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lunedì 29 Aprile 2024
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Studio francese, farmaco anti-diabete rallenta progressione del Parkinson, dati incoraggianti

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Roma, 9 aprile – Lixisenatide, un analogo del semaglutide, l’antidiabetico che ha fatto la fortuna dell’azienda che lo produce, la Novo Nordisk, per le sue proprietà dimagranti, secondo i risultati preliminari scaturiti da uno studio pubblicato sul New England Journal of Medecine, potrebbe essere utile nel morbo di Parkinson.

Lo studio è citato molto positivamente sui social da Roberto Burioni  (nella foto), professore di microbiologia e virologia all’università Vita-Salute San Raffaele di Milano, che osserva che i dati emersi dallo studio (condotto In Francia), per quanto preliminari e riferiti a pochi pazienti, sono molto incoraggianti, soprattutto alla luce del fatto “non abbiamo farmaci efficaci nel rallentare la progressione” della malattia di Parkinson.

“Per fare capire bene l’importanza, al momento non abbiamo sostanzialmente farmaci in grado di interrompere la progressione della malattia. Questo, se i dati fossero confermati, sarebbe il primo” scrive Burioni.

Nel trial, coordinato da Mathieu Anheim (nella foto a destra) dell’ospedale universitario di Strasburgo in Francia, è stato valutato l’effetto della lixisenatide – un principio attivo appartenente alla classe degli analoghi dell’ormone Glp-1, gli antidiabetici a effetto dimagrante – sulla progressione della disabilità motoria in pazienti con Parkinson diagnosticato meno di 3 anni prima, che stavano assumendo terapie per controllare i sintomi della malattia e non avevano ancora complicazioni motorie. Sono stati arruolati 156 partecipanti, assegnati casualmente al trattamento con lixisenatide (78 pazienti) o a placebo (78). Né gli autori né i pazienti sapevano chi era stato assegnato a uno o all’altro gruppo.

“Nei partecipanti con malattia di Parkinson in fase iniziale” si legge nelle conclusioni dello studio “la terapia con lixisenatide, rispetto a placebo, ha comportato una minore progressione della disabilità motoria rispetto al placebo, ma è stata associata a effetti collaterali gastrointestinali. Sono necessari studi più lunghi e più ampi”  precisano in ogni caso gli autori dello studio “per determinare gli effetti e la sicurezza della lixisenatide nelle persone con Parkinson”.

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