Roma, 9 gennaio – “Io so già chi acquisterà le farmacie Farmacap, ma non posso dire il nome”. Ad affermarlo è Francesca Danese (nella foto), oggi portavoce del Forum per il Terzo Settore, già assessore tecnico al Sociale, da dicembre 2014 a ottobre 2015, della giunta capitolina presieduta da Ignazio Marino.
Danese ha reso la dichiarazione nel corso di una lunga intervista andata in onda ieri su Articolo 11 Work on tube, il quotidiano on air della Cgil, dedicata proprio alla situazione dell’azienda speciale che gestisce le 47 farmacie comunali della Capitale, dopo aver espresso un durissimo giudizio sulla delibera di fine anno (“un blitz natalizio”) con la quale l’attuale amministrazione capitolina guidata da Virginia Raggi ha sostanzialmente aperto la strada alla privatizzazione di Farmacap, sia pure prefigurando una sua trasformazione in “società benefit”.
Danese, ricostruendo il suo impegno, afferma di aver sempre operato in difesa dell’azienda sociosanitaria capitolina, “patrimonio dei cittadini romani”, e di averlo fatto anche andando contro alcuni settori della stessa maggioranza di cui faceva parte e in presenza di situazioni (come ad esempio gli altissimi tassi di interesse applicati all’azienda dalla stessa banca tesoriera del Campidoglio) che certamente non denotavano un atteggiamento favorevole nei confronti dell’azienda.
L’ex assessora tecnica si sofferma sul percorso (a suo giudizio e nei suoi ricordi positivo) compiuto da Farmacap quando le venne chiesto di occuparsene, con l’avvio di un risanamento, anche attraverso l’assunzione di un nuovo DG (Simona Laing) che avrebbe dovuto portare a trasformare l’azienda socio-sanitaria “in un modello tipo Acea, aprendo l’azionariato ai dipendenti”. Quel che Danese omette di ricordare, però, è che con una delibera di gennaio 2015 la stessa Giunta Marino aveva deliberato il via libera alla cessione delle società partecipate considerate “non strategiche”, e che Farmacap era tra queste. Anzi, l’allora assessore al Bilancio Silvia Scozzese proprio sulle farmacie comunali aveva calcato la mano, consegnando un dossier che sintetizzava la situazione della municipalizzata e giustificava ampiamente la necessità di liquidarla, elencando tra le varie ragioni “un disavanzo strutturale risalente al 2008, carenze di natura organizzativa, affidamento delle funzioni aziendali di staff a società e personale esterno, elevato numero di contenziosi e problematiche con il personale e i fornitori, aumento della spesa per il personale”.
A ricordare (sia pure in termini più vaghi) che anche la Giunta Marino (così come quella precedente di Alemanno) voleva privatizzare Farmacap è stato invece il sindacalista di Filcams Cgil Marco Feuli, anch’egli intervistato da Articolo 1, che ha ribadito le posizioni del sindacato (delle quali il nostro giornale ha dato conto nei giorni scorsi qui e qui).
Feuli ha anche ricordato che la mobilitazione sindacale contro la decisione di aprire la strada alla privatizzazione di Farmacap, cominciata lo scorso 18 dicembre, continuerà e si intensificherà: il prossimo 16 gennaio, davanti alla sede dell’azienda, in via Ostiense, avrà luogo un’assemblea generale delle sigle sindacali, con un conferenza stampa di denuncia di quanto sta accadendo. “I cittadini debbono sapere che il M5s ha tradito tutte le promesse su Farmacap fatte in campagna elettorale” ha affermato Feuli, che ancora una volta ha ribadito la necessità di far uscire l’azienda da un commissariamento che dura da sei anni e che (dopo la delibera il gioco è ormai scoperto) è servito soltanto, “soprattutto con il commissario attualmente in carica, solo a preparare il terreno alla privatizzazione”.
Feuli non risparmia davvero le critiche ad Angelo Stefanori, l’attuale commissario di Farmacap, colpevole ai suoi occhi di non aver neppure presentato un piano industriale per l’azienda, o meglio, di averlo fatto in totale solitudine, senza sottoporlo ai sindacati, “salvo poi vederselo bocciare dai sndaci revisori del Comune”, afferma il sindacalista, che afferma anche di aver rilanciato la sfida: “Abbiamo chiesto a Stefanori di incontrarci per discutere il suo piano industriale, ma fin qui non è ancora successo nulla”.
Feuli non perde occasione di liquidare l’ipotesi della “società benefit” prefigurata dall’amministraione capitolina e il commissario straordinario come modalità di privatizzazione di Farmacap. Nient’altro che uno schermo di fumo, secondo il sindacalista: “C’è il precedente di Aboca, che ha costituito una società benefit per le farmacie comunali di Firenze, delle quali detiene l’80% delle quote” spiega Feuli. “E sappiamo tutti cosa succede quando capitali privati entrano nella proprietà, in termini di riorganizzazione e di personale”.
Tornando a Danese, l’ex esponente tecnico della Giunta Marino si è detta spaventata dal fatto che i cittadini romani non si siano ancora mossi, almeno finora, in difesa delle farmacie comunali della città, senza peraltro interrogarsi sulle ragioni di questo apparente disinteresse (che forse è frutto anche delle tante pantomime e dei tanti impegni assunti nei confronti di questi presidi sanitari e poi sempre puntualmente disattesi, in passato come oggi, dagli amministratori capitolini). Resta agli atti la sua asserita conoscenza dellidentità dei futuri acquirenti delle farmacie comunali romane, che certamente farà discutere, non tanto e non solo per il suo rifiuto a rivelare chi sono o sarebbero, ma per gli interrogativi che solleva, due su tutti: è a conoscenza di trattative avviate in passato, chiuse o ancora in essere che siano? E chi e quando, per la parte pubblica, le avrebbe avviate, e su mandato di chi? Il senso civico, dotazione standard per una civil servant come l’ex assessora, dovrebbe indurla a chiarire almeno questi punti. Oppure a evitare dichiarazioni che, alla fine, sono funzionali solo a “buttarla in caciara”, per dirla con il vernacolo della città. Perchè, se è vero come è vero e come peraltro riconosce la stessa Danese, che quella di Farmacap è una partita importante per la città e i suoi cittadini, oltre che per tutti i lavoratori dell’azienda, sarebbe utile mantenere il confronto sui destini dell’azienda in un ambito di responsabilità, buttarla in caciara è davvero l’ultima cosa che serve.