Roma, 9 dicembre – Grazie alla fiducia e al consenso che la larga maggioranza delle colleghe e dei colleghi hanno voluto assicurare alla lista Insieme in occasione del voto professionale della settimana scorsa, mi trovo a indossare le molto onorevoli ma non meno onerose vesti di presidente dell’Ordine dei farmacisti di Roma e provincia, rappresentante istituzionale di una comunità di più di 6800 colleghe e colleghi che hanno dimostrato una volta di più – andando a votare in quasi 4000 – di credere davvero nella loro professione e di voler partecipare ai suoi destini.
Una comunità che merita, proprio per questa sua straordinaria vis partecipandi, un canale di comunicazione sempre aperto con i “maggiordomi della casa comune”, che è la mia definizione preferita (e più calzante, direi) di coloro che – come me e i colleghi del Consiglio direttivo – sono stati scelti per occuparsi dell’Ordine e, possibilmente, tirarlo a lucido il più e meglio possibile. Ecco, credo che il primo dovere del “personale di servizio” (al quale mi pregio di appartenere, con orgogliosa consapevolezza) sia quello di riferire e discutere tutto quel che può rilevare per il destino della “casa comune” ai suoi legittimi proprietari, ovvero gli iscritti all’Albo.
Anche i pensieri all’apparenza più insignificanti, le idee più stravaganti o i timori a prima vista privi di ogni fondamento possono infatti essere sorgenti di intuizioni, indurre suggestioni condurre a barlumi di rivelazioni utili per difendere, tutelare e promuovere meglio la professione. Perché non condividerli sempre e in modo largo, dunque? È quel che intendo appunto fare, proponendovi un pensiero o una piccola riflessione ogni qual volta ritenga che meritino di essere condivisi, nella speranza che possano tornare utile ad maiorem professionis gloriam, proprio grazie al propellente della discussione e quindi dell’arricchimento comune.
Lo strumento che ho scelto per l’impresa è il podcast. E qui so che devo chiarire subito: non mi riferisco al quei contenuti audio registrati in digitale e distribuiti via internet, fruibili in genere on demand su dispositivi come smartphone, tablet e computer. Mi piacerebbe anche, magari, ma è roba che, per uomini di confine tra l’analogico e il digitale come me, è troppo complicata. Quindi non fatevi ingannare dalla foto del titolo: quel che è indicativo non è il microfono, ma la piccola penna a sfera che vedete in secondo piano. Perché per me, molto più semplicemente, il podcast altro non è che l’acronimo di Pensieri Ondivaghi Da Condividere Anche Se Trasandati.
Ecco, questo – avvalendomi dell’ospitalità di RIFday – è tutto quello in cui posso impegnarmi e che posso proporvi, almeno per ora: qualche riga per mettervi a parte di quei pensieri e quelle parole che, per ondivaghi e trasandati che siano, possono essere di interesse comune. Roba anche alla buona, se volete, ma che magari – grazie ai vostri contributi e arricchimenti – può offrire qualche spunto utile per la professione e i suoi migliori destini.
Comincerò domani, aprendo il “podcast” con una parola che non può che essere quella che avete scelto (e ancora vi ringrazio) in occasione del voto professionale della settimana scorsa: Insieme. A domani.
Giuseppe Guaglianone