l’invio di immagini intime e video con contenuti sessuali, sia ormai molto diffuso nella fascia dei pre-adolescenti. Da anni Mete, consapevole del problema, sta conducendo campagne di educazione all’affettività presso scuole, istituzioni e luoghi di aggregazione ed è propri da queste esperienze che ha avuto origine il progetto. “Lo scopo è arrivare al lancio del Manifesto di attenzione sociale Interveniamo nella cura della società” ha spiegato Butera. “Un manifesto che si sviluppa intorno ai concetti chiave di formazione, educazione e cura, declinati nelle dimensioni morale, sociale, emotiva-affettiva. Dimensioni che concorrono a determinare un concreto cambiamento culturale”.

Martina SEMENZATOMartina Semenzato (nella foto a destra), deputata di Noi moderati, presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, ha voluto precisare il perimetro del problem: “Quando parliamo di revenge porn lo pensiamo come un reato e non come una violazione della dignità e della propria privacy” ha detto la parlamentare. “Va invece considerato un atto di violenza subdola perché colpisce la nostra identità e quindi ricade nella nostra sfera psicologica. Questa violenza porta a vergogna, isolamento, depressione e, nei casi estremi, al suicidio. I dati indicano, inoltre, che il 70% di chi subisce revenge porn è donna”.

Maria Carolina VARCHIMaria Carolina Varchi, deputata di Fratelli d’Italia, segretaria dell’Assemblea di Montecitorio e presidente della Commitato per le Pari opportunità ha ricordato nel suo intervento che nell’ordinamento giuridico del nostro Paese ci sono  leggi che tutelano le vittime di revenge porn e violenza di genere, modificate di recente per rendere più incisive le misure. Ma resta un problema, ovvero la difficoltà di sporgere denuncia da parte delle vittime. servirebbe al riguardo una sorta di rivoluzione culturale, che per varchi non può che necessariamente passare da modifiche legislative.

Un’opinione condivisa da Antonella Massaro, docente di diritto penale dell’Università di Roma Tre (nella foto a destra),  che ha delineato i contorni giuridici del reato di revenge porn, auspicando appunto nuovi interventi volti a migliorare la puntualità e la chiarezza degli strumenti di tutela, perché – ha spiegato la docente – “è necessario che l’ordine giuridico e la società civile camminino insieme”.

C’è anche un altro fronte, però, sul quale è necessario intervenire, ed è quello della scuola, che oggi di fatto non affronta l’educazione al corretto utilizzo dei media, quanto mai necessatria, invece, per evitare ai bambini di pensare che i device digitali siano soltanto un semplice  strumento di svago, equivoco che nasce dal fatto che anche per molti adulti essi non sembrano essere nient’altro che strumenti di allargamento e stimolazione delle conoscenza. Ne ha parlato Mario Morcellini, professore emerito di Comunicazione e processi culturali dell’Università Sapienza di Roma, osservando che in realtà l’uso pervasivo dei mezzi di comunicazione digitale ha guadagnato uno spazio fin troppo rilevante anche nella tessitura e nel mantenimento delle relazioni affettive. E sarebbe dunque fondamentale  insegnare ai pre-adolescenti come usare questi strumenti per evitare fin troppo facili “scivolate” in territori dove è pressoché inevitabile farsi e fare del male.

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