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venerdì 19 Aprile 2024
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Ancora polemiche sulla vendita di ellaOne, Fofi e Federfarma: “La legge va rispettata”

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Roma, 14 dicembre- Rilanciate alla fine della scorsa settimana dal quotidiano la Repubblica, tornano le polemiche sulla “pillola dei cinque giorni dopo”, ovvero l’ulipistral acetato, contraccettivo d’emergenza commercializzato con il brand ellaOne, sul mercato dal 2012 e da maggio di quest’anno acquistabile anche nel nostro Paese senza ricetta medica, che resta però obbligatoria se l’acquirente è minorenne.

Come è noto, le autorità sanitarie, con il placet delle agenzie regolatorie, hanno “sdoganato” il farmaco – efficace nel prevenire una gravidanza indesiderata fino a 120 ore dopo il rapporto sessuale ritenuto a rischio – ritenendolo un’arma importante per evitare (soprattutto tra le giovanissime) il ricorso a un’interruzione volontaria della gravidanza, che rappresenta sempre un trauma fisico e psicologico, sia se eseguita chirurgicamente sia se realizzata utilizzando la pillola abortiva.

Ma, nonostante la sua classificazione come contraccettivo d’emergenza, c’è chi continua a ritenere ulipistral acetato un farmaco abortivo e – invocando il diritto a esercitare l’obiezione di coscienza – rifiuta di dispensarla.

Con una video-inchiesta condotta nelle farmacie di Milano, Repubblica.it ha appunto testimoniato le diffuse “resistenze” alla vendita di ellaOne. Il reportage del quotidiano documenta una specie di percorso a ostacoli tra pretesti e motivazioni che si concludono spesso con il rifiuto a vendere il farmaco: tra risposte come “È finita”, “Per comprarla serve la ricetta” e “Siamo obiettori di coscienza, quindi non la vendiamo”, sono molti i casi in cui le acquirenti escono dalle farmacie a mani vuote.

Una situazione che, secondo il quotidiano, si ripete un po’ in tutta la penisola, come confermerebbe una testimonianza della onlus Vita di donna: “Ogni giorno riceviamo da tutta Italia tra le sei e le dieci chiamate di donne in difficoltà: tre su quattro ci dicono che in farmacia ellaOne non c’è, che non gliela vogliono dare, che serve la prescrizione medica” dichiara infatti al quotidiano la presidente Elisabetta Canitano, ginecologa in una Asl di Roma.L’altro giorno al consultorio di Fiumicino si è presentata una ragazza di trent’anni, neanche una bambina, cui il farmacista aveva risposto “Non sarà meglio presentarsi con una ricettina del medico?”. Un’altra, al telefono da Palermo, mi ha detto di aver girato cinque farmacie, che non c’era verso di averla.”
Canitano è risoluta nell’invitare tutte le donne che si trovino in simili situazioni a “citare la legge 105 dell’8 maggio 2015, e chiedere la pillola senza esitazioni. In questo modo la reticenza dei farmacisti spesso viene superata. Ma se neanche questo basta, allora bisogna chiamare i carabinieri” afferma la presidente di Vita di donna. Che poi chiama in causa il ruolo e la funzione sul territorio di farmacie e farmacista:Il problema è che le donne vanno a chiedere aiuto, sperano che il farmacista sia solidale, mentre molti di loro pensano che vendere un contraccettivo senza ricetta sia cedere al libertinaggio. Si sentono i custodi del buon costume. Ma non possono appellarsi all’obiezione di coscienza, perché ellaOne non è un abortivodichiara risoluta Canitano a la Repubblica..
La cui posizione trova conferma nelle prese di posizione ufficiale di Fofi e di Federfarma. La federazione professionale appena due mesi fa ha diramato una circolare sull’argomento dove si chiede di rispettare “scrupolosamente” le norme sul regime di vendita di ellaOne, così come prescritto dal ministero della Salute.Ma se il messaggio non è passatodichiara a Repubblica il presidente Andrea Mandelli manderemo un’altra comunicazione per ribadire il concetto.”

Sulla stessa linea la presidente del sindacato dei titolari, Annarosa Racca:Non sta al farmacista decidere se dispensare o meno un medicinale” ribadisce infatti la presidente di Federfarma. “Nel caso di ellaOne il suo compito è solo accertarsi che l’acquirente sia maggiorenne o, se minorenne, che abbia la prescrizione. Se non ce l’ha disponibile, deve procurarselo il prima possibile. Se poi c’è un obiettore di coscienza, deve esserci anche un’altra persona che non lo sia. Il farmacista ha un ruolo di riferimento, spesso dà consigli e risolve i problemi delle persone. Ma comunque non spetta a lui stabilire se un medicinale sia abortivo o meno: siamo il primo presidio sul territorio del sistema sanitario nazionale. Dobbiamo dispensare ciò che viene richiesto.”

Uno dei nodi della questione è, appunto, il diritto all’obiezione di coscienza, invocato da più parti all’interno della categoria, a partire dalla Ucfi, l’Unione cattolica farmacisti italiani, il cui presidente Piero Uroda, sostenendo che ulipistral acetato sia un in realtà un farmaco abortivo e il suo impiego sia dunque assimilabile a un aborto, ha espressamente dichiarato il rifiuto a dispensare il farmaco per motivi di coscienza.   Una posizione che, però, si scontra con gli studi condotti sula farmaco e con le conseguenti decisioni delle autorità regolatorie e di quelle sanitarie.

A spiegarlo a la Repubblica è Nicola Surico, autorevole ginecologo, anch’egli cattolico e obiettore di coscienza, già presidente della Società italiana di ginecologia. Secondo il quale esercitare l’obiezione di coscienza, nel caso della pillola dei cinque giorni dopo, “non ha senso perché non interrompe la gravidanza, anzi: è un farmaco contraccettivo che evita l’aborto.”

Surico, primario della Clinica ostetrica dell’ospedale Maggiore di Novara, torna sul meccanismo di funzionamento di ulipistral acetato: “Previene la gravidanza perché ritarda l’ovulazione: in pratica rende l’uovo incapace di essere fecondato. È simile alla pillola del giorno dopo, ma agisce fino a cinque giorni dopo il rapporto sessuale. Prima viene presa, più è efficace” sostiene il ginecologo, spiegando poi che “naturalmente sarebbe meglio ricorrere sempre meno ai contraccettivi d’emergenza e fare una contraccezione programmata con il medico. Ma è un bene che questo farmaco ci sia perché, soprattutto per le giovanissime che vi fanno ampio ricorso, evita l’interruzione volontaria della gravidanza.”
In merito alle resistenze che l’impiego di ellaOne continua a registrare tra medici e farmacisti, Surico ritiene che siano dovute alla “convinzione diffusa che questa pillola possa essere abortiva, ma non è così ” afferma il medico, che conferma come il farmaco sia sempre più richiesto anche in ospedale. “Le donne ne fanno un ampio uso e questo sta comportando una deciso calo degli aborti, soprattutto al Nord” dichiara Surico al quotidiano romano, per concludere che ellaOne “è un contraccettivo, seppur d’emergenza, che funziona”.

Ma, a dimostrazione di quanto la questione sia controversa, a far da controcanto a Surico ci sono le dichiarazioni di un altro ginecologo, Nicola Natale, primario emerito di Lecco, convinto che gli studi su ellaOne siano parziali: «Difficilmente questo farmaco influisce sull’ovulazione, secondo me il concepimento avviene” dichiara infatti il medico. “Quindi si tratta a tutti gli effetti di uccisione di un individuo.”

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