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venerdì 14 Febbraio 2025
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Parafarmacie: “Qualcuno salvi il farmacista”. Guardando magari al modello tedesco

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Roma, 20 dicembre – Sarà il caso di fermarsi un attimo, mettersi seduti e avviare una riflessione che non guardi solo ai problemi contingenti ma indaghi le ragioni profonde, strutturali, della grave crisi che – ormai da anni – la professione del farmacista sta attraversando in tutta Europa.

A suggerirlo sono le sigle di rappresentanza delle parafarmacie, con un documento articolato (la cui versione integrale è raggiungibile dal link in calce all’articolo), dove – insieme alle analisi delle principali criticità – Culpi, Fedefardis, Mnlf e Unaftisp propongono anche quella che,  a loro giudizio, può essere la soluzione per aprire la porta a energie nuove e rilanciare così  la professione ripartendo proprio dal libero spirito di iniziativa dei farmacisti.

Ma andiamo con ordine: Culpi, Fedefardis, Mnlf e Unaftisp elencano – in una nota di sintesi – alcune delle principali crisi del “grande freddo” che attanaglia la farmacia europea. Le elenchiamo qui di seguito.

L’Italia: paghe basse e carriere bloccate
Il mondo della farmacia italiana appare come un sistema chiuso, dove chi non possiede una farmacia di famiglia si trova bloccato in una posizione subordinata, senza reali prospettive di crescita. Questa rigidità strutturale, unita a contratti poco vantaggiosi, scoraggia molti giovani dall’intraprendere questa professione.

Il farmacista titolare di farmacia, categoria in rapida estinzione
La vendita rapida e massiccia di farmacie private a fondi esteri, e la conseguente fuga dei farmacisti titolari, sta trasformando profondamente il settore, con effetti preoccupanti: perdita del modello italiano di farmacia, riduzione del legame con la comunità, concentrazione del mercato, depauperamento delle zone rurali Inoltre, la proprietà delle farmacie in mano a fondi o società di capitali elimina anche quel processo di compra-vendita tra farmacisti che poteva costituire una strada per arrivare alla titolarità.

Calo degli iscritti alle facoltà di Farmacia
La mancanza di attrattività del settore si riflette chiaramente nei numeri degli iscritti ai corsi di laurea in Farmacia, che sono in costante calo. Gli studenti, non soggetti al burnout post-Covid ma consapevoli delle difficoltà legate alla professione, preferiscono orientarsi verso percorsi alternativi, lasciando un vuoto che in futuro potrebbe aggravare ulteriormente la carenza di farmacisti.

Le parafarmacie: una via di liberalizzazione ma ostacolata
Per molti farmacisti, l’unica opportunità di indipendenza professionale è rappresentata dalle parafarmacie, ma anche qui le difficoltà non mancano. Le parafarmacie, introdotte come alternativa alle farmacie tradizionali, offrono ai farmacisti l’opportunità di diventare titolari e imprenditori, ma devono fare i conti con una legislazione penalizzante e una concorrenza impari. Le parafarmacie rappresentano l’unico vero tentativo di liberalizzazione nel campo della vendita dei farmaci in Italia, ma proprio per questo motivo sono da tempo oggetto di un trattamento discriminatorio e penalizzante.

La soluzione per salvare la professione del farmacista, in ogni caso, esiste e – affermano congiuntamente Culpi, Fedefardis, Mnlf e Unaftisp – è quella di adottare un sistema alla tedesca dove la legge permette a qualsiasi farmacista che voglia intraprendere una carriera da titolare di aprire la sua farmacia dove vuole. A dimostrazione della bontà del modello, le sigle delle parafarmacie citano i dati riportati da uno studio di Mediobanca del 2022, che confermano la notevole differenza tra il mercato farmaceutico tedesco e quello italiano, evidenziando vantaggi significativi del primo in termini di fatturato, occupazione, salari e costi per il cittadino.
Il problema, per le sigle delle parafarmacie, è che nonostante la crisi evidente che attraversa il settore farmaceutico, la politica tradizionale continua a evitare il tema della liberalizzazione delle farmacie e di altre attività storicamente protette da concessioni statali.

Un ostacolo, quello dell’immobilismo della politica, che può essere superato solo con il fondamentale coinvolgimento diretto dei cittadini, scrivono Culpi, Fedefardis, Mnlf e Unaftisp.
L’idea in cantiere è quella di una raccolta firme per una legge di iniziativa popolare riguardante una vera liberalizzazione alla tedesca del settore, che – si legge nella nota delle sigle delle parafarmacie – “potrebbe rappresentare una soluzione concreta per superare le resistenze istituzionali e stimolare un dibattito serio e approfondito a livello nazionale. Questo strumento democratico non solo dà voce a istanze ignorate, ma può anche esercitare una forte pressione sull’agenda politica, costringendo i decisori a confrontarsi con temi che altrimenti rimarrebbero marginalizzati”.

 

Qualcuno salvi il farmacista

 

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