Roma, 24 gennaio – Sono cifre da bollettino di guerra: la resistenza agli antibiotici in Europa provoca 35mila decessi all’anno. E le stime per il prossimo futuro sono tutt’altro che rassicuranti: entro il 2050 l’Amr, la resistenza antimicrobica – non a caso assimilata a una pandemia silenziosa – sarà una delle principali cause di morte nel nostro continente, sopravanzando anche i tumori.
“Trovare soluzioni è una delle nostre priorità” ha dichiarato ad Adnkronos Salute Laurent Muschel (nella foto), direttore generale dell’Hera, l’Agenzia europea per le emergenze infettive, a Roma lo scorso 21 gennaio per gli Hera info days, evento dedicato a illustrare agli addetti ai lavori, nei diversi Stati membri, l’attività della Health Emergency Preparedness and Response Authority, nata durante il Covid per gestire una risposta comune all’emergenza.
Per contrastare il fenomeno dell’Amr la ricerca è decisiva. “Hera ha già stanziato più di 100 milioni di euro a sostegno degli studi su nuovi antibiotici” ricorda al riguardo Muschel. “Quest’anno – lo annuncio anche se non è ancora ufficiale – sosterremo due organizzazioni, una che promuove le ricerca di base, Carb X”, partnership globale senza scopo di lucro che supporta sviluppo di nuovi prodotti antibatterici. “Anche il Governo italiano, nel quadro del G7, ha deciso di sostenerli. L’Italia metterà 21 milioni di dollari per Carb X. E noi, nel 2025, abbiamo già previsto di mettere in campo una somma più o meno equivalente, 15 milioni di euro in Carb X”.
“Una somma equivalente o superiore, circa 20 milioni di euro, la metteremo anche nella Gardp (Global Antibiotic Research & Development Partnership) che si occupa delle ultime fasi di sviluppo di nuovi antibiotici” ha poi comunicato il Dg dell’Hera, che ha quindi concluso sostenendo la grande importanza di “sostenere lo sviluppo della ricerca sugli antibiotici perché l’industria in questo è carente, non investe abbastanza nel settore perché non è abbastanza redditizio”.