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mercoledì 1 Maggio 2024
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Ddl Concorrenza, più servizi in parafarmacia, il Governo dice no, proteste delle sigle

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Roma, 27 ottobre – “Forti perplessità e disappunto”: ad esprimerli, in un comunicato congiunto, sono tutte le sigle di rappresentanza delle parafarmacie italiane (Fnpi, Mnlf, Culpi, Federfardis e Unaftisp), stigmatizzando alcune recenti prese di posizione di rappresentanti del Governo in Parlamento.

Causa e a un tempo bersaglio delle proteste, nel caso di specie, è il sottosegretario del Mimit Massimo Bitonci  (nella foto), già capogruppo della Lega in Senato prima del suo incarico governativo. Il quale,  “nonostante la completa disponibilità dimostrata dalle parafarmacie a lottare, nell’interesse dei cittadini, contro l’inflazione, dimostrando forte senso di responsabilità“,  ha dichiarato la contrarietà del Governo agli emendamenti al Ddl Concorrenza (S. 795, di iniziativa governativa) che cercavano di allargare alle parafarmacie alcuni servizi come analisi, telemedicina e tamponi per rilevare Covid e streptococco.

Secondo le sigle delle parafarmacie, il Governo – a nome del quale Bitonci parlava – ha in pratica deciso di non tenere in alcun conto l’esortazione che l’Ocse ha rivolto a inizio ottobre al nostro Paese nel suo Economic Policy Reforms 2023 – Going for Growth  invitando l’Italia a “promuovere la concorrenza, soprattutto nei servizi”.

I rappresentanti delle parafarmacie “si chiedono perché il Governo per voce del sottosegretario si è dichiarato contrario, essendo i servizi in questione svolti da un farmacista e tendenti ad aumentare l’offerta, quindi a diminuire costo degli stessi. Emendamenti che se approvati avrebbero prodotto dei risparmi in linea proprio con il trimestre anti-inflazione”.

Trimestre anti-inflazione dove, ad esempio, si legge nella nota, “per i beni di prima infanzia e igiene personale, compresi nel paniere del trimestre anti-inflazione si chiede di bloccare i prezzi mentre nel frattempo si ha l’innalzamento dell’Iva dal 5 al 10%. Perché tale comportamento? A chi giova cancellare emendamenti che incontrano gli interessi dei cittadini? Ci sono o non ci sono le catene ai poteri forti di questo Governo?”.

Interrogativi che le sigle delle parafarmacie “incrociano” con altre decisioni dell’esecutivo, come quella di inserire nella legge di bilancio 2024 il riconoscimento di “una quota fissa aggiuntiva di 1,20 per ogni farmaco erogato dalle farmacie rurali con fatturato Ssn non superiore a 150mila euro che è proprio la dimensione economica media delle parafarmacie italiane indipendenti. Quota fissa aggiuntiva che è data, con valori inferiori, alle farmacie rurali sino a 450mila euro”.

“Il comportamento dell’esecutivo è inspiegabile e non giustificato da motivi economici, perché gli emendamenti sarebbero stati a costo zero per lo Stato” sottolineano i rappresentanti della parafarmacie, ipotizzando (sia pure senza esplicitarlo) che il Governo distingua tra figli e figliasti e di fatto smentisca con i suoi comportamenti le dichiarazioni d’indipendenza dai poteri  forti più volte rivendicata dal presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

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