Roma, 13 ottobre – “Il 44% dei medici afferma di proporre la vaccinazione agli assistiti, ma il 65% si lamenta di avere poco tempo per dare queste informazioni – il 18% per mancanza di strumenti – non considerando che, paradossalmente, con la vaccinazione quei pazienti potrebbero evitare di intasare lo studio, evitando le infezioni e le complicanze che assorbono tempo e risorse al medico e al sistema sanitario”.
Ad affermarlo, in occasione del media brief tenutosi due giorni fa per la presentazione dello studio Global Monitor sull’atteggiamento della popolazione nei confronti della salute, dell’invecchiamento e sul ruolo degli operatori sanitari nel trasformare i vaccini in vaccinazioni, condotto tra luglio e agosto da Kantar per conto di GlaxoSmithKline (Gsk) in 9 Paesi, tra cui l’Italia, è stata Gayle Davey, partner di Kantar, focalizzando uno degli aspetti salienti della ricerca, il ruolo di quelli che un tempo – a sottolinearne il ruolo di primi referenti sanitari sul territorio – erano chiamati “medici di famiglia”.
Per aumentare la vaccinazione e mantenere le persone in salute più a lungo, “credo che i medici andrebbero rassicurati e motivati sul tempo da dedicare all’informazione come a un investimento” ha aggiunto David Sinclair, chief executive dell’International Longevity Centre (Uk), intervenendo al media brief. “Dobbiamo incrementare l’informazione sull’efficacia, soprattutto nelle persone a rischio, e usare la tecnologia. Gli sms sono stati efficaci nel chiamare alla vaccinazione per il Covid”. E la stessa modalità informativa, secondo Sinclair, “dovrebbe essere implementata per l’antinfluenzale e le altre vaccinazioni”.
La cosa che “abbiamo visto è che non manca la volontà, da parte degli operatori sanitari: mancano gli strumenti, non ci sono le infrastrutture e le risorse come per le vaccinazioni pediatriche”, ha evidenziato Davey. “Anche nell’indagine italiana fatta da Cittadinanzattiva emerge, da parte degli operatori sanitari, la mancanza di tempo e di infrastrutture per promuovere la vaccinazione. Non c’è la percezione che ogni contatto medico-paziente è importante” ha osservato da parte sua Mariano Votta (nella foto), responsabile delle politiche europee di Cittadinanzattiva e coordinatore di Active Citizenship Network (Acn).
Da Sinclair è arrivata l’esortazione a “supportare gli operatori sanitari: nella vaccinazione dovrebbero essere coinvolti medici, farmacisti, infermieri, sono tutti cruciali”. Affermazione sulla quale ha pienamente concordato Votta, osservando che “i farmacisti, coinvolti in Italia per la prima volta nella vaccinazione per l’emergenza Covid 19, dimostrano che è possibile dare questo servizio ai cittadini in prossimità, perché c’è fiducia negli operatori sanitari”.
Negli Open day della vaccinazione anti-Covid, ha osservato quindi l’esponente di Cittadinanzattiva, “non ci si chiedeva se a somministrare il vaccino fosse il medico, l’infermiere o il farmacista: il contesto dava fiducia. Durante la pandemia, quando gli ambulatori erano chiusi, la farmacia è rimasta la finestra, il presidio sanitario di prossimità sempre aperto. I farmacisti dovrebbero essere coinvolti, sono disponibili a svolgere un ruolo attivo nella routine vaccinazione. Il prossimo mese pubblicheremo la nuova survey. I farmacisti hanno un ruolo rilevante e, dopo la pandemia, dobbiamo riconoscere che nella promozione della salute tutti, operatori sanitari e pazienti, hanno un ruolo”.